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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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#28517
Il momento era giunto.
Gli esploratori riferivano da giorni di movimenti di truppe loknariane lungo i confini occidentali, impegnate in costanti incursioni come a voler studiare il terreno di battaglia.

Allacciando il fodero alla spalla, William prese l'elmo sotto braccio e si incamminò verso il Mastio. La grande fortezza si innalzava silenziosa nelle prime ora notturne, la tranquillità della piazza rotta dalle grida degli uomini che lì si stavano radunando, schierandosi in ordinate colonne pronte a marciare alla volta di Eracles. Accanto ai Legionari, riconoscibili per i loro abbigliamenti esotici, i soldati dell'Oasi, da anni fedeli alleati ed amici della Guerriera. William ripensò a tutte le battaglie combattute al loro fianco: ormai conosceva il loro valore e la loro determinazione ed era lieto di poterli avere accanto anche ora.
Si fermò qualche istante a salutare alcuni dei soldati più vecchi, quelli con cui ormai da dieci anni condivideva la sua vita e con cui si era ritrovato sul campo di battaglia. La determinazione nel loro sguardo era ferrea e questo infondeva un senso di sicurezza anche nei giovani Veliti.
Pochi uomini avevano risposto alla chiamata alle armi che mesi fa l'Impero aveva fatto affiggere in tutte le terre umane. Molti avevano preferito rintanarsi dietro la sicurezza dei patti di Hammerheim... Vigliacchi senza onore, nessun vero seguace dei Giusti avrebbe mai accettato la sconfitta senza combattere.
Perso in questi pensieri udì come in lontananza la voce del Console Jaren Lao che impartiva l'ordine di avanzata. Le colonne di soldati iniziarono la loro marcia verso Eracles, il passo cadenzato scandito dal ritmo dei tamburi. Nessuno parlava, quella notte molti di loro sarebbero stati feriti, alcuni invece non avrebbero fatto ritorno alle proprie case. Montando in sella al destriero si sistemò in prima fila accanto al Console, sino ad arrivare ai cancelli di Eracles, dove le truppe presero posizione, pronte ad avanzare incontro al nemico.

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Una fila alla volta i Legionari varcarono i cancelli, schierandosi ordinatamente sulla piana antistante. I manipoli erano interrotti dalle truppe dell'Oasi, due eserciti ormai talmente abituati a combattere insieme da sembrare quasi uno solo.
Dando un secco ordine al Tribuno Halford di far preparare gli uomini, il Console mosse in direzione di Seliand unitamente al Visir Jasim Kyodrum.
William si ritrovò così a seguire il Console accanto ad uno degli Immortali Feddhayn. Entrambi scrutavano attentamente i boschi e le colline circostanti temendo una possibile imboscata da parte dei manti neri. Difficile fidarsi di chi venera un Dio che nell'inganno e nella menzogna trova il suo più oscuro potere.
Giunti quasi a metà strada verso Seliand, sotto lo sguardo vigile di Althea, immortalata nelle sue fattezze umane, alcuni uomini di Loknar stavano ritti in sella ai loro destrieri, in attesa della delegazione amoniana. Dietro di loro, quasi celato nell'ombra un qwaylar osservara incuriosito l'incontro.
Poche furono le parole scambiate tra i vari comandanti. Loknar rivendicava la libertà delle sue genti e chiedeva all'Impero la resa. Il Console rispose che Amon non si sarebbe mai piegata senza combattere e che se non avessero ritirato l'esercito allora nulla avrebbe potuto fermare l'avanzata della Legione.

