Il Kamshin

Vi è un oggetto che è patrimonio del popolo Tremecciano da quando questo esiste. Tutti i Sultani, dal primo fino all'ultimo, si sono tramandati per secoli un prezioso artefatto come simbolo della loro sovranità.
Si tratta di "Vento del Deserto", o anche Kamshin, nella antica lingua dei nomadi del deserto. Appare come una raffinata scimitarra a due mani, interamente fatta di mithril e con preziose decorazioni in oro. Le sue origini si perdono nella storia antica, al tempo delle piramidi.
Il materiale di cui è fatto, il mithril, potrebbe lasciare supporre che nella sua creazione siano coinvolti persino i nani, prima della loro caduta nelle profondità della terra. Ma di questo non viene fatta parola in nessuno dei vecchi papiri giunti fino a noi, conservati nella biblioteca di Tremec.
Tuttavia la fattura sopraffina e lo stato di conservazione sorprendentemente buono (seppur non perfetto), considerata l'antichità, non sono le uniche peculiarità dell'arma. E' noto, anche se in pochi hanno avuto il privilegio di constatarlo con i propri occhi, che l'arma sia dotata di volontà propria pur non essendo ricettacolo di un particolare spirito incatenato (per quanto se ne sappia).
Sembra avere la capacità di comunicare empaticamente con il proprio padrone e ad un suo comando volteggiare in aria e attaccare indipendentemente con velocità e forza spaventose, divenendo così un arma letale e un avversario praticamente imbattibile. Si dice però che questo potere sia ottenibile (o per meglio dire, la spada stessa "acconsente") solo quando è in gioco la sicurezza dell'intera Oasi e in occasioni veramente importanti. Come se l'arma abbia una coscienza che la spinga ad agire solo in difesa del popolo dell'Oasi.
La tradizione però è stata di recente rotta da uno degli ultimi Sultani. La spada è stata vista infatti l'ultima volta in mano a Iaga Ibn Shadi "l'illuminato", prima della sua misteriosa scomparsa. Egli sosteneva di proteggerla ed utilizzarla per espiare le colpe del proprio popolo, tutt'ora però non si conoscono le sorti né della spada né dell'ex Sultano.

Il Sauro del deserto

Il Sauro del Deserto è una delle creature più rare che le sabbie del deserto custodiscono. Quasi nessuno della nuova generazione di beduini ne conosce la vera storia, ma se i tuoi impegni te lo concedono, puoi imbatterti nel vecchio Talib, che è solito narrare di leggende che descrivono come quest'essere arrivò a servire la Stirpe Nera. Si tramanda che Akkron un giorno prese una manciata di Kamshin (vento caldo del deserto) e da questo, facendolo condensare, creò un cavallo dalle proprietà strabilianti; Tremec stesso, come è narrato dai testi, parlerà di lui come “Dono del volo senz'ali”.
Le caratteristiche del Sauro del Deserto sono rimaste nel tempo invariate, nonostante le difficoltà dovute alla quasi totale estinzione della sua specie. Ha un'altezza poco inferiore ad un cavallo selvaggio che si può trovare nelle Terre Verdi ed un peso altrettanto inferiore. Presenta una fisiologia unica nel suo genere, tra cui una corporatura più snella, dovuta anche alla mancanza di alcune ossa vertebrali; queste caratteristiche attribuiscono al Sauro una postura meno “rigida”, che gli permette un andatura senza rivali nel deserto. Fisicamente un Sauro si presenta con un fulvo manto a cui si associa una fitta e scura criniera.
Inoltre il Sauro, risulta pensato e creato proprio secondo i principi stessi del Tremano. Quest'ultimo riesce a galoppare con un andatura due volte superiore ad un Lama o un Ostard dei Deserti, e necessita della metà dell'acqua che serve ad uno di questi due animali per sopravvivere. E sappiamo bene tutti quanto l’acqua sia importante in queste zone di Ardania. Quest'essere un tempo popolava le calde dune presso l'Oasi, ma per motivi ancora sconosciuti cominciò a farsi sempre più raro, fino a quando un Sultano, mosso dalla compassione nel veder scomparire una creatura così bella e forte, impegnò la famiglia dei Kamal (nota per le innate abilità con gli animali) nell'arduo compito di far procreare questi esemplari e di non far perdere così il loro sangue puro nel corso degli anni. Ci è ignoto ancora quanto tempo fu necessario, ma da allora i segreti allevamenti Sultanali riuscirono ad offrire ad ogni Sultano uno di questi Sauri. Attualmente, l'unico esemplare che si può ammirare è affidato a Waqih il Risoluto, Sultano dell'Oasi.

