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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Haramiel
#47628
Erano passate settimane, i mesi erano giunti a termine. Come anticipato da Haramiel a Rubina, serviva qualcuno in grado di farla passare abbastanza inosservata per adempiere ad una promessa: una donna partoriente.
Il momento era giunto e la stessa Rubina non fece molte domande: conoscendo bene i drudjah sapeva di potersi fidare e che quindi Haramiel aveva validi motivi per non fornire dettagli.
Le due non indossano nulla che faccia capire la loro appartenenza. L’elfa ha cucito per l’occasione semplici vesti da cittadini, manti comuni di stoffe ricercate, ma non tra le più rare e borse vistose. Agli occhi degli altri sembravano due sorelle, commercianti in cerca di affari tra Vessa e Krall.
Durante il viaggio in nave, la Ramjalar dava diverse dritte ad Haramiel per ridurre il portamento elegante ed il suo passo leggero. Ma non bastava, infatti Rubina caricò la borsa dell’Elfa per renderne i movimenti meno leggeri e, per simulare forme più tipiche delle genti comuni, mise diverse imbottiture sotto la veste di Haramiel. Coprirono entrambe il volto con un copricapo tipico dell’Oasi, ma questo serviva più a celare le orecchie calequendi che altro.
L’arrivo a Vessa fu tranquillo, Rubina non chiese nulla in nave, ma una volta messa in sicurezza l’imbarcazione dopo l’approdo, mentre l’elfa sta per toccare la terra, le chiede chi stesse cercando, una domanda a cui segue una risposta molto generica:


Haramiel: “Un’atana, a volte chiedono ai drudjah aiuto durante il parto. Ma non tardiamo Rubina, Vessa è proprio lì ad attenderci.”

Le due si muovono in coppia parlottando nei viottoli di Vessa, discorsi frivoli, di affari. Rubina nota che la drudjah continua a muovere prima lo sguardo e poi il capo a destra e sinistra mentre parla, in ogni angolo, in cerca di qualcuno che è chiaro non sa dove sia.

Rubina: “Cara sorella, rammenta che siamo due commercianti in cerca di affari, se continui a guardare ovunque penseranno che tu stia disperatamente cercando marito fin su Iaia”

“Hai ragione adorata sorella, meglio chiedere se c’è della concorrenza qui attorno. Meglio separarci, chiediamo se la zona è tranquilla e se gli affari vanno bene. Soprattutto se ci sono forestieri: dobbiamo tutelare i nostri interessi”.

Passate diverse ore, le due si ritrovarono, ipotizzando fosse l’ora del crepuscolo: in quel luogo coniato come Ankor Drek, Aguardar regala il suo sguardo.

“Niente di interessante per la nostra ricca famiglia?”

“Nulla”

“Ci dirigeremo verso Krall tra due giorni, forse li avremo più interessi”

“Meglio cercare una stanza per dormire degna del nostro fasto”

Mentre Rubina si allontana, l’Elfa nota un ragazzino attira la sua attenzione. Un codino storto di capelli scuri che ricadono sulle spalle, capelli abbandonati ad una crescita poco curata, sui 5 anni con vestiti sporchi e ringrinziti: era Huter, figlio di Ruggine, intento a guardare cibarie su un banco. Haramiel si avvicina silente ascoltando quel che stava per comprare. Ingredienti per alcuni dei piatti preferiti di Ruggine: pesce prelibato e banana flambé.
Chinandosi, l’elfa, sussurra all’orecchio del piccolo


“I piatti preferiti di tua madre, Huter?”

Il bambino gira lentamente la testa, l’espressione attonita e gli occhi sbarrati fino a quando l’elfa mostra il volto per un istante abbassando gli strati del suo copricapo. Uther la riconosce, la abbraccia cercando di soffocare il pianto.

“Oh, perdonateci, è mio nipote. Non ci vedevamo da tempo. Prego, tieni queste monete per le nostre spese. Aggiungi anche altro pesce prelibato?”