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Un incontro breve, ma denso di tensione. William osservò attentamente gli uomini di fronte a lui. Riponevano una fiducia cieca nel loro Dio, ma i Giusti quella notte avrebbero protetto Amon. La Guerriera si addestrava alla battaglia incessantemente, non potevano veramente credere che sarebbe stato semplice come far arrendere i damerini di Hammerheim.
Così come era iniziato, improvvisamente, l'incontro finì.
Nessuno dei due schieramenti accettò la resa e così, pronti a difendere sino alla morte le terre dei loro Padri, gli amoniani alzarono gli scudi consapevoli che nè la resa nè la ritirata erano contemplate dalla dura Lex.
William lasciò il suo destriero al sicuro nella cittadina e prese posto al centro dello schieramento cremisi. Il Console gli aveva assegnato il comando dell'esercito e doveva essere il primo ad avanzare e l'ultimo a retrocedere. Fece un cenno agli uomini accanto a lui, non c'era bisogno di parole, sapevano bene che avrebbero dovuto seguirlo sino agli Elisi se fosse stato necessario.

E così ebbe inizio.

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"REGGERE LEONI! RESISTETE!" sotto l'incessante pioggia di fuoco, mentre il terreno tremava, William spronava i soldati a resistere. Alzò lo scudo a ripararsì da una scheggia fiammeggiante e colpì un loknariano che era avanzato troppo, lasciandolo accasciato a terra. Accanto a lui un muro di scudi che non permetteva a nessuno dei nemici di avanzare. Dalle retrovie si alzavano sciami di meteore che volano sopra la sua testa. Gli arcanisti, guidati dal Console e dal Visir, stavano veramente creando scompiglio tra le l'esercito nemico... Sperava solo che non sbagliassero mai a concentrare il flux nella direzione giusta.
Dietro di sè udiva le preghiere dei sacerdoti, mentre questi sanavano più e più volte le sue ferite, alleviando quella fatica che altrimenti l'avrebbe lasciato a terra da tempo. Improvvisamente dal fianco sinistro partì la carica di alcuni cavalieri, la musica fece imbizzarrire i destrieri nemici e li lasciò inermi ai colpi successivi. Dalle colline boscose, invece, volavano le frecce che abbattevano gli arcanisti loknariani. Solo un occhio attento avrebbe potuto scorgere i fanti leggeri che lì si mimetizzavano.
Un altro uomo cercò di infrangere il muro di scudi caricando gli amoniani, ma prima che potesse abbattere la sua ascia un coltello fuoriuscì dal suo petto. Non sapeva chi fosse stato, ma avrebbe scommesso sicuramente sul Tribuno Halford ed il Veterano Sten. Dopo oltre un decennio di guerre sapevano fare il loro lavoro sul campo di battaglia.
La Legione era una macchina da guerra instancabile: la prima linea avanzava passo dopo passo, scagliando intrugli esplosivi e pozioni di dispersione, mentre le retrovie tenevano il nemico impegnato e causavano numerosi caduti.
Poco alla volta la resistenza loknariana cominciò a cedere e i Leoni si ritrovarono ad avanzare su cadaveri che indossavano un manto nero. Continuando ad incoraggiare gli uomini, tenendo a freno la loro foga in battaglia, William fece avanzare l'esercito.
A nulla valsero i tentativi degli uomini di Deriti di infrangere il muro di scudi, nessuno di loro superò mai la prima linea amoniana e così colpo dopo colpo, i loro cadaveri si ammassavano sul terreno reso scuro dal troppo sangue versato.
Un'ultima carica e le meteore caddero ancora dal cielo, distruggendo l'ultima resistenza loknariana. Le truppe si dispersero e scapparono, solo uno dei loro uomini restò indietro, circondato dai Leoni ebbrì della vittoria conseguita.

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L'uomo, fiero nella sua solitudine, attendeva la morte. William fermò gli uomini. Aveva combattuto con onore e con coraggio, anche se per una causa sbagliata, e per tale motivo la sua vita fu risparmiata. Puntando la spada verso di lui gli disse di riferire un messaggio ai suoi comandanti: Amon aveva respinto il primo assalto e non sarebbe mai scappata nè scesa ad alcun compromesso.
Con un lieve cenno del capo l'uomo spronò il destriero e si allontanò, il nero mantello che si confondeva nella notte.

Amon aveva vinto!

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By tstn431
#28545
Testenio era nervoso.