Il Grande Rosso

Sulla sommità della catena del Kamikush, tra le infuocate spire di lava del vulcano che sovrasta il deserto Sahra ha posto la propria tana una delle creature più feroci e potenti di tutta Ardania: il Grande Dragone Rosso, noto agli avventurieri delle Terre Selvagge con il nome di Rutu Akbar, Grande Rosso. Nonostante il suo abituale territorio di caccia si estenda sulle terre a nord ovest del Kamikush, popolate dalle tribù dei giganti, comune fonte di sostentamento per la sua mole immane, è capitato in passato che l'attenzione dell'enorme drago si rivolgesse al grande deserto tremecciano, spingendolo ad abbandonare la propria dimora infuocata per volteggiare irrequieto sopra l'intero mare di sabbia che circonda Tremec.

Una leggenda diffusa tra le tribù Assid e raccontate la sera davanti al focolare narra che il Grande Rosso stia in realtà attendendo il ritorno di un antichissimo dragone d'ombra, suo millenario antagonista per il dominio delle vette del Kamikush, sconfitto dopo un terribile scontro la cui potenza devastò i territori circostanti cambiandone letteralmente la conformazione.

Il Coccodrillo sacro

Tratto da una pergamena del Maestro Al Dayan, proprietà della Biblioteca di Tremec

Il coccodrillo Sacro di Tremec, anche detto Kuroshaku, è un animale maestoso. Solitamente lunghi il doppio di un uomo, alcuni esemplari sono arrivati a misurarne anche 3 o 4. Il Coccodrillo è considerato Sacro in quanto, secondo il Santo Tremano, Tremec avrebbe raggiunto il suo popolo per condurlo all'Oasi cavalcandone uno. Generalmente i coccodrilli sono animali pacifici, in media si accoppiano una volta all’anno verso la fine dell’estate. Una femmina depone dalle due alle cinque uova, che generalmente si schiudono durante il mese di Madrigale, quando l’acqua del lago è più alta. Il principale cibo dei Coccodrilli Sacri sono i condannati a morte, un tempo anche gli schiavi Jumba che si macchiavano di reati venivano dati in pasto ai coccodrilli, ma generalmente si nutrono di carne di lama, cavallo e non disdegnano anche altri animali più piccoli come i volatili ed i pappagalli dell’Oasi. Si dice che quando i Coccodrilli Sacri attaccano il Popolo Nero, il Sultano abbia perso la benevolenza di Akkron. Due sole volte successe un fenomeno simile. Durante le Guerre Jumba e durante il Sultanato di Medivh il Fiero. Speriamo non capiti mai più.

Usul

Detto anche Sahra Khawf (lett. terrore del deserto) è stato capo indiscusso dei predoni del deserto, o Assid.
E' un grandioso combattente ma ama muovere le fila sempre ben nascosto, non ama le luci della ribalta e preferisce stare da dietro le quinte.
E' astuto, calcolatore e dalla lingua velenosa, è considerato la maledizione del deserto.
Molte sono le storie su di lui, ma la sua abilità nel nascondersi agli occhi, fa in modo di non avere mai conferme su quali siano vere o false. La principale storia che si racconta è una storia d'onore.

