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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Elowen
#30817
*Tratto dai diari storici dell’Ordine della Quercia*

Baita delle terre Selvagge, 2 Dodecabrullo 284

A seguito dell’incontro odierno con il gruppo di esploratori accampati nella profondità della terra, ritengo necessario riportare gli eventi dei precedenti mesi ad esso legati. Lascio ai posteri traccia scritta delle nostre scoperte poiché questioni tanto importanti devono necessariamente rimanere imperiture, a futura memoria dei membri di questo Ordine e per tanto non è plausibile affidarsi al solo racconto orale.

Adulain 284

Eravamo di ritorno verso il rifugio quando al nostro passaggio presso la strettoia che separa il deserto dalle verdi terre notammo qualcosa di anomalo.

Rocce miste a lapilli bloccavano il passaggio verso il vulcano, crolli recenti dovuto probabilmente ai movimenti sismici dell’infuocata montagna. I visi di tutti i druidi presenti si crucciarono, un solo pensiero balenò all’unisono tra le menti di tutti, il grande Antico poteva essere rimasto ferito in un’improvvisa esplosione vulcanica, dovevamo assolutamente riuscire a passare per verificare le sue condizioni.

Così, armati di pale e picconi, iniziammo a scavare cercando di farci largo in mezzo a quelle instabili macerie, non fu facile salire fino alla cima, la preoccupazione per l'antico ci dava però la forza di continuare e dopo ore di lavoro riuscimmo a raggiungerlo, potendo fortunatamente constatare la sua illesa condizione fisica.

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Guardandoci intorno notammo però che gli smottamenti ed i crolli portarono alla luce dei nuovi passaggi fino a quel momento sepolti sotto strati di rocce e lava, decidemmo quindi di approfondire la questione seguendo i nuovi sentieri, fino a ritrovarci al cospetto di qualcosa inaspettata: l'entrata di una grotta ancora sommersa dalle macerie.

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Concordammo che era troppo pericoloso spostarle senza aver fatto prima degli studi approfonditi sulla nuova conformazione del terreno ed il rischio di generare un ulteriore crollo ci sembrò troppo alto, così insieme a Nimue e Kelthor ci limitammo a prendere dei campioni di roccia da analizzare nella speranza di poterli approssimativamente datare, ripromettendoci però di tornare nei mesi a venire per controllare che la situazione non si aggravasse ulteriormente mettendo in pericolo il grande Antico. Con un po’ di fortuna, speravamo di riuscire nel tempo a liberare quell’entrata.

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Nembonume 284

Durante uno dei periodici controlli fatti presso le sommità del vulcano ci accorgemmo di nuovi smottamenti presso la fenditura precedentemente scoperta, la conformazione del territorio era nuovamente cambiata se pur in maniera marginale, tuttavia gli impedimenti che negavano l’ingresso alla misteriosa grotta sembravano essere rotolati via. L’intraprendenza dei presenti portò quindi il gruppo ad addentrarsi in quegli inesplorati cunicoli alla ricerca di chi sa quale immaginario mondo creato dalla nostra fantasia, un sogno che inizialmente si dimostrò molto più reale di quanto ci aspettassimo visto che ad accoglierci vi erano gigantesche creature sconosciute ed aggressive. Decidemmo quindi di mandare avanti un esploratore che riportò notizie di una vasta vallata su cui vegliavano folti gruppi di quelle strane creature, oltre che di una seconda grotta che si immergeva ancor più nelle profondità della terra.

Udite le nuove informazioni riportate da Gamurofe decidemmo quindi di addentrarci affrontando il pericolo, con il solo fine di dare risposte alle molte domande che affollarono le menti di tutti i presenti, non potendo nemmeno immaginare cosa avremmo trovato da lì a poco: un gruppo di ricercatori, presentatisi a noi come facenti parte della compagnia di Harrison Jones, aveva realizzato in quel remoto antro un vero e proprio campo base, ben attrezzato e colmo di lavoratori intenti a spaccare la pietra alla ricerca di chi sa quale antico tesoro.

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Tuttavia l’ora in cui giungemmo non era delle più consone per poter istaurare un dialogo, per tanto decidemmo di ritirarci con la promessa di tornare nei giorni successivi con viveri e bevande, un modo come un altro per chiedere scusa e supportare degli impegnati lavoratori
By Haramiel
#31327
08 Dodecabrullo 284

La serata volgeva tranquilla come spesso accade alle Baite, finché il Gerofante propose di far visita ai cunicoli degli Illithid sull’isola penitenziario Eldar.
Un luogo che ho mal sopportato da sempre, eppure le ricerche estenuanti di Gamurofe e la sua voglia di esplorare quei cunicoli hanno convinto Dan Von Kazer ad organizzare quella che doveva essere una semplice esplorazione serale.
Si unirono a noi Cartis e Tuyuk: il loro contributo sarebbe stato determinante per contrastare le manipolazioni di quelle nefaste creature.
Il viaggiare per nave non mi appartiene, ma approdammo senza problemi.
Dirigendoci verso la prigione notammo la presenza di svariate imbarcazioni e la presenza di altri si palesò poco dopo la vista dei cadaveri di quegli esseri manipolatori delle menti.
La cosa più scontata fu seguire la scia di cadaveri e questo ci portò davanti agli schieramenti di Loknar, e Qwaylar accompagnati dai Teschi.
Tossivano sangue, era uno spettacolo raccapricciante, ma Wayle preferì consigliarci di andare da un altro lato probabilmente per ottimizzare qualche tempo o qualche meccanismo.