Si vociferava di truppe loknariane, e lui aveva già preparato l'occorrente per uno scontro. Lo teneva lì, in una sacca in banca. "Non si sa mai", diceva tra sé. Purtroppo, per quanto fosse preparato, per quanto si fosse allenato coi suoi compagni amoniani, con gli alleatri tremecciani, con i Cavalieri dell'Alba, Testenio era nervoso.
Era seduto in piazza, il duro legno a contatto con le terga, ormai intorpidite; la gamba destra andava su e giù freneticamente, a cercare di scaricare una tensione che si accumulava sempre di più, come un fiume durante un temporale.

Testenio non lo avrebbe mai detto, non voleva nemmeno ammetterlo a sé stesso, ma la realtà era che aveva PAURA. La sua fede era salda, il filo invisibile che lo collegava con Crom era teso e risuonava in maniera cristallina ogniqualvolta invocasse il suo aiuto, ma comunque aveva paura. Tante volte aveva visto la morte in battaglia, e altrettante volte era stato graziato dagli Dei ed era riuscito a tornare. Aveva accolto la morte con coraggio e onore, combattendo per Amon e per Crom, ma erano tempi passati. Adesso era invecchiato, ingrassato, e le botte che spesso prendeva in allenamento facevano male per giorni. Il giorno dell'assalto al fortino, schiacciato tra una frana e la spada di un nemico, aveva realizzato quanto fosse fragile. Di quanto ogni volta potesse essere l'ultima.

Quella sera in piazzad ad Amon non correva, non gridava, non si faceva contagiare dalla carica contagiosa dei soldati coraggiosi che in piazza ad Amon urlavano a squarciagola. Era silenzioso, chiuso in sé stesso, conscio di combattere una guerra giusta, ma al tempo stesso impreparato a farlo, e convinto di andare incontro a morte certa, quella sera. Si parla sempre della fortuna di tornare in vita, poco si parla di quanto faccia male morire.

Col cuore pesante si avviò verso lo scontro. Si mise in posizione, accanto ai suoi confratelli, che al suo confronto parevano giganti, si racchiuse in preghiera e lo scontro cominciò. Un turbinio di frecce, meteore, urla, ordini e fumo; al sicuro dentro le mura del suo santuario, Testenio osservava lo scontro con attenzione. Dalle sue mani scaturiva un'esplosione bianca, che benediva le armature dei suoi fratelli ogniqualvolta il Tribuno lo richiedesse. Le sue preghiere di guarigione si dividevano, in parti uguali, tra gli arceri sulla collina e i suoi fratelli aweniti, impegnati in prima linea, a sostenere i soldati bombardati dalle magie nemiche. Colla visione dei primi cadaveri nemici Testenio prese coraggio. L'esercito avanzava, e i sacerdoti con esso. Ogni passo avanti era importante. Se prima si sentiva paralizzato dalla paura, alla visione della statua di Althea prese vigore, e iniziò a incitare i compagni. Crom proteggeva l'esercito amoniano, e lui ricordava ai leoni di non abbandonare la fede, di continuare a spingere e a respingere il nemico. Si sentiva coraggioso, si sentiva possente come un tempo.

Poi, il fuoco, a riportarlo improvvisamente alla realtà.

Un mago, spuntato improvvisamente dai boschi, pronunciò qualche parola incomprensibile, e Testenio fu colpito da una pioggia di fuoco che lo fece cadere da cavallo. Sentiva bruciare in maniera insopportabile, un urlo di dolore provò a farsi strada tra la sua gola ormai gonfia e ustionata, ma senza riuscirci. Testenio vide la fine. Per un piccolo, impercettibile momento, si rassegnò a essa, con serenità. "È andata fin troppo bene". Poi una cura da parte di uno degli altri sacerdoti, e il dolore cessò di botto. Intontito, si rialzò, salì a cavallo, pronunciò una preghiera e riprese posizione. Era vivo, e a tratti nemmeno lui ci credeva.