Si dice che circa 16 anni fa il Sultano di Tremec inviò una spedizione dei suoi migliori guerrieri per stanare questa piaga sociale. Usul non fu trovato, ma alcuni dei suoi guerrieri sacrificarono la vita per coprirgli il ritiro, dandogli il tempo di sparire di nuovo. Oltre ai morti, il Sultano riusci a fregiarsi di ben 31 tra feriti e prigionieri. Questi vennero portati a Tremec, per mostrare il segno visibile della vittoria.
Appena due giorni più tardi un esercito di Ophidian, attacco violentemente l'oasi, ed il vecchio Sultano armò i prigionieri, facendoli chiudere fuori dalle porte cittadine.
Non si conosce il perché, fosse appostato nei pressi dell'oasi, ma in aiuto dei suoi uomini morenti, accorse proprio Usul, al comando di un piccolissimo drappello di uomini.
Si racconta che combatterono come demoni e che dopo aver ucciso tutti gli Ophidian, erano tanto esausti da cadere a terra ansimanti. Il sultano fu così colpito dall'ardone dei predoni che non fece uscire nessuno a catturarli, bensì mandò donne con acqua e cibo, prima di lasciarli sparire di nuovo nel deserto.

Usul è anche ritenuto da molti l'unico Al Hashas rivelatosi: gli al Hashas, letteralmente "i sedici", nel dialetto dei predoni, sono un mito diffuso tra gli Assid, ma conosciuto e raccontato anche presso l'Oasi. La leggenda Assid vuole che quando vi saranno 16 guerrieri degni di essere chiamati tali, il loro capo guiderà gli Assid affinchè facciano ritorno all'Oasi per combattere (non si sa se con o contro Tremec) l'Ultima Battaglia. Essi sono venerati quasi come divinità dai beduini del deserto.
Il suo nome ha ripreso a circolare freneticamente tra le carovane e le bancarelle dell'Oasi a seguito del ritrovamento, nei cunicoli Assid che si diramano all'interno della catena montuosa del Kamikush, di monete d'oro recanti incisa la sua effige.

Seth'Saris

La leggenda vuole che Seth'Saris fosse una potente e bellissima Sahima punita da Akkron per la sua presunzione di voler guidare una Harahis soggiogandone gli uomini con le arti magiche.
Venne tramutata assieme ai suoi più fedeli seguaci in una orrenda creatura metà umanoide e metà serpente, finendo perseguitata e allontanata da tutte le altre Harahis che finalmente ne
videro la natura infida portata alla luce dalla punizione dell'Unico.
Rifugiatasi nelle profondità della piramide a nord ovest di Tremec, da quel giorno si pensa regni sui suoi simili covando perfidi intenti e piani sinistri per guadagnare altro potere, condannata all'immortalità sotto mostruose sembianze: si dice che tutte le volte che muoia dal suo cadavere si schiuda un uovo contenente la sua nuova essenza, rinata.

Il primo segno di questa setta si mostrò in seguito ad uno strano arrivo al Palazzo di Tremec; un beduino si presentò farneticando, preannunciando la fine di chiunque non si fosse convertito al credo di Seth'Sariss, vecchia conoscenza del popolo di Tremec. La città santa non era l'unico obiettivo della setta, altri nuclei tentarono di insediarsi altrove: a Loknar, nel villaggio Jumba, anche se con scarsi risultati. L'opera di conversione rimase comunque un pretesto, un diversivo per distrarre l'attenzione sulla vera minaccia: tramite una serie di esperimenti i Cultisti erano riusciti a creare una nuova razza di Ofidiani, molto più temibile della razza comune. Fu Mombata uno dei primi a scovare le uova ofidiane e a scoprire le trame della setta. Ovunque i cultisti avevano messo piede, si rinvennero uova, non risparmiando nemmeno il deserto stesso. Vennero però in aiuto al popolo tremecciano i tempi di schiusa delle uova, piuttosto lunghi. Questo permise a un drappello di esploratori di rintracciare un passaggio angusto nei pressi della piramide e, dopo aver vinto la tenace resistenza dei pagani, i servi di Akkron si scontrarono contro alcuni ofidiani nati da una manciata di uova dischiuse. Le bestie avevano una forza immane e un abilità nella lotta di gran lunga superiore agli ofidiani comuni, ciò li rendeva dei perfetti combattenti, tuttavia non riuscirono ad arginare la volontà di Akkron che, per mano del suo popolo prediletto, scelse per loro il riposo eterno. Nonostante questo duro colpo alla setta, non è stata rinvenuta prova certa della loro totale sconfitta, nulla che assicuri un duraturo periodo di pace.