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Senza controbattere accettammo il loro consiglio, dirigendoci lungo i cunicoli verso sud dove incrociammo i Naucor e a nostro seguito notammo anche Selva e Igris.
I manipolatori di Loknar apparvero in quei frangenti mostrando le loro Arti e indisponendo i Naucor che decisero di andarsene.
Qualche voce nell’aria, urlò che il varco era stato aperto, ma la confusione era molta in quel momento: gli Illithid arrivavano da ogni fronte.

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Seguii confusa la corsa di tutti, origliando i loro discorsi: parlavano di qualche esploratore di Harrison ritrovato confuso, mentalmente abbattuto e questa voce aveva portato molte persone in quei cunicoli.
Davvero un fatto curioso: avrei chiesto al giovane Gamurofe qualche suo appunto sull’antichità di quei luoghi.
Quando tutti sembravano spariti, trovammo il varco bloccato e fu solo grazie a Catris che io e Gamurofe riprendemmo la liberà dei nostri movimenti.

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Ovunque echeggiava la voce delle menti di quelle immonde creature, ma i Gael erano in grado di inibire le loro capacità di manipolazione.
Affrettammo tutti uniti il passo, seguendo i cadaveri lasciati da chi ci aveva preceduto raggiungendoli: il labirinto era stretto e difeso dagli Illithid, perdersi li dentro sarebbe stata morte o pazzia.

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In due diverse occasioni, il nostro tentativo di supporto venne palesemente ritenuto sgradito, ma ne compresi solo più tardi il motivo e verrà scritto negli ultimi paragrafi di questo resoconto.
Najwa sembrava preoccupata del fatto che li stessi seguendo e discorreva di ciò con Ainz e Wayle che bloccavano lo stretto corridoio anche insieme a degli elementali.
Diedero il permesso di passare solo a selèr Igris, e sentii solo Najwa chiamarmi “abbraccia alberi” per poi sussurrare una parola agli altri. Seguì poi un innaturale silenzio, interrotto Wayle e una minaccia di morte: probabilmente qualche abominio aveva attirato la sua attenzione e con lui quella degli altri perché avanzarono ed io, non curante, passai oltre con loro, ma solo per pochi passi, dove ritrovai Tuyuk e Cartis, e con noi Selva: i cunicoli erano davvero stretti.

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Seguí un'altra minaccia di morte da parte di Wayle, ma questa volta sembrava diretta ai Gael.
Li intimai tutti di non coinvolgermi nelle loro diatribe.
Purtroppo, il rapporto che li lega a quello che gli atani chiamano flux era nettamente in contrasto tra Gael e Wayle, così come con altri incantatori presenti.
Passai oltre, lasciandoli ai lori affari finché vidi le evocazioni di tenebra venire attratte da qualcosa d’altro dietro di me.
Avanzai la corsa per diversi passi, rendendomi conto di essere in compagnia di Selva.

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Aniz ci sbarrava la via consigliandomi di non fare sciocchezze e di tornare dai miei fratelli: era davvero strana questa sua preoccupazione, ma apprezzata perché disse di aver visto qualcuno dei Circoli in difficoltà. Nonostante ciò, proseguii oltre perché i Drudjah sanno il fatto loro e gli Illithid potevano aver ingannato la sua mente: cosa da non escludere, visto quanto verrà riportato al terminare di resoconto.
La corsa in quel labirinto terminò quando giunsi nel cuore di quel luogo, sotto gli sguardi dei presenti seguito dall’appellativo di donzella che non sono abituata a sentire in quanto Calequendi.
Con indifferenza, mi addentrai tra quelle mura dove qualcosa attirò la mia attenzione.

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Ero esterrefatta da quel che vedevo, ma ripresi subito coscienza di me grazie alle urla di qualcuno, seguite dalle occhiate di pirati e Qwaylar che, osservando me e non ciò che vi era attorno, intimarono a tutti i non appartenenti alla loro cerchia di non avvicinarsi ai bauli.
Capii come le menti degli illithid stavano sopraffacendo le loro volontà ed annebbiando i loro pensieri: avevano attirato anche le attenzioni dei Qwaylar a dei bauli.
Tuttavia, lo strano potere mentale, aveva distratto anche noi Drudjah dell’esplorazione tanto a cuore di Gamurofe e dalle voci su Harrison: stavano sconfiggendo anche noi.
La situazione avrebbe potuto mettere in pericolo non solo me, ma anche ciò che rappresentano le vesti sporche di sangue che indossavo.
Evitando di incrociare i loro sguardi me ne andai silente, ignorando ogni loro urlo e provocazione perché non vi era colpa nelle loro gesta: erano stati sconfitti dall’infido potere di quelle creature.
Nulla restava se non seguire le tracce di sangue e corpi in senso opposto fino all’uscita dove rividi le Belenin ed Ettanien, inspirando profondamente chiudendo e riaprendo gli occhi.

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Il focolare era costantemente ravvivato ed il suo tepore baciava le mie mani mentre stringevano quella missiva: le ricerche di oggetti di pietra e tempi passati continuano in altri lidi e la serata di oggi ci ricorda che non dovremo farci distrarre da niente e da nessuno nel perseguire il Sapere e la sua custodia rammentando che il momento e le coincidenze possono essere determinanti perchè forse eravamo solo giunti nel momento sbagliato.
By Haramiel
#31981
10 Dodecabrullo 284

Rotiniel ci ha chiamati per questa giornata presso il sito di Harrison Jones: diversi Imperi si erano mossi alla ricerca di quelli noti come “Fossili” secondo il linguaggio corrente.
Arrivammo per primi alle pendici del Vulcano del Grande Rosso, subito dopo seguirono i Teschi e i Qwaylar. Eravamo stati informati che sarebbe giunta a breve anche la popolazione di Elok, ma, al contrario, molti non vennero informati della nostra presenza. Un fatto di poca importanza al primo impatto, però qualcuno non ricordava chi fossimo dopo la serata al CoccoBrillo: erano stati inebriati dalle bevande.
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Gli altri drudjah avevano già liberato la strada dalle macerie per agevolare il passaggio a tutti, e, accompagnati dal calore del Vulcano, incrociammo anche alcuni Hammin di ritorno.
La meta è stata l’anfratto di Harrison Jones e Lara Croc, un luogo che stava ospitando Drudjah, Rotinrim, Qwaylar, Teschi, Loknariani insieme agli esploratori.
Le ossa di pietra erano molte, tutti le consegnarono ad Harrison Jones che le osservò con attenzione, circondato e messo alle strette dai presenti.
I fossili erano stati ripuliti portando agli occhi i simboli sopra di essi.
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Non riuscivo ad ascoltare a pieno i discorsi di Harrison e Lara, ma Kelthor stava scribacchiano in ogni dove, osservando ogni singolo fossile e non distogliendo l’attenzione da ogni parola che usciva dalla bocca degli esploratori fino a quando Harrison Jones annunciò ai presenti che avrebbe reso pubbliche le su ricerche nei giorni a venire.
Alcuni Fossili avevano rappresentazioni particolari, altri simboli incisi: il materiale era molto, infatti Harrison Jones e Lara Croc avevano bisogno di altro tempo.
Vidi Spire Nere molto interessata alla scrittura e ai simboli: un fatto degno di nota per un Qwaylar, infatti conobbi solo una di loro che imparò e leggere e a scrivere, in qualche modo, ed era Kuwa.
Gli animi si scaldarono come il fiume di roccia liquida, anche nei confronti del manipolatore Notch, nel tentativo estorcere le informazioni divulgate agli Hammin: solo grazie all’intervento di Tòr Fhyldern venne garantita la sua incolumità.
L’avidità di informazioni sembrava pari alle gare dei lama dell’Oasi.
Pochi continuarono a prestare attenzione ad Harrison e Lara ed elle creature attirate dagli schiamazzi della folla fino a quando diversi pungiglioni neri ci accerchiarono.
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Solo noi Drudjah eravamo in difesa dello studioso: il Sapere va custodito in ogni forma, ed Harrison era una forma di Sapere.
Il rumore aveva attirato le bestie in quello che era un anfratto sicuro tra la roccia: ce ne andammo, portando con noi il pericolo.
Avevamo tutti bisogno di tornare all’aria aperta: stanchi ci trovammo di nuovo stretti lungo la gola alle pendici del Vulcano.
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La Perla e Valinor accompagnarono Jeremy, ma venne poi il nostro turno.
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Forse ignari che noi fossimo li solo per La Perla, ci interrogarono a malo modo.
Le discussioni si sono inasprite velocemente e con altrettanta rapidità ci hanno definiti inutili nonostante il passato che ci aveva coinvolti.
L’unica decisione saggia era quella di congedarci, ma Isaac venne subito trattenuto impedendogli di fare altri passi, rendendolo ostaggio di tutti i presenti dove il cicerone dei teschi, dal nulla, chiedeva educazione.
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La ricerca di astio e aggressione all’ennesimo Drudjah era prossima: era davvero necessario andarcene.
Blateravano come una litania mentre ce ne andavamo per la nostra strada, chiedendo ossa e seguendoci.
Forse non avevano capito le risposte dei Drudjah e del Gerofante: ci seguirono fino a stordire l’attenzione della mia compagna.
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Sputarono anche al nostro passo ben consapevoli che un Drudjah non avrebbe reagito alle provocazioni dei Primati.
Inutile era discorrere oltre, Isaac trasse a sé la mia compagna e accelerammo il passo andandocene tra la via dei boschi.
Per concludere questo rapporto degli annali, non posso far altro che sottolineare a tutti i Drudjah di prestare attenzione all’avidità e ingordigia non lucida che sembra aver intaccato i Qwaylar e i Teschi.
Oltre a quanto già noto a tutti i Drudjah sui fatti avvenuti nella giungla, va considerato anche il precedente rapporto: le menti di questi atani, sono state facilmente disorientate dagli Illithid e può essere che in sole due notti non si siano ripresi visti i loro comportamenti non giustificabili altrimenti.
Per quanto riguarda il Monolite, oltre a noi Drudjah, solo la lungimiranza eldar ha preso in considerazione i rischi possibili di quel che vi sia oltre.
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Alcune domande stringono la mia mente, domande che in pochi si sono fatti: perché il monolite è stato messo lì come un sigillo? Cosa nasconde? Chi ha messo un potere simile in quella pietra?
La ricerca dei Fossili è stata molto più veloce della ricerca della Conoscenza: confido nelle difficoltà che gli esploratori avranno nel comprendere il legame di tutti i simboli
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By Haramiel
#32021
15 Dodecabrullo 284

Tutti i Drudjah hanno percepito, due giorni addietro, un enorme onda che ha smosso l’Essenza che ora sembra risucchiata verso gli anfratti del Vulcano come l’acqua scorre sulla pietra delle città Atane dopo le forti piogge.
Ma il flusso delle Energie di Arda non si stava riequilibrando e lo avvertiamo tutti anche oggi.
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Lo stesso giorno, alla data di questo rapporto, mi trovavo al Monastero a discorrere con Mantasse, fino a che Tòr Eru chiese di parlarmi per portare un messaggio al Sommo Gerofante.
Confermò che gli esploratori avevano sbloccato il sigillo e mi informò che, all’Oasi, un messo di Falil Garil si era manifestato con le fattezze di un Tremecciano. Una creatura questa, in grado di dissolvere le armi incantate separandone le energie e convertendole in altra materia.
La situazione era ormai critica: mi congedai da entrambi e mi recai alle Baite.
Mentre informavo i Drudjah presenti dei fatti a me giunti, il Sommo condivise la decisione di una spedizione con la Marilla e Valinor, proprio in seguito a eventi simili di cui era già stato informato.
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Una strana sensazione ha attanagliato i nostri cuori mentre parlavamo sul da farsi: i nostri sguardi all’unisono si sono cercati l’un l’altro ed il fardello divenne più pesante trascinandoci nel flusso di quelle risonanze intime di Arda che solo i Drudjah vivono.
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La roccia si mise a tremare al possente richiamo del Rag-Shar: capimmo che la situazione era davvero grave.
Buona parte delle nostre preoccupazioni riguardo ciò che il monolite celava erano fondate.
Dovevamo iniziare a comprendere quel luogo: sta a noi Drudjah perseverare nell’arginare quel che la stoltezza ha portato alla luce.
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By -Angelu$-
#32559
Pochi giorni erano passati dall’ultima esplorazione che i Drudjah avevano fatto in quei luoghi reconditi e selvaggi.
Dall’apertura del varco, sigillato dal Monolite, in molti si erano catapultati in quelle terre di sterminato verde, pullulanti di strane creature dai tratti ancestrali e con atteggiamento territoriale.
Coloro che sono in grado di vedere oltre, soffermandosi ad osservare quanto si era palesato ai loro occhi, avevano iniziato a porsi diversi interrogativi, ragionando sulla natura di tutto ciò.
Ardania e’ governata da precisi equilibri, che non sono altro che l’alternarsi di diversi specifici eventi che talvolta sono in perfetto contrasto, contrasto che diviene sintonia facendo permanere uno stato in cui tutto dovrebbe ritrovarsi costantemente.

La scoperta di queste nuove terre come avrebbe influito su ciò che fino ad ora si trovava nella sua naturale condizione?

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Kelthor insieme ai fratelli e le sorelle della Grande Quercia si era addentrato lungo le nuove vie, proseguendo da sentieri che in passato avevano già condotto, nel tortuoso vulcano.
Questa volta erano in compagnia di gente amica e fidata.
Si ritrovarono ad affrontare creature che mai nessuno aveva veduto o ne aveva descritto l’esistenza.
Gli occhi si posarono su miriadi esemplari di vegetazione diversa da quella a cui erano abituati e ciò non poteva che lasciare un misto di stupore, curiosità e paura.

Paura che si fece reale e vivida, quando il gruppo si imbatté in quella che sembrava una fonte innaturale, in grado di impattare in modo molto grave sull’essenza e ciò che comunemente viene chiamato “flux”.

Conferme sulla gravità della situazione giunsero presto, quando su Arda stessa, l’essenza cominciò a vibrare pesantemente, come se qualcosa cominciasse a minacciarla irrimediabilmente.
Il peso di quegli effetti non tardò ad arrivare su ciò che era intriso magicamente, ma il sintomo più importante fu avvertito proprio da coloro che difendono quegli stessi flussi naturali e che ne hanno una consapevolezza maggiore.

“La forza stessa della natura che permea ogni cosa, trova sempre il modo di compensare agli equilibri barcollanti, sopravvivendo anche agli eventi più devastanti…”


Alcuni sussurri e parole appesantivano la testa di Kelthor, che faticava a prender sonno in quei giorni e lo stesso destino sicuramente affliggeva gli altri drudjah.
La voce dei più Saggi era risultata chiaramente significativa.

“Un sigillo esiste per un motivo e quando viene infranto, anche ricostruendolo non se ne riotterranno gli effetti medesimi. Ancora una volta la stoltezza di questo mondo, rischia di distruggerlo.”

Ancora una volta, sebbene spesso non comprese dai più stolti, le gesta dei custodi dell’equilibrio avrebbero dovuto esser mosse diligentemente per difendere Arda da un nefasto destino.
Quella fiamma ardente avrebbe presto bruciato, traendo a se le energie di Arda e l’unico modo per contrastarla sarebbe stato smettere di alimentarla.

Ma ahimè presto si comprese, che il tempo non scorreva a loro favore.
Già all’alba del 22 Dodecabrullo, molti gravi segnali cominciarono a comparire su Arda.

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Energetiche fiamme divampanti a Nord ed a Sud, ad Ovest e ad Est, chiaramente erano il sentore che le conseguenze delle azioni arrivano ben presto e i risultati incalcolabili.
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By -Angelu$-
#32560
Il tempo scorreva fugace, non c’era tempo per fermarsi a porre interrogativi che per il momento non sembravano dare risposte.
Le forti pulsazioni nell’equilibrio avvertite dai più sensibili e l’apparizione di quelle manifestazioni energetiche erano sintomo che qualcosa di grave stava impattando su Arda.
Il terreno si era spaccato e dal centro del cratere fiamme di variegate sfumature cerulee, crepitanti di energia, si stagliavano inesorabili verso il cielo.
Testimonianze erano giunte riguardo la comparsa al Nord tra le nevi fredde della Baronia, poi viaggiando il lungo ed in largo si era scoperto che ve ne erano altre quattro o cinque.
Cosa voleva dire tutto ciò? Era il sintomo che la fonte scoperta nella nuova valle era giunta già così in profondità nel giro di poco tempo? Le fiamme non ardevano la pelle ma consumavano le energie mentali di chi ci si avvicinava.
Allo stesso modo in qualche modo, sembravano esser attratte dal potere degli oggetti runici che nel tempo chi più chi meno aveva con se, fino ad alimentarsene.
Come bisogna trattare una fiamma duratura se non vi è modo di soffocarla? Bisogna cercare di non alimentarla oltre.
Sebbene i dubbi rannuvolassero la mente, una delle risposte era lampante agli occhi dei drudjah.
Essere garanti dell’equilibrio non significa soltanto porre rimedio dove già è avvenuto qualcosa, bensì con la giusta saggezza ed il giusto consiglio è possibile prevenire che conseguenze catastrofiche giungano ad essere reali e inarrestabili.
Forti di alcune loro consapevolezze e consci delle loro sensazioni circa il pericolo imminente per il proprio mondo, alcuni drudjah cominciarono a vagare per le città, cercando di ascoltare le novità e i punti di vista altrui, ma consigliando quello che per loro era il metodo di affievolire l’effetto di quei imponenti flussi di energia manifestatosi come fiamme.
Gli oggetti runici andavano distrutti. Non era un caso che dei messi fossero giunti in ogni dove per prodigarsi a metodiche particolari e mai viste.
Alcuni pensarono che fosse soltanto una trovata di qualche arcanista per lucrarci su, altri pensarono che fosse impensabile disfarsi di una spada o di uno scudo che per anni erano stati rilevanti.
Le parole di Kelthor furono più limpide possibili e cercò di far comprendere a chi incontrò lungo la via l’importanza di far trasformare quegli oggetti in qualcosa di diverso. In una forma inerme come cristallo, polvere o frammenti, la fiamma non avrebbe avuto più da dove attingere le forze e via via sarebbe andata a perdere di potenza, evitando conseguenze ben peggiori.
Viaggiò nelle terre umane attraversando i villaggi di Seliand ed Eracles, fino a giungere ad Amon dove non trovò volti conosciuti tra i manti cremisi, tuttavia incontrò quello che si presentò come Guardiano dei Ghiacci.

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“Le generazioni di oggi non hanno nulla a che fare con i miei maestri…”
“… ed ecco che voi Custodi della lande verdi dovete riparare a questi danni.”


Le parole di Thorgun, risultarono agli occhi del giovane druido come qualcosa di sorprendente.

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Quell’uomo forgiato da battaglie e rigidi inverni, riconosceva che la situazione era tra le più delicate e che l’aver incontrato un drudjah non fosse un caso. Mostrandosi rispettoso verso l’importante ruolo di chi aveva di fronte, si congedò tornando tra le nevi con le informazioni ricevute.
Giungendo al Monastero, incontrò uno djaredin e prese subito al balzo l’occasione di mostrargli ciò che aveva veduto. Il curioso Hermita non era al corrente delle fiammate che stavano imperversando su Arda, sintomo che forse nei territori nanici non ve n’era stata traccia.

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Quale era il modo migliore di spiegare qualcosa? Il giovane druido decise di accompagnarlo di persona e rivelargli le informazioni e le teorie che aveva, sicuro che sarebbe stato utile per un successivo confronto. Quella antica popolazione custodiva ricordi di tempi in cui Arda era stata allo stesso modo in pericolo e il loro punto di vista sarebbe stato interessante, ora che energie sconosciute sciamavano in ogni dove.

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Concluse il suo viaggio presso Hammerheim, speranzoso di incontrare qualcuno ed il fato forse volle premiarlo. Incrociò gli occhi con l’Arcimago dell’Accademia Arcana, scambiato fugaci parole riguardo la situazione.

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Poi si intrattenne insieme ad Haramiel, in una discussione più approfondita con un’altrettanto erudito Manfred Leonforte, che si mostrò scettico nel dover distruggere oggetti come bastoni runici.

“Distruggere artefatti tramandati anticamente? Non credo.”


Tra sospiri e riflessioni approfondite, si rimase ancora con la gola asciutta di risposte concrete ed elaborazioni riguardo a ciò che realmente sarebbe accaduto.
Siglate le ultime missive da inviare ad amici ed alleati che non aveva incontrato, Kelthor si sdraiò fuori la baita ad osservare il cielo.

Quale sarebbe stato il prossimo avvenimento? Ci sarebbero state nuove manifestazioni? In quanti avrebbero acconsentito a liberarsi degli oggetti intrisi di flux? Forse c’era ancora una speranza.
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By -Angelu$-
#32568
Profumo di terriccio bagnato, odore pregno di cenere, di esalazioni lontane di zolfo. Macchie di sterminato verde, di palme, di arbusti contorti, di felci che sbucano qua e là ad infoltire un paesaggio dall’aspetto ancestrale ed incontaminato, quasi fermo in una era passata.
Agli occhi di un osservatore, rimasto a riposare al villaggio dei cosiddetti “Usha", si palesava al risveglio uno scenario quasi surreale, come di qualcosa ancora da scoprire.
Terra governata dalla legge del più forte, appariva chiaramente come un’area altamente pericolosa e letale per l’avventuriero poco accorto.
Le creature che calcavano quel suolo rigoglioso e dalla fitta vegetazione anche dopo una superficiale osservazione apparivano come peculiarmente letali in un modo nell’altro.
Alcune avevano sviluppato grandi capacità di resistenza, altre possedevano un potente veleno, altre ancora dotate di conformazione spinata, esoscheletri puntiforme atti probabilmente sia alla difesa che all’attacco.
Di indole, alcuni di quegli esseri sembravano pacifici, talvolta anche con possibilità di renderli più mansueti o sottometterli, altri invece dimostravano fin da subito una aggressività tale, da voler dilaniare chiunque gli si avvicinasse.
I drudjah avevano avuto diverse occasioni, in compagnia d’altri, per esplorare quei luoghi apparentemente infiniti e ritrovarsi ad affrontare diversi di quei “Donti” ma ancora mancava la comprensione di quanto si estendesse quella valle e cos’altro celasse.
Alcuni tra i più temerari e spinti sempre all’esplorazione, proprio come Kelthor, si inoltrarono nel folto alla ricerca di informazioni più dettagliate su quel luogo e su quelle creature.
Nello specifico quest’ultimo iniziò a redigere un trattato di tipo geografico che potesse servire come base per futuri studi ed esplorazioni.

“La Valle ricoperta da una tipologia vegetativa non presente su Ardania, contiene caratteristiche variegate di ambienti umidi, di aree paludose e sono poche le aree di pianura senza crescita di arbusti o parvenza di bosco.
Sono presenti due fiumi, uno situato a Est rispetto il villaggio degli Usha, il secondo situato a Nord della valle, suddividendo l’area Nord contenente vegetazione boschiva diversa e abitata da creature diverse.

Al centro del lago formato dal fiume settentrionale, è stata avvistata una creatura apparentemente acquatica, presente solo in quell’area come unico esemplare.
Sono presenti formazioni rocciose, talvolta nascoste dalla vegetazione, alcune tra le quali secondo le ricognizioni fungono da nido naturale per alcune specie di “Tirannodonte”.
Nella vastità della valle sono presenti rovine di pietra, che lasciano pensare a costruzioni antiche,
altrove invece sono curiosi da osservare alcuni rudimenti di accampamento, probabilmente costruiti dalle specie incontrate come “Koth”…”


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Sicuro della necessità di metter insieme ogni pezzo, le ricerche e gli studi sarebbero proseguiti.
Insieme ad altri interessati e con la collaborazione dei più eruditi si sarebbe potuta mappare tutta l’area e cercare di comprendere di più sulla popolazione del villaggio e sulle creature come i “Koth”, evidentemente capaci di costruire piccoli accampamenti.

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Diverse tracce di vita intelligente erano palesi e disseminate attraverso quelle vaste aree. Questo poteva essere un sintomo di potersi interfacciare con alcuni di quegli esponenti e comprendere i tasselli mancanti.

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Si sarebbe potuto approfondire sulla reale compatibilità delle bestie addomesticabili con gli equilibri di Arda e si sarebbero forse disciolti i dubbi riguardo quelle energie fino ad allora recluse.
Di rientro da una ultima esplorazione, intanto, i drudjah sarebbero tornati in terre conosciute con una nuova scoperta. Tra le aree meno esplorate, creature alate difendevano nidi ben nascosti, feroci quanto tutte le altre specie già conosciute.


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By Haramiel
#35137
I Drudjah, in ogni angolo delle terre note, tramandano e custodiscono nella memoria dei cerchi di pietre quanto accaduto nelle ultime settimane.

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Gli eventi si sono alternati velocemente durante lo scorrere delle giornate.
Le fiamme cerulee divampate su Arda si erano affievolite grazie al contributo di tutti i Poteri in gioco: Arti Antiche che hanno reso possibile bloccare in una forma solida l’energia di cui le fiamme si nutrivano, generando cristalli, frammenti e polveri.
Gli ultimi artefatti, prosciugati della loro essenza, si sono sbriciolati.
Tutti, dai Giganti agli Osservatori ed Emissari di Falil Garil, hanno dato il loro contributo. La conoscenza è stata condivisa e, grazie alle lanterne di Orialkon, è stato possibile studiare il comportamento delle fiamme che ne restavano intrappolate all’interno.
Molte delle creature di Arda, hanno risposto agli Equilibri che si stanno ristabilendo sviluppando nelle loro carni un comportamento del tutto nuovo: un fluido simile al sangue, che si addensa e si separa molto più velocemente alla morte.
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Secondo l’ipotesi di Haramiel, si tratta di una risposta atta a bilanciare la grande perturbazione nell’Equilibrio che ha travolto tutto: le fiamme cerulee si sono attaccate ad ogni minima traccia di Energia pur di evitare il loro stesso soffocamento e probabilmente anche a quelle energie che caratterizzano alcune peculiarità delle creature che infestano, o abitano, Arda.

I cristalli ed i fluidi estratti, sono stati il centro di diversi esperimenti, anche incontrollati, che hanno portato esiti molto diversi agli occhi e sulla pelle di Accademici, Drudjah, semplici curiosi o malcapitati.

Grazie alle idee di Kelthor, è nato un progetto che ha reso possibile mimare l’azione delle lanterne di Orialkon, un prototipo nato dal Sapere Drudjah e perfezionato per assorbire gli ultimi respiri delle Fiamme Cerulee.
Ogni Antico Potere e Popolo si è adoperato con modi e conoscenze diverse per lo stesso fine: le fiamme sono state imbrigliate ed il loro potere è sotto controllo dal 29 PostApritore AI 285.
Il buio abbraccia nuovamente la notte fino a quando Aguardar torna ad illuminare Arda: il ciclo non si è spezzato.
By Valdir Kentor
#50570
Si alzò, inarcò la schiena tenuta curva per troppo tempo, aprì gli occhi e guardò in alto. Era buio, buio pesto. Ripose la penna nel calamaio, arrotolò la missiva, la ripose nella sacca a tracolla, "Elwing" si disse, andò a coricarsi.

La missiva era pronta, le Accademiche sarebbero state avvisate della spedizione nella Valle dei Dinodonti.

Il giorno previsto era 17 Forense dell'anno 286, l'incontro previsto davanti all'ingresso della Valle delle Driadi, nel Doriath. Quella sera, i Druidi si mossero per tempo, rapidi nei boschi elfici, leggeri ed invisibili agli occhi delle creature delle foreste. Le Accademiche si fecero trovare puntuali nel luogo indicato nella missiva, il piccolo gruppetto si scambiò un rapido saluto e si mosse verso una piccola abitazione che pareva abbandonata poco lontana dalla Sacra Valle.

Quella casa sembrava esistere da sempre, ma, prima di allora, nessuno aveva mai pensato di ispezionarla da cima a fondo: dopo la riscoperta della Valle, un enorme cristallo lì presente pareva aver preso vita consentendo, al tocco, la scoperta di un passaggio segreto verso la Valle dei Dinodonti.

Gli avventurieri imboccarono le scale che il cristallo fece apparire e cominciarono la loro discesa nel ventre di Ardania. L'aria perse i profumi e gli odori tipici del Doriath, le narici di druidi e maghi furono pervase da sensazioni tutte nuove con sentori mai percepiti in precedenza. Il tunnel che imboccarono era ripido ma non presentava pericoli, avanzarono sicuri.

Quella sera i due gruppi unirono le loro forze e le loro conoscenze per studiare una specie particolare delle creature che abitavano quella valle, gli Pterodonti. La particolarità che li aveva attirati lì non era tuttavia la loro particolare conformazione fisica, (altre creature sono infatti dotati di ali nella valle), o le loro elevate capacità in combattimento, quanto la curiosa scelta geografica in cui nidificare e i materiali scelti per la costruzione dei nidi: non fronde e sfalci degli alberi ma armature ed armi brillanti di ignota provenienza.

I dubbi che volevano tentare di fugare Druidi ed Accademiche derivano proprio dall'origine di quei metalli. Provenivano forse da Ardania? Da Ankor? Esistevano tunnel a loro sconosciuti che permettevano alle creature di uscire?

Oppure altre razze di Ardania avevano cominciato a studiare la Valle?

I sospetti di Valdir, date le sue origini, non potevano che andare agli Orchi, creature già note per aver soggiogato creature per perseguire i loro vili fini. L'ipotesi poteva non sembrare così tanto folle.

Gli avventurieri si fecero largo tra l'alta vegetazione della Valle, gli imponenti alberi, le acque acquitrinose e i tanti nemici che approfittavano delle ombre per lanciare attacchi di sorpresa. Non poterono mai abbassare la guardia:, la fauna del luogo è mortalmente aggressiva e non permette tentennamenti.

Cercarono di mantenere la rotta del loro cammino verso sud est, non con poca fatica, in quanto più si muovevano verso i nidi delle creature più la pendenza del terreno cominciava ad aumentare, come si confà ad animali alati che riescono a controllare e a predare tenendo lo sguardo fisso dall'alto del loro pianoro.

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Un solo ostacolo si frapponeva fra loro e le creature obiettivo di studio: un largo ma placido fiume che sgorgava dalla montagna, grandi sassi aguzzi permettevano di superarlo. I druidi e le maghe arrivarono salvi alla sponda, sfoderarono artigli e bastoni, le labbra cominciarono a sussurrare invocazioni e nenie, i corpi si irrigidirono, gli Antichi si prepararono all’agguato spiegando le gigantesche ali. Erano pronti allo scontro, dai loro precedenti incontri quelle creature non si erano mai mostrate inclini a cedere il passo per permettere di studiare le uova ed i nidi. Quella volta non fece eccezioni.

Clangore di armi, carni lacerate, fiotti di sangue, sfere di fuoco, muri magici, lo scontrò fu più duro del previsto: gli pterodonti sembravano come posseduti da un dio della guerra, non parevano stancarsi, non cedevano mai. Non fu facile avere la meglio su di loro, le loro ali colpivano come martelli e laceravano come daghe forgiate dal miglior fabbro di Ardania, aguzzi e avvelenati colpivano rapidi e non permettevano alle carni umane di rigenerarsi, i loro occhi erano iniettati di furore di battaglia. Servirono parecchie invocazioni alla Madre e rimedi naturali per curare i corpi stancati da una lunga battaglia, ma non vi era tempo da perdere, altre di quelle creature sarebbero potute arrivare lì e colpire il gruppo, magari in maggior numero, era necessario agire rapidamente e rimandare il riposo ad un momento successivo.

Ciò che videro nelle veloci spedizioni precedenti fu nuovamente confermato: le creature alate covano le loro enormi uova in nidi composti di armature ed armi, piegate, sminuzzate, contorte per accoglierle e tenerle ben salde. Il gruppo, avvicinandosi, ha notato parecchi oggetti di valore, provenienti da un mondo lontano dalla Valle.

Nessuno di loro era un etologo, però era indubbio che avessero comportamenti simili agli uccelli di Ardania, attratti dal luccichio degli oggetti metallici. "Questi piccoli nidi sembrano quasi geometricamente organizzati, è un po' inquietante" disse Elwing.

I dubbi aumentavano, proprio mentre osservavano la presenza di armi con rune. Felagrund esordì: "Il problema delle armi è esteso a tutta Ardania, il fatto che qui ce ne siano di più, qui, proprio nel luogo da cui è partita la loro distruzione, mi lascia pensare che quello che abbiamo vissuto abbia in qualche modo invertito la sua tendenza. Il grande potere della Fiamma che ha destabilizzato Ardania e che si è in qualche modo equilibrata, ora che ha trovato il suo punto di stasi, potrebbe aver in qualche modo ricominciato a distribuire potere".

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Una grande distruzione, grandi fiamme a colonna su tutta Ardania, la sparizione delle rune, una stasi, una riapparizione, la concentrazione del potere nella Valle stessa, le rune che tornano nella valle stessa. Nidi costruiti con armi. La scoperta di vari tunnel che conducono con facilità alla vallata. C'era tanto di sconosciuto nella Valle, sia nella fauna che nella flora, che nella orografia stessa, avevano rivelato solo in parte i loro segreti. Era necessario studiare a fondo quel che si poteva portare alle Baite.

Disseminati intorno a loro vi erano tanti nidi di varie dimensioni, contenenti uova talvolta minuscole, altre volte delle dimensioni già conosciute su Ardania a veri e propri macigni grandi come teste di nordico. Fu approntata una grande cassa di legno ripiena di paglia, avrebbe permesso di portare qualche esemplare non ancora dischiuso in baita per approfondire la conoscenza di quegli animali.

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A turno spostarono la pesante cassa verso il fiume, guadandolo con attenzione e tornando verso l'ingresso che li aveva portati fino a lì. Gli Usha avrebbero potuto fornire qualche informazione aggiuntiva, a patto di riuscire a comunicare con loro in maniera fluida e continua e non solo per scambi commerciali. Le rune, i nidi, le colonne della Grande Fiamma... era tutto in equilibrio precario oppure un equilibrio semovente?
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