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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Dulbur
#26233
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In piazza, l’ ormai consueto fermento all’imbrunir del giorno: asserragliati davanti al banco di Cassia gli uni contro gli altri, intenti ad armeggiare con pellicce ed armature, a rifocillare faretre e foderi, e a riempiere le otri di birra…una schiera di nordici si preparava per l’ennesima spedizione di caccia; ma questa volta caccia grossa: caccia ai Draghi!

Quale occasione migliore per far fare la sua vera prima solcata dei mari a Gungnir, il possente galeone del nord. Con a capo il capitano della flotta, Hank Wolfang, ed il favore di Danu garantito dalla presenza nell’equipaggio dell’ infervorata Julie von Kraben, il popolo del nord si diresse verso l’isola dei draghi per razziare scaglie e tesori sepolti dal tempo.

Approdati sulla lingua di terra ad est dell’isola, gli Ulfendar furono mandati in esplorazione per sondare la presenza di tracce e direzionare così il fronte nordico; il Guardiano dei Ghiacci, dando animo alle schiere, dispose la prima linea pronta a sostenere l’impatto.

“Drago Nero Anziano!”
Gli scudi, a fronte unito, si posero ad ostacolo dell’avanzare della bestia, dando modo alle furie del nord, supportati dalla seconda linea, di scagliare fendenti senza subire alcun danno.
Al Nero seguì un altro Verde Anziano e cuccioli che attratti dal fragore dello scontro si fiondarono a sostegno degli esemplari più adulti; a loro spettò la stessa sorte, abbattuti dall’avanzare dell’esercito del nord.

Mentre i nordici ricavavano dalle carcasse le scaglie di drago, la quiete di quegli attimi permise agli Ulfender di stanare la presenza di un felino che, celato dal fitto sottobosco, osservava i razziatori depredare le bestie guardiane di quell’isola.

“ Lasciate perdere quell’animale, sarà attratto dal sangue e dalla carne fresca, proseguiamo verso Nord!”
La prima linea si ricompose per dettare l’avanzata della schiera, ma il felino non sembrò interessato a ricavare un facile pasto dalle carcasse che si erano lasciati alle spalle; la sua attenzione era rivolta ai nordici, pertanto li seguì, avanzando ad agio tra le imperiose bestie alate che sembravano essere abituate alla sua presenza.

D’un tratto il Kuningr diete l’ordine alla schiera di fermarsi; i suoi sensi acuti avevano percepito la presenza di qualcosa di estremamente potente nelle vicinanze.
I nordici crearono una zona sicura abbattendo gli esemplari di cui si trovarono circondati. Poi i guerrieri posero il loro fronte ad Est, la direzione da cui si udì provenire un impetuoso battere di ali.

“Drago Antico!”
Gli Ulfender rientrarono tra le linee trovando riparo sicuro dietro il muro di scudi della prima linea che gli infervorati di Aengus e di Danu tennero in piedi con le loro cure, permettendo al fronte di resistere all’impatto.
“Abbattete la bestia, non cedete il passo!” il Guardiano dei Ghiacci urlava gli ordinativi ai Syskar per fronteggiare quell’immane bestia, ma il sopraggiungere improvviso di altri draghi costrinse i nordici a cedere terreno.

Tornati a ridosso del punto d’approdo, i nordici riuscirono ad isolare l’ Antico. Lacerando le sue ali, lo accerchiarono riducendone la mobilità, ma non la furia: con un soffio ed un fendente d’artigli il drago sbaragliò i nordici scaraventandoli a diversi metri di distanza.
Tuttavia gli Dei sembrarono assistere ed essere compiaciuti dal loro popolo prescelto e diedero forza agli infervorati affinché tenessero in vita gli uomini del nord. Per l’antica bestia non ci fu scampo: asserragliata per la seconda volta fu abbattuta ed il suo corpo privato delle scaglie che avevano reso così impenetrabile la sua corazza.