Uther teneva la saccoccia con gli acquisti stretta tra un braccio ed il petto, mentre con la mano libera si teneva alla veste di Haramiel mentre raccontava con l’innocenza di un bambino quanto successo nelle settimane precedenti. Ruggine aveva affittato un edificio a Vessa, per partorire in segreto per quanto possibile, ma qualcosa non andava e stava molto male, secondo Huter era tutta colpa di colui che divenne suo padre, qualcuno che si rifiutava anche di nominare.
A passo veloce, Rubina si unisce di lì a poco alla nuova coppia.

“Pare che non brillino per locande o stanze degne qui. Lui?”

“Il figlio di nostra cugina, pare che i suoi affari vadano così bene che ha affittato un edificio. Lui ci mostrerà la strada”
By Haramiel
#47686
Una cosa certa è che non era il modo migliore per non dare troppo nell’occhio affittare un piccolo edificio. Ma questo era solo il pensiero di Haramiel giunta davanti al luogo dove Ruggine era in procinto di partorire.
Dopo un lungo sospiro, l’Elfa chiede a Rubina di fermarsi fuori dalla porta di ingresso mentre Uther la accompagna nella stanza dove la madre riposava. Appena aperta la porta, un’ascia taglia il vento conficcandosi nello stipite della porta.


Haramiel: “Un pessimo avvertimento Ruggine, conosco le tue preoccupazioni, ma che modi per un così lieto evento”

Ruggine: “Non era un avvertimento, ho mancato la tua testa”

Huter corre verso il giaciglio della madre abbracciandola, mentre Haramiel mostra il proprio volto alla donna sofferente, tranquillizzandola. Si trovava di fronte una persona emaciata e visibilmente smagrita nonostante la gravidanza.
La donna era febbricitante da diversi giorni, ma stava male da molto più tempo. Si era stabilita a Vessa, in quel palazzo da settimane perché non si sentiva bene ed era arrivata al punto di non avere più certezze sul futuro. Le due parlarono chiaramente: Ruggine era conscia che probabilmente non ce la avrebbe fatta.
Non vi erano molte richieste, se non quelle che aveva già accennato tempo addietro ad Haramiel: figli liberi dagli intrecci e giochi di poteri delle città atane e lontani dal padre, descritto da lei come delinquente e tagliagole.
L’Elfa le raccontò del viaggio il più possibile in incognito ammettendo che non era da sola, ma chi la accompagnava non sapeva di lei e che ad ogni modo avrebbe mantenuto il segreto se fosse stato necessario, un’accompagnatrice che stava facendo da balia ad Huter controllando anche il perimetro dell’edificio.
Passarono pochi giorni e Ruggine peggiorò drasticamente nonostante le cure ed i rimedi drudjah e calequendi fino a quando giunse il momento tanto lieto quanto temuto.

“Secondo le Rune dovrò sacrificarmi. E temo che abbiano ragione.”
By Haramiel
#47723
22 dodecabrullo 285

La partoriente era sempre più incavata in volto, i dolori lancinanti non trovano sfogo nemmeno nelle urla della donna, a stenti soffocate da un pezzo di cuoio stretto tra i denti. Le gambe e le braccia sono deboli, tanto è che a stenti si regge per partorire.
Il sangue è molto, ma la donna non è pronta al parto. Le forze la stavano abbandonando, la febbre era altissima.
I denti faticano a stringere il cuoio, ma in breve non vi è spirito nemmeno per le urla di dolore e disperazione. Solo una flebile speranza


Ruggine: “In questo mesi ho insegnato e addestrato Huter al meglio. Salva il bambino, salva i miei figli, fa che crescano liberi. ”

E con le ultime forze rimaste, la donna allunga la mano su una lama cercando di passarla all’Elfa.
Con pugno fermo, Haramiel, compie l’ultima speranza. Per la stirpe Eldar, la nascita è un evento rarissimo e importante e, anche se non si tratta della sua gente, un nascituro ha sempre un valore inestimabile.
Il nuovo dolore attanaglia la donna morente lasciando spazio alla rabbia


“Maledetto sia tu, Venicius, irresponsabile, tagliagole e delinquente. Possa Danu soffocare tra le maree ciò che mi ha fatto fuggire da te per il bene mio e dei miei figli. Tu sia maledetto! ”

Una maledizione ripetuta che diviene una leggera litania fino ad interrompersi con il pianto della creatura appena giunta: una femmina.
Lo sguardo di Ruggine si posa rilassato osservando quella creatura per poi spirare come avesse resistito solo per quel barlume di tempo insieme.
Una lacrima solca il viso di Haramiel dopo anni mentre lava la nuova nata avvolgendola tra delle stoffe bianche.