Il Popolo del Lago

" Pesce! Pesce fresco! Visir volete del pesce?!

Così iniziò quella serata Tremecciana.

Vanish con il suo carretto di pesce iniziò la contrattazione dei prodotti col Visir Dijon

" Sapete prima ne ho pescato uno grande così! Dovreste stare attenti, aveva certi denti! "

Disse la donna indicando il lago di Tremec.

Il Visir non dette alcun peso a quelle parole, esagerazioni di una comune pescatrice pensò.
I due si diressero verso il lago Raya affinchè fosse mostrato a Dijon il fantomatico punto dell'esagerata pescata, quando da sotto il pelo dell'acqua strane ombre sembravano offoscare la luce che dalle lanterne notturne si rifletteva sul lago.
Ad un tratto uno strano vortice si formò al centro di Raya scaraventando fuori dall'acqua piccoli e strani uomini pesce cominciarono a invadere le rige del lago.
L'allarme rieccheggiò presto tra le vie della città, accorsero in aiuto Hasan e Nawal Kamal assieme a Baahir Assad supportati da Garlink Turesu ospite dell' Oasi.
Iniziò una feroce battaglia, apparentemente per il controllo dello stesso del lago, i piccoli esserini blu sembravano non finire mai, saltavano fuori dal lago a decine a centinaia..
Quando i tremecciani sembravano ormai avere la meglio un enorme pesce alto quanto tre tende, e largo quanto due lentamente si fece strada fuori dal lago.
Non fu facile abbatterlo ma grazie al coraggio degli uomini del deserto anche quell'ultimo bestione stramazzò al suolo privo di vita. Mentre il Visir si feceva strada tra i cadaveri sparsi sulle sponde del lago un piccolo uomo pesce dal colore verdastro, spaventato alzò le mani in segno di resa.
Dijon rimase profondamente stupito dalla scena e dopo le prime titubanze risparmiò la vita al piccolo essere.
Lo sbigottimento aumentò quando la bestiolina cercò di comunicare con gli umani, dei versi scomposti e incomprensibili accompagnavano i movimenti della strana bocca e nonostante gli sforzi i tremecciani non riuscirono a comprendere quei suoni...quando tra lo stupore generale con una specie di mano iniziò con maestria a disegnare sulla sabbia.
Qualcosa era sicuramente successo al popolo delle acque...mentre il suo dito ricoperto di scaglie scorreva tra la sabbia ripeteva parole sconosciute alla lingua umana ma l'interpretazione dei disegni raccontava una storia al popolo di Tremec...

I solchi raccontavano distintamente la storia...
Un ofidiano dalla pelle blu rubò qualcosa alla tribù del lago..una piccola gemma molto importante per lo strano popolo, fu sotratta dagli ophidiani e portata gelosamente verso la piramide insabbiata.
E lui..da quel che riuscirono a capire, era lo sciamano della colonia deputato alla protezione e adorazione della gemma.

Gli occhi dell' uomo pesce sembravano chiedere aiuto..aiuto che tra lo stupore dei presenti il Visir gli concesse.
Saltellante e apparentemente contento si tuffò nascondendosi tra le profonde acque del lago.
I Tremecciani si prepararono..scimitarre..martelli e coraggio li condussero come tante altre volte tra il buio della piramide insabbiata.
I rumori delle armi rimbombavano tra le pareti di pietra e ad ogni ofidiano morto i tremecciani mangiavano strada avanzando sempre più. Il secondo piano appareva diverso dal solito..una strana sensazione accompagnata da visioni dell' ofidiano blu li colse di sorpresa quando proprio al centro dell'enorme spiazzo centrale fece la sua comparsa un enorme matriarca dalla pelle blu che nel pugno stringeva qualcosa.
La battaglia fu faticosa, numerosi serpenti proteggevano la matriarca, ma ancora una volta come in secoli di storia una scimitarra dorata colpì a morte l' ofidianio.
Mozzatone il braccio e apertone la mano si mostrò agli uomini l'oggetto narrato nei disegni:
era un piccolo e forse semplice rubino dai grezzi contorni ma di un colore rosso intