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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Aramel87
#60271
I suoi occhi seguivano il profilo del mare stagliarsi fino all'orizzonte. Li seduta sulla sabbia, poco distante dal faro che si stagliava come una sentinella silenziosa alle sue spalle, Grania non distoglieva lo sguardo da quello spettacolo meraviglioso che tanto amava.

L'odore della salsedine arrivò alle sue narici, e il suono delle onde che si infrangevano sulla riva la cullava in un dolce torpore. Si sentiva in pace con se stessa e con il mondo, come se il mare fosse l'unico posto in cui potesse veramente essere se stessa.
Osservava le onde che si rincorrevano l'una dopo l'altra, le schiume che si formavano e si disperdevano con il vento. Il mare le ricordava quanto fosse potente e imponente, ma allo stesso tempo quanto fosse delicato e mutevole.

Chiuse gli occhi per un istante lasciandosi trasportare dal suono del mare, da quel costante e rassicurante rumore che sembrava cullarla come una madre abbraccia il suo bambino. Respirava profondamente, riempiendosi i polmoni dell'aria salmastra, sentendosi viva e in armonia con la natura.
Perse il senso del tempo e quando riaprì gli occhi, il sole stava tramontando all'orizzonte. Le nuvole colorate si tingevano di rosa e oro. Era uno spettacolo mozzafiato, un'immagine che avrebbe voluto conservare per sempre nella sua memoria.

''Sarà meglio rientrare'' pensò tra se sospirando. Con calma si alzò e guardando per un ultima volta il mare si voltò.
<<Finalmente sei rientrata, ancora un po' e sarei venuto a chiamarti>> la voce di suo padre l'accolse con affetto mentre lei varcava la porta di casa.

<<Ho perso la cognizione del tempo..>> rispose con un leggero sorriso sulle labbra. Gli occhi di Grania, quei meravigliosi occhi che tanto ricordavano quelli di sua madre si illuminarono appena guardando Rowan seduto sulla sua solita vecchia sedia tutta sgangherata a rammendare le reti da pesca.
Era una casa modesta. Una semplice palafitta fatta di tronchi e paglia composta da locali. Un piccolo soggiorno dove lei e suo padre si ritrovavano a mangiare e due camere da letto essenziali. Sull'esterno c'era un piccolo porticato dove nei Grania adorava sedersi la sera per osservare le stelle.

<<Diciamo pure che ti sei addormentata un altra volta>> ridacchiò lui continuando a lavorare con attenzione.
Lei arrossì lievemente appena, e dopo un attimo iniziò ad accendere il fuoco nel braciere per preparare la cena.

<<Che si mangia stasera?>> domandò Rowan mentre si girava e rigirava la rete tra le mani osservando con occhio critico che avesse fatto un buon lavoro.
<< Stufato di pesce >> rispose lei cominciando ad affettare le verdure e a tagliare il pesce in tocchetti.
La serata scorreva placida, tra chiacchiere e risate, mentre il profumo del stufato riempiva la casa.

<<Devo dire che Sarah ti sta insegnando molto bene a cucinare>> Rowan affondò un pezzo di pane nel sugo saporito davanti a se e lo portò alla bocca masticando a occhi chiusi <<Si molto molto bene>> annuì approvando quel piatto delizioso.

Grania sorrise per un istante i suoi occhi scintillarono mentre osservava suo padre quasi divorare il piatto.
<<Glielo dirò la prossima volta che la vedrò allora. Per la precisione.. le erbe e gli ortaggi provengono dal suo orto. Dovremmo ricambiare il favore un giorno di questi>>

Rowan si stiracchiò, lo stomaco ormai pieno, il sonno cominciava a farsi sentire <<Sicuro. Domani gli porteremo un po di pesce allora.. che ne dici di fare una passeggiata ora? lascia stare i piatti, ti meriti un po' di libertà>> sbadigliando leggermente si alzò dalla sedia.

Il villaggio dei Pescatori era avvolto dalla sera, poche barche ormeggiate al molo dondolavano pigramente assecondando il movimento delle onde . Le case, con i loro tetti di paglia e le pareti di tronchi di legno sbiancati dal sole brillavano sotto il bagliore di Nut, piena e tonda nel cielo circondata da una miriade di stelle. Qua e la qualche torcia appesa a grossi e robusti pali di legno illuminavano i sentieri che si diradavano in ogni direzione.

Grania amava quel piccolo villaggio di pescatori dai volti segnati dal sole e dalle intemperie, anche se spesso si sentiva una forestiera e un estranea a causa di alcuni suoi coetanei che mal sopportavano il suo sangue misto umano - elfo, una e la tormentavano ogni giorno con cattiveria.

<<Oggi ho parlato con il vecchio Tom... mi ha detto che suo figlio due giorni fa aveva un bell'occhio nero>> Rowan camminava a fianco di sua figlia e osservava il cielo . <<Che cosa pensi possa essere successo al figlio di Tom?>> chiese lei con aria innocente, rompendo il silenzio sereno della notte. Rowan gli lanciò un occhiata con di sfuggita senza dire nulla, di tanto in tanto incrociavano qualche altro paesano intento come loro a fare una passeggiata e si salutavano amichevolmente.. <<Tu che dici?>> infine parlò guardando Grania con un leggero sorrisetto sulle labbra.

Grania osservò davanti a se cercando le parole giuste, inutile girarci intorno tanto suo padre lo sapeva, quindi andò dritta al punto <<Mi ha chiamato sangue sporco>>.

Rowan si sedette su una panchina di legno rivolta verso il mare e contemplò il paesaggio completamente rapito << Hai tenuto il pugno ben chiuso come ti ho insegnato?>>

Grania seduta accanto a lui con i capelli che danzavano nel vento come se fossero delle fiamme vive non riuscì a trattenersi e sorrise <<ovviamente papà, ho fatto come mi hai detto ... Tom era arrabbiato?>> un risolino uscì dalle sue labbra sottili e Rowan si unì a lei.

<<No affatto, mi ha detto che hai fatto bene. E inoltre ha detto che se non la smette di comportarsi come un idiota di riferirlo a lui che gli farà passare la voglia di persona>>

Grania si passò una mano sul volto, gli occhi lacrimavano dalle risate
<<Ringrazierò Tom di persona, ma sono in grado di difendermi da sola>>

Rowan annuì lentamente <<In ogni caso... ricorda che la violenza è l'ultima strada da seguire. Non ti ho insegnato a combattere per far del male, ma solo per difenderti.. questo lo sai vero?>>

Grania alzò lo sguardo verso il cielo e prese ad osservare le stelle con sguardo sognante. Un gatto passò rapido tra le sue gambe strusciandosi sulle sue caviglie, per poi sparire velocemente dietro una siepe <<Si papà lo so... non sono fiera di quello che ho fatto, ma sono certa che ora Jarod ci penserà bene prima di insultarmi nuovamente>>

Senza dire altro Rowan appoggiò una mano sulla spalla di sua figlia e la strinse con delicatezza. Grania portò la mano sopra quella di suo padre e la strinse di rimando <<In ogni caso piccola... bel colpo>> lentamente i due si alzarono dalla panchina e con passo lento cominciarono a far ritorno a casa
By Aramel87
#60327
<< Abbassa la vele svelta>> la voce di suo padre sovrastò il rumore del vento e delle onde che si infrangevano contro la loro piccola imbarcazione . Grania rapida si gettò sull'albero maestro e con gesti esperti, di chi ha compiuto quell'operazione un infinità di volte cominciò ad accorciare le vele facendo poco a poco rallentare la barca. Rowan con presa decisa e forte stringeva il timone, il suo sguardo spaziava tutto intorno per capire la direzione migliore per la quale procedere, un sospiro uscì dalle labbra e annuì guardando la figlia <<Brava cosi... ora dovrebbe andar bene>> sul suo volto abbronzato apparve un sorriso rassicurante.
Era iniziata una giornata come tante. Sveglia alle prime luci dell'alba, Grania e suo padre si erano recati presso il piccolo altare di Danu al centro del villaggio, e li avevano porto i loro omaggi e innalzato preghiere affinché quella fosse una giornata proficua ricca di doni da parte del mare. Il cielo era stato tutto il tempo sereno, a parte qualche piccola nuvola che correva sopra la loro testa come un cavallo lanciato al galoppo.
Si trovavano ormai parecchio distanti dal villaggio dei pescatori, e il mare era rapidamente cambiato. In pochi momenti, le onde avevano cominciato ad ingrossarsi , il vento a gonfiare le vele della barca e a spingerla più velocemente, il cielo si era ingrigito come se dovesse da un momento all'altro scatenarsi una pioggia improvvisa. Rowan e Grania non erano certo dei pescatori dilettanti, anzi spesso si erano trovati in situazioni simili, e non si erano lasciati trovare impreparati. Il mare cambiava umore con molta facilità, Rowan questo lo sapeva ed era orgoglioso di vedere Grania agire rapidamente non sottovalutando il rischio. Le aveva decisamente insegnato bene.
<< Ormai siamo quasi arrivati all'isola.. andiamo ancora un po' avanti e gettiamo le reti, poi ci fermeremo per la notte>>. Grania annuì mentre si asciugava la fronte con il braccio. Nonostante il suo fisico fosse abituato a tali sforzi, era stata una dura battaglia. Mentre affrontava il vento e cercava di governare le vele, la giovane mezzelfa aveva sentito scorrere dentro di se l'adrenalina, e il cuore battere rapidamente. Amava quelle sensazioni, sentiva come una scossa elettrica invadere tutto il suo corpo. Il suo viso era arrossato per lo sforzo, ma nei suoi occhi si poteva leggere la soddisfazione di essere uscita vincitrice.
Respirando a fondo Grania si appoggiò al fianco della barca, il vento aveva scompigliato i suoi capelli, ma poco gli importava. Non era mai stata una ragazza vanitosa che ci tenesse a queste cose, anzi era l'esatto opposto: amava stare in mezzo al mare e spellarsi le mani con le reti da pesca, oppure seduta sulla spiaggia a guardare il tramonto con la sabbia tra le dita.
Oggi però, c'era qualcosa di diverso nell'aria. Forse era la brezza salmastra che portava con sé un profumo di novità, o forse era il sole che tramontava lentamente tingendo tutto di rosso fuoco. Non lo sapeva con certezza, ma qualcosa le diceva che quella sarebbe stata una serata decisiva, che il mare le avrebbe riservato qualche sorpresa.
<<Bene, gettiamo qui le reti>>, Rowan la scosse dalle sue fantasticherie, e la riportò alla realtà. Grania senza perdersi in chiacchiere cominciò ad aiutare il padre, e dopo aver affisso dei pesi per stabilizzare la rete la gettarono in acqua. Lavorarono per diversi minuti, assicurandosi che tutto fosse stato messo come doveva essere, e dopo un ultima occhiata decisero di recarsi sull'isola per passare la notte.

La legna sbiancata scoppiettò allegra Grania alimentava il falò. Fiamme blu guizzavano come piccoli serpentelli, e la mezzelfa le osservò meravigliata. << E' merito del sale che c'è sui tronchi>>, rispose alla sua domanda silenziosa Rowan e rise dell'espressione della figlia <<Hai cosi tanto da imparare e da vedere Grania>>, un sospiro uscì dalle sue labbra e la giovane si voltò ad osservarlo.
<<Sai... io e Sarah in questi giorni abbiamo avuto modo di parlare>>, la voce di Rowan era serena e pacifica mentre osservava le fiamme divorare la legna, aveva un solco in mezzo alla fronte, come se cercasse le parole adatte per affrontare quel discorso <<Riguardo il tuo futuro>>.
Grania piegò la testa leggermente di lato, sul volto un espressione tra il confuso e l'incuriosito << C'è qualcosa che non va? adesso mi tieni nascoste le cose?>> alzò un sopracciglio
Rowan arrossì lievemente e borbottò qualcosa di incomprensibile <<No, te lo sto dicendo adesso.. quindi non ti nascondo niente>>
<<Eppure mi sembra che sei in difficoltà papà...cosa vuoi dirmi?>>
Rowan chiuse un attimo gli occhi e respirò profondamente prima di riaprirli e guardare sua figlia con sguardo serio <<c'è che sono preoccupato per te Grania, per il tuo futuro>>
<<Papà, ma il mio futuro è con te, sulla barca in mezzo al mare..lo sai>>
Rowan scosse il capo e si rabbuiò leggermente <<non dico che mi farebbe piacere Grania.. ma ti conosco bene, tu ami il mare, lo so, ma non hai visto niente del mondo.. pensi che non mi accorga che quando siamo sulla terra ferma tu ti rechi in spiaggia? lo facevo anche io da ragazzo.. e sai cosa facevo? immaginavo cosa ci fosse oltre quell'orizzonte e sognavo di partire per esplorare nuove terre. Sognavo di visitare nuovi posti, nuove città.. e lo fatto, per gli dei se lo fatto! Mi sono riempito gli occhi del mondo, ho avuto le mie esperienze, belle e brutte che siano e ho vissuto. Ed è questo che voglio per te...anzi.. è questo che vogliamo per te io e Sarah. E lo avrebbe voluto anche tua madre.. Grania, non limitarti al mare, non limitarti alla sicurezza di quello che conosci. Esplora, sperimenta, vivi, per favore. Non ti fermare alla riva, lasciati trasportare dall'oceano della vita e scopri cosa ha da offrirti. Sono sicuro che troverai meraviglie che nemmeno immagini. E noi saremo qui ad aspettarti, ad augurarti buon viaggio e a sostenerti in ogni tua avventura. Non aver paura di lasciare la tua zona di comfort, perché solo così potrai davvero crescere e scoprire il vero significato della vita. Sii coraggiosa, Grania, sii audace, sii libera di esplorare il mondo e tutto ciò che ha da offrire''
Aveva parlato con il cuore, senza fermarsi un attimo, come se tutto quello che aveva appena detto dimorasse dentro di lui da un po'. Grania era rimasta in silenzio sbalordita da quel discorso, mai suo padre aveva parlato tanto, anzi spesso era taciturno ma ora invece...
Lentamente la mezzelfa prese un mucchietto di sabbia dalle mani e la lasciò scivolare lentamente tra le dita, il suo cervello correva a mille, e sentiva che suo padre la conosceva decisamente meglio di quello che credeva. <<Non è facile... non saprei nemmeno da dove iniziare in verità... io.. si ci ho pensato a lungo a voler viaggiare a visitare altri regni, altre città, a conoscere altri mondi...>>
Rowan sorrise teneramente e con una mano accarezzò la testa di sua figlia <<Io e Sarah abbiamo anche parlato di questo... un idea ci sarebbe sai...>> e con dolcezza cominciò a spiegare il tutto a quella figlia adorata che ormai era pronta a spiccare il volo verso nuove esperienze
By Aramel87
#60363
Si chiuse la porta di casa dietro le proprie spalle, e rimase ferma immobile ad osservare la strada avvolta dalla notte. Il vento soffiava abbastanza forte da piegare leggermente le cime degli alberi, con se portava gli odori del mare, e il profumo della frutta che maturava sugli alberi. Grania ispirò quell'aria salmastra che adorava, chissà quando avrebbe potuto respirarla nuovamente... dentro di se i sentimenti tornarono ad agitarla. Sentiva infondo allo stomaco un miscuglio di emozioni: tristezza, malinconia, gioie, euforia e paura.
''Era quello che volevi no? hai affrontato il mare in tempesta, affronterai anche questo..''
pensò tra se sempre immobile davanti alla porta di casa. Ora che tutto era diventato cosi concreto e reale sentiva le gambe pesargli come blocchi di marmo. Lentamente si voltò verso la porta, i suoi occhi seguirono le venature di legno e con delicatezza appoggiò la fronte contro di essa. Chiuse gli occhi, e si permise un momento di debolezza.
Le immagini della vita trascorsa in quella casa cominciarono a susseguirsi nella sua mente. Uno dopo l'altro i ricordi passavano quasi a volerla stuzzicare ricordargli cosa stava per lasciare:
le serate passate con suo padre seduti a tavola mentre raccontava miti e leggende legate al mare. I momenti con Sarah dinanzi al braciere quando le insegnava a cucinare, oppure quando insieme trituravano le erbe raccolte nei boschi per preparare unguenti e medicamenti vari. Le notti appoggiata alla finestra ad osservare Nut alta e pallida nel cielo pensando a sua madre. Oppure quella volta che si era ammalata a causa di un violento temporale, e suo padre si era presa cura di lei preparandogli la sua famosa zuppa di pesce.
Un sorriso leggero apparve sulle labbra della giovane mezzelfa, e una piccola lacrima scivolò lungo la guancia. Sentiva che tutto questo le sarebbe mancato immensamente... eppure allo stesso tempo desiderava fare quel viaggio.
Infondo ne aveva parlato con suo padre no? quante volte aveva passato ore e ore sulla spiaggia, nel suo angolo segreto a scrutare il mare e il cielo fondersi insieme immaginando cosa si celasse oltre.
''Muoviti non fare la codarda... hai ancora qualcuno da salutare''
Deglutendo lentamente si staccò dalla porta e riaprì gli occhi, un ultimo sguardo e dopo aver raccolto la piccola sacca ai suoi piedi contenente le poche cose che aveva deciso di portare con se si voltò.

Nut alta e pallida nel cielo illuminava la piccola lapide. Il vento accarezzava l'erba facendola ondeggiare pigramente. Grania con il mantello che dondolava sulla spalle si accomodò sull'erba bagnata dalla rugiada.
<<Mamma perdonami se vengo a quest'ora.. ma per un po' non potrò venirti a trovare...>>
Esordì lei osservando con i suoi occhi la scritta sul marmo bianco che luccicava sotto la luce di Nut e delle stelle. Con un dito sfiorò quelle parole e sentì il freddo attraversargli il polpastrello.
''A colei che ho amato più della mia stessa vita''
Le labbra si schiusero in un debole sorriso mentre pensava all'amore che c'era tra i suoi genitori. Grania sapeva che sotto quella croce, non vi era il corpo di sua madre. Suo padre dopo la sua scomparsa, aveva fatto cremare il corpo e sparso le ceneri sulla loro isola.
Quella lapide era stata sistemata nel posto dove i due si erano sposati in un caldo e assolato giorno d'estate. L'aveva messa unicamente per Grania per fargli avere un posto dove poter andare tutti i giorni a trovarla. Rowan e anche lei credevano che in quel posto, lo spirito di Beatrix fosse ancora legato, quindi era come averla sempre vicino.
La mezzelfa sospirò tristemente. Non l'aveva mai conosciuta... lei aveva aperto gli occhi sul mondo, mentre sua madre nello stesso momento li aveva chiusi per sempre. Per un secondo le lacrime minacciarono di nuovo di uscire, ma con la mancina si asciugò rapidamente gli occhi.

<<So che capirai.. ma ho deciso di incominciare la mia vita.... di viaggiare. Ho parlato con papà e Sarah.. andrò ad Hammerheim per un po'. Sarah mi ha trovato un lavoro presso una sartoria... la proprietaria è una sua vecchia amica e ha bisogno di una mano, cosi quando Sarah gli ha scritto lei ha accettato immediatamente.. Strano vero? io in una grande città... ma è il primo passo. Con papà abbiamo concordato che ho bisogno di fare esperienza, e di stare in mezzo alle persone. Un lavoro pagato è quello che mi serviva... non so per quanto rimarrò nella capitale.

Ho un po' di paura sai? papà mi ha detto che anche lui aveva paura da giovane, quindi presumo sia normale. Questa sera ha voluto a tutti i costi festeggiare, e abbiamo preparato un banchetto degno di un re. Sono sicura che ti sarebbe piaciuta mamma, dovevi vedere papà come era contento, non finiva di brindare e sorridere. Sotto sotto però sono certa che era anche triste, infondo siamo sempre stati insieme, per terra e per mare. Chissà ora come sarà per lui, tornare a navigare in barca da solo.. mi sono fatta promettere da Sarah che gli darà un occhio, e che non lo lascerà solo..
Quando sono uscita di casa, ormai dormiva dalla grossa.. ha un pochino alzato il gomito e mi ha fatto assaggiare anche a me del vino speziato.. è la prima volta che ho bevuto del vino, mi sono sentita bruciare e gli occhi hanno preso a lacrimarmi.. però è buono. Forse ti saresti arrabbiata, non lo so.. ma lo sai com'è fatto papà>>