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Mentre i Syskar erano fermi a prendere fiato, Caleb, Learling di Helcaraxe, fu mandato come battipista in avanscoperta per sondare la situazione nella vallata dalla quale si erano dovuti ritirare.
Dopo qualche attimo il Suver tornò riportando la formazione di un assembramento di numerosi draghi dell’ugual misura della bestia appena abbattuta, oltre che all’insolita presenza del filino le cui tracce erano state rinvenute in partenza.

Momenti di esitazione; ma alla conferma del Kunningr di quanto riportato da Caleb, il Guardiano dei Ghiacci ordinò la ritirata ed il termine della razzia in quelle terre.

I nordici caricarono nella stiva del galeone il magro bottino di quella spedizione. Mentre armeggiavano con le cime per riprendere il largo, quattro uomini mantati unicamente d’ una tunica verde si palesarono d’innanzi al punto d’ormeggio, con a seguito un rapace ed il felino che sin dall’inizio li aveva seguiti.

“Custodi” Esordì il Guardiano dei ghiacci, saltando i convenevoli “Siamo il popolo del nord. Abbiamo inteso che volevate privarci della nostra sacra caccia al drago.”
“Parole grosse per chi si arranca il diritto di privare della vita il prossimo.” ribatté colui che sembrava essere a capo del manipolo.

I custodi di quelle terre erano giunti, come di consueto, a portar consiglio agli avventurieri dei pericoli che si incorrono nel destare e disturbare l’equilibrio degli antichi abitanti dell’isola.
Il Guardiano dei Ghiacci colse l’avvertimento ed ordinò alla sua armata di prendere il largo.

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Il fermento dei nordici non si era però acquietato affinché Gungnir potesse tornare nelle acque dei mari del Nord. Mentre si decideva la rotta una fregata dalle vele verdi fu avvistata dalla vedetta.

“Nave Hammin a nord!”
Tra urla di incitamento, Hank virò prontamente la prua in direzione del Veliero Reale, riuscendo persino a speronarlo, ma gli Hammin sembrava avessero premura di cercare un porto sicuro e riuscirono a sottrarsi alla mira degli arcieri e alle loro frecce incendiarie.

L’ennesimo scontro mancato infervorò ancor di più l’animo dei nordici, e per placarli il Guardiano dei Ghiacci non poté far altro che orientare quell’impeto in direzione di nuovi lidi da razziare :”Dirigiamoci verso le isole Augak! Questa caccia è iniziata per portare scaglie di drago al nord, e non torneremo a casa con uno scarso bottino!”

Approdati sulla prima isola, i nordici si fecero largo tra gli elementali di fuoco che sorgevano dal magma sgorgato e sceso a riva dall’alta foce. Giunsero sino alle pendici del vulcano, dove si addentrarono in una caverna per raggiungere l’antro che ospitava il covo dei Draghi dorati. Lì trovarono sparuti cuccioli ed una giovane madre che nulla poté per difendere la sua nidiata.

Recuperate le scaglie e presi pochi attimi di respiro, il popolo del nord imboccò i cunicoli alla volta del covo dei Draghi Rossi e Neri. Al loro passaggio si opposero Gargoyle, elementali di magma, serpi e linci di fuoco; ma l’avanzata non fu arrestata.

Raggiunsero dunque quello che sembrava essere il cuore della montagna, dove sulle alte pareti vetteggiavano le enormi bestie alate. Avvertito l’odore degli intrusi i Draghi Adulti si scagliarono contro gli scudi del nord, seguitati da esemplari più giovani e meno veementi.

I nordici camminarono su di un tappetto rosso e nero, sino a raggiungere un ampio spiazzo dove oro e gemme, forzieri e pietre preziose erano state ammassati. Non ebbero il tempo di riempirsi gli occhi di cotanta ricchezza che da quel cumolo emerse un enorme Drago d’Ombra destato dal suo lungo sonno.

Il fronte unito di scudi resistette all’impatto con la bestia, il resto dell’armata scagliò frecce e fendenti sino a ché anche quest’ultimo esemplare cadde vittima della furia del nord.

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La stiva iniziava ad ospitare un cospicuo bottino, ma nella rotta verso casa Gungnir fece un ultima tappa sull’isola Eldur, dimora dei Draghi dalle scaglie blu.
Addentrandosi nei sotterranei i nordici dovettero abbattere i Troll e gli Ogre che infestavano i cunicoli, prima di stanare la loro vera preda.

Le prime orme che trovarono erano di piccole dimensioni, e le bestie a cui condussero furono abbattute senza alcuna difficoltà. Poi fu la volta degli esemplari adulti, ma ormai i nordici avevano imparato a combattere quelle bestie, indipendentemente dalla loro stazza.

Guidati dal Guardiano, l’armata si fece largo negli stretti passaggi ricavati negli ammassi di terra e cristalli di roccia, sino a trovarsi d’innanzi un enorme Drago Cristallino.

Alla vista di una bestia così mastodontica, i guerrieri imbracciarono le armi e si scagliarono contro di essa urlando agli Dei la loro brama di gloria ed inneggiando “Vittoria o Valhalla!”.

Alla fine dello scontro la carcassa del Drago giaceva inerme occupando l’intero antro della caverna, e raccolte le sue scaglie, si poté ritenere conclusa la razzia di quella sera.

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Gungnir fece finalmente ritorno al Nord, accolta con clamore da chi non aveva preso il largo ed era rimasto a difesa delle mura. Mentre alcuni Syskar si dedicavano all’ormeggio del Galeone, altri caricarono il bottino della stiva portandolo nelle sale della Rocca, dove tutto il popolo infine si radunò per condividere il ricavato della razzia.

Al cospetto di quella folla, il Kuningr ed il Guardiano dei Ghiacci decisero di consegnare a due dei valorosi guerrieri della prima linea, che quella sera con i loro scudi si erano posti a difesa dell’armata nordica, una corazza in scaglie di drago dorato ed un corazza in scaglie di drago bianca.

“Questa sera, Syskar…” esordì il Guardiano “…è stata per alcuni di voi una prova. Volevamo saggiare il vostro coraggio e capire se nelle vostre vene scorre la fierezza degli antichi baluardi del nord. Nelle nostre terre si narrano leggende epiche; di guerrieri capaci di fronteggiare eserciti e fiere di ogni tipo; possenti nelle loro armature e abili con le loro armi. Questa notte tra di noi hanno spiccato due baluardi ed è giusto premiarli nella giusta maniera...Thorkin!”

All’udire il suo nome il possente nordico si fece spazio tra i syskar affiancando il Guardiano, che proseguì: “…hai fronteggiato l’avanzata del drago per coprire la nostra ritirata, e per questo hai meritato di indossare le spoglie della bestia che hai affrontato. Togli l’armatura che hai addosso ed indossa questa corazza. Che le sue scaglie dorate ti coprano il corpo e che siano il simbolo della tua forza. Thorkin, la Fortezza del Nord!”

Il guerriero fu acclamato dal popolo con urla d’incitamento e pacche d’approvazione. Poi fu la volta del secondo guerriero.

“E ora è il turno di una donna. Un esempio per molte. Perché è il simbolo di colei che si prende cura della sua casa, il nord, ma non disdegna difendere la sua dimora con denti ed artigli. Camila, avanza!”
Sentendo pronunciare inaspettatamente il suo nome, la donna si destò, ma prontamente emerse dalla folla per affiancare Thorkin.
“Tutti conoscono la tua abilità in arena. Che tu possa rendere fieri i tuoi predecessori. A Camila, il Drago Bianco!”

E di nuovo le urla del popolo si unirono ad inneggiare il nome della guerriera che quella sera, come in altre occasioni, aveva dato prova del suo coraggio e della sua forza.

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