Haramiel:“Porterai un nome Eldar, piccola Ithilgal”

La salma di Ruggine era stata sistemata sul letto, avvolta da capo a piedi da lenzuola bianche e pulite solo esternamente.
By Haramiel
#47907
Le lacrime del piccolo Huter scorrono come un fiume silenzioso mentre in piena notte il gruppo si sposta verso l’imbarcazione con la salma della donna, avvolta da capo a piedi da stoffe, è caricata su un mulo insieme a finti acquisti fatti dalle due spacciatesi per sorelle commercianti.
È il momento dell’addio a Ruggine, posta su una pira vicino a dove l’imbarcazione era stata ormeggiata, un’usanza che l’Elfa aveva visto fare più volte nelle Westlands e non solo. Nemmeno Rubina è conscia di chi ci sia tra quelle fiamme se non la madre della neonata, ma la verità, prima o poi, sarebbe emersa.
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Le fiamme salgono alte consumano velocemente tutto per lasciare delle ceneri subito disperse dal vento che prende a sibilare tra gli alberi vicini. Haramiel raccoglie le poche ceneri rimaste mentre tiene tra le braccia la piccola Ithilgal per poi raggiungere gli altri in barca pronta a salpare mano nella mano con Huter.
Huter non parla, il suo sguardo è vuoto mentre gli occhi grondano ancora lacrime silenziose. La piccola imbarcazione si dirige verso il rifiugio ramjalar dove alcune decisioni andranno prese e alcune spiegazioni date. Su richiesta dell’Elfa, viene fatta una piccola deviazione nei pressi della cattedrale di Danu dove le poche ceneri raccolte di Ruggine vengono sparse nelle acque.
Tenendo la bambina in braccio, Haramiel si siede con Huter mentre Rubina discute col mozzo. Il bambino guarda l’Elfa esprimendo odio verso il padre, senza mai nominarlo, raccontando gli ultimi mesi passati con la madre e ciò che le aveva insegnato. Aveva solo 5 anni, orfano prima e orfano ritornato, si era trovato negli ultimi mesi a crescere velocemente. La Calequendi decise di affrontare un difficile discorso con quel cucciolo, giovane anche per ogni umano.


“L’Odio è un sentimento come l’Amore, ma ricorda l’amore che tua madre ti ha dato. Tua madre voleva la libertà per voi, ed io e Rubina possiamo darvela aiutandovi a diventare grandi e forti mostrandovi tutto quello che ci circonda e insegnandovi a sopravvivere, anche combattere e a farvi diventare anche studiosi e intelligenti! Quando poi sarete grandi e vi sentirete pronti per questo mondo, sceglierete voi cosa fare, ma adesso devi aiutare soprattutto la tua sorellina. Ci darai una mano vero Huter? La mamma mi ha detto che la aiutavi sempre. Sai che posso dare un nome magico che protegga sia te che tua sorella e vi tenga uniti. Cosa dici?”

Dopo un lieve cenno del bambino, che accoglie tra le braccia la neonata, Haramiel da un nome nuovo al piccolo Huter.

“Narwain, ti chiameremo così Huter, vuol dire nuovo Aguardar, e tua sorella si chiama Ithilgal, luce di Nut. Da ora siete come Aguardar e Nut.”

Solo il tempo dirà all’Elfa se le parole dirette ad un bambino di soli 5 anni hanno avuto il giusto effetto, ma ad ora i due bambini restano liberi tra i ramjalar ed i drudjah seguendoli nei loro viaggi in tutta Arda, restando anche alle baite ed al rifugio, ma comunque al di fuori dagli intrecci politici e di danaro così come Ruggine voleva.
In cuor suo Haramiel ormai aveva compreso anche un'altra cosa però: chi era il padre di Ithilgal, colui che chi aveva accettato come figlio lo stesso Huter. Un segreto che forse doveva essere condiviso con qualcuno, cosi come chi era la donna avvolta nella stoffa.
Serve tempo ad un eldar per maturare le sue decisioni con lungimiranza.


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