Mentre parlava piegò le gambe e con le mani cinse le ginocchia appoggiando poi il mento su di esse. Sorrise nuovamente, si sentiva in pace più leggera dentro di se mentre si raccontava. Era certa che sua madre la stava ascoltando, la immaginava seduta sull'erba accanto a se magari nella sua stessa posizione e un sorriso sulle labbra.
Le ore passavano, il cielo lentamente cominciava a schiarissi e l'alba farsi sempre più vicina. Grania parlava, parlava e ancora parlava di tutto. Raccontava momenti vissuti sull'isola belli e brutti, sentiva il bisogno di liberarsi il cuore e l'anima il più possibile.. infondo non sarebbe tornata per molto tempo..
Un fruscio tra l'erba attirò la sua attenzione bloccandola mentre con la coda dell'occhio lo vide. Era un gatto, un micio bello grosso candido come la neve e dagli occhi color verde smeraldo. Il felino si avvicino lentamente a lei studiandone i movimenti, e Grania allungò il pugno chiuso nella sua direzione. Il gatto si bloccò, e dopo un momento di esitazione si strusciò contro il pugno miagolando
<<Sempre a zonzo eh?>> Grania ridacchiò passandogli le dita lungo il manto. Gli era sempre piaciuto quel gatto, spesso lo vedeva nel villaggio andare in giro a caccia di topi, oppure a rubacchiare qualche pesce dai pescatori distratti.
<<Mi raccomando fai il bravo... e dai un occhiata alla zona! proteggi la mamma>> sussurrò lei con dolcezza, mentre il gatto si era steso sull'erba e si era rovesciato sulle zampe e continuava a miagolare.
Grania sospirò profondamente alzando gli occhi al cielo.. era il momento.. dopo un attimo posò nuovamente lo sguardo sulla lapide...
<< E' il momento per me di andare mamma... ma... grazie. Grazie di avermi di tutto, anche se non ho potuto conoscerti e vivere un solo giorno con te.... . Mi dispiace che non abbiamo potuto condividere insieme momenti felici, ma so che sei sempre stata con me, anche se solo in spirito. Mi hai dato la vita, mi hai dato tutto ciò di cui avevo bisogno per diventare la persona che sono oggi. E per questo ti sarò eternamente grata. Ti prometto che non ti dimenticherò mai, che porterò sempre con me il tuo ricordo nel mio cuore. E che un giorno, quando ci incontreremo di nuovo, potrò finalmente abbracciarti e dirti quanto ti amo. Grazie, mamma. Grazie di tutto. Sei stata e sarai sempre la mia guida, la mia forza. Ti amo. Per sempre.>>
Respirò a fondo, ormai svuotata di ogni emozione, si sentiva in pace col mondo, decise che era arrivato il momento di partire.
A passo svelto la mezzelfa si avvicinò all'uomo del traghetto, il quale stava spazzando il ponte con aria pensierosa . Lo sguardo dell'uomo venne attratto dal rumore delle assi della banchina scricchiolare mentre Grania avanzò verso di lui
<<Oh buon giorno Grania, siamo mattinieri vedo. Hai bisogno di un passaggio?>> l'uomo sorrise educatamente e ripose la scopa con cura, mentre Grania annuì brevemente e salì al bordo. Ci vollero diversi minuti per prepararsi, mentre il sole cominciava ad alzarsi lentamente dal mare. Il traghetto si staccò dalla banchina e Grania osservava davanti a se, li in lontananza le mura di Hammerheim, la sua futura casa per chissà quanto tempo.

Il vento cominciò ad aumentare scompigliandole i capelli. Sentiva il bisogno di girarsi, di guardare per un ultima volta l'isola, casa sua. Le onde si infrangevano contro gli scogli con un fragore ipnotico, il profumo salmastro dell'oceano riempiva i suoi polmoni. Era un addio difficile da accettare, ma sapeva di doverlo fare. Mentre osservava le case e la piazza del villaggio diventare sempre più piccole, qualcosa attirò il suo sguardo. Li sulla banchina c'era una figura, era una donna, alta con i capelli identici a lei, quel rosso che tante volte suo padre gli aveva detto che ricordava sua madre. Era ferma immobile, il vento agitava il suo vestito, ed un tratto la donna misteriosa alzò lentamente la mano salutandola. Da quella distanza era impossibile vedere il volto.

Grania spalancò gli occhi, il cuore prese quasi a battere all'impazzata. Forse era un allucinazione che la sua mente aveva voluto regalargli prima di partire, forse era un segno divino, o chissà cosa, ma mentre a sua volta agitava la mano salutando quella figura e le lacrime gli bagnavano il volto, sussurrò al vento
<<A presto Mamma>>
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