Giunse la fine degli scontri, il momento dell'urlo liberatorio, e dei ringraziamenti verso Crom. Versò dell'acqua benedetta sui cadaveri dei caduti, nella speranza di redimere le loro anime e far loro abbracciare i Giusti, dopodiché tornò con l'esercito ad Amon. Si staccò per un momento dai soldati festanti, il tempo di andare dall'oste e comprare quante più bottiglie di birra e vino riuscissero a entrargli in borsa. Testenio non si ricordava come si combatte, ma di sicuro si ricordava come si festeggia una vittoria in battaglia.
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By Halford
#28553
"USQUE AD FINEM URBI FIDELIS" Gli Amoniani urlavano a squarcia gola, era giunto il giorno. Il Tribuno della Legione di Amon era pronto, certo della vittoria, la sua mente, era sgombra da paure, da incertezze.
Radunando gli uomini e dando loro gli ultimi consigli e gli ultimi rifornimenti, si preparò alla Guerra. Il Console Lao osservava con sguardo severo ed austero i guerrieri schierati nella piazza, ai piedi del Mastio che possente e fiero si ergeva in quel luogo di potere. Narrò l'ordine, un urlo, ancora una volta all'unisono "USQUE AD FINEM URBI FIDELIS" gli Amoniani assieme agli alleati ed amici dell'Oasi del Tremec si avviarono, la Coorte di Eracles era la meta.
Appena fuori le mura della Coorte, il Tribuno fece schierare gli uomini. Il Console Lao s'incamminò sulla via in compagnia del Veterano e Senatore Leintart, del Visir Jasim e dell'immortale Mukthar. Diede gli ordini ai guerrieri schierati "BENEDIRE LE ARMI, CANTI DI GUERRA, BEVETE GLI INTRUGLI" "PER AMON, PER L'IMPERATORE, PER I GIUSTI!" "LODE A CROM"

Nel mentre, il distaccamento alleato tornava allo schieramento, giungeva con parole, che per molti non erano rassicuranti, ma che per il Tribuno della Legione erano dolce melodia. "LOKNAR NON VUOL LASCIARE LE NOSTRE TERRE, VUOLE LA GUERRA, VUOLE MORIRE!" Fece un respiro di solievo socchiudendo per un istante gli occhi, sorrise con le labbra serrate e incalzò: "FOOORZAAA AMOOON!" "SIGNAAA INFEEERREEE" da li in poi, silenzio.

Avanzò, assieme ai suoi commilitoni, il veterano Sten era con lui, indistinguibile da esso, in quel momento, più che mai, un Amoniano non ha un identità, in quel momento un Amoniano sa di essere Legione.

La battaglia cominciò, gli Amoniani tennerò a bada il nemico, la prima linea era salda, sotto la guida del Veterano Leintart, nulla passava oltre i loro scudi serrati ed alti, di tanto in tanto partiva l'ordine del Console Lao: "MARTEEELLOOOOO" Gli arcanisti in quel momento formulavano gli incanti. Per un istante, il clangore delle armi veniva annichilito dal rumore, dal fruscio sempre più vicino che generavano le meteore, che a gran velocità si scagliavano sul campo di battaglia contro i neri mantelli. Le retrovie Amoniane in seconda allietavano le ferite dei compagni, non una volta hanno vacillato.

Il Tribuno avanzava, ogni suo colpo era preciso, i pochi che riuscivano a divincolarsi e fuggire, non facevano molta strada, le frecce dell'Immortale Feddhayn Azael arrivavano come un fulmine a ciel sereno, come anche i pugnali da lancio del Veterano Sten, che spezzavano loro l'ultimo respiro.

La battaglia procedeva bene, il Tribuno era concentrato, sovente passava tra gli Amoniani fomentandoli "USQUE AD FINE URBI FIDELIS" gli uomini rispondevano, le loro falciate si facevano sempre più veloci, la macchina da guerra riprendeva, non c'era esitazione, non c'era pietà per chi si opponeva.

La Legione avanzava, il nemico iniziava a cedere, ormai la vittoria era certa. Crom era con Amon, i giusti erano lì.
La battaglia proseguì fino a quando passo dopo passo, la Legione arrivò alla Coorte di Seliand, spingendo il nemico e opprimendolo. Loknar era stata sconfitta, i pochi superstiti dal nero mantello fuggirono al ruggito del Leone. Il Tribuno ormai esausto e completamente ricoperto di sangue e sudore, accenno un lieve sorriso con labbra serrate, socchiuse gli occhi per un istante e inspirò a fondo, in quell'attimo il tempo sembrò fermarsi.... riaprì gl'occhi "USQUE AD FINE URBI FIDELIS!" urlò a squarcia gola, gli uomini all'unisono "VITTORIA!" "SEMPER FIDELIS!" "PER IL GRAN MERKABA"
Last edited by Halford on Thu Nov 05, 2020 7:33 pm, edited 1 time in total.
#28559
Amon, 03 Nembonume 284 - La diplomazia della Guerriera

Jaren dava uno sguardo agli ultimi tomi stando seduto al balcone dell’Alta Torre di magia, quando la luce del sole a poco a poco si fece meno intensa. La sera arrivò portando con sé un’aria fresca ma carica di tensione.
La piazza in fermento faceva sembrare la città un essere vivo fatto di pietra e metallo e dalle moltissime voci. All’arrivo del Console molti si fermarono rivolgendogli un saluto o a disposizione di eventuali ordini:
“Finite di prepararvi, svelti!”

La Legione Imperiale mosse insieme ai suoi alleati provenienti da Tremec fino a Eracles. Gli uomini erano concentrati e silenziosi, ci si scambiava degli sguardi difficili da interpretare che raccontavano di coraggio e di fiducia ma anche di mal celata preoccupazione. Visioni e sensazioni che Jaren Lao aveva già conosciuto in diverse occasioni, e che confermavano quanto annunciato dalle vedette: il nemico era vicino e la Guerra era tornata al loro cospetto.

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“Senatore, Visir, usciamo insieme e andiamo a incontrare il nemico.”
Il piccolo gruppo di alleati avanzò verso Ovest insieme, al trotto, finchè non incontrò la delegazione loknariana ad attenderli.

“Mpf. Siete di nuovo qui, nel nostro territorio, quindi.” disse Jaren, sbuffando.

La nera figura davanti a lui parlò, portando la voce di Loknar: “L'esercito è alle vostre porte.”

“Ben oltre le nostre porte, ormai. E questo è inaccettabile.”

“Lasciateci passare, amoniani, non siate stolti… Vi sto dando la possibilità di arrendervi e di smetterla di versare sangue umano.”

Jaren si voltò per un momento a osservare il volto del Senatore William Leintart prima di tornare a rivolgersi al loknariano: “Non vi sarà alcuna alternativa: Amon vi combatterà. Non siamo il popolo che scenderà a patti con voi, l’unica diplomazia che offriamo è la guerra.”

Si capì dalla sua reazione che l’individuo in nero non si aspettava nessuna risposta diversa: “La vostra diplomazia sarà la morte.”

“Siete solo degli invasori qui! E sarete sconfitti o ci guadagneremo gli Elisi provandoci!”

“NOI SIAMO IL POPOLO LIBERO DI LOKNAR E NESSUNO CI VIETERA' DI ESSERE LIBERI!” tuonò in risposta un altro loknariano, più robusto, che era alla destra del primo.

A questo rispose il Senatore: “Popolo Libero... Allora siete liberi di venire a morire.”

Jaren inspirò a fondo, trattenendo l’aria nel petto in un lungo attimo, prima di concludere con decisione: “Questo è l'Impero di Amon e la Lex governa queste terre. Incontrerete la Legione questa notte.”

Il gruppo tornò cavalcando al cospetto del proprio esercito. Gli uomini erano già in formazione, armi e scudi in mano, i sacerdoti dei Giusti avevano iniziato a pregare ma tutti si fermarono quando videro la delegazione fare ritorno, l’esercito li osservava aspettando una risposta, una conferma.
Un urlo di battaglia, più chiaro di mille spiegazioni e ordini, e all’istante l’esercito esplose infuriato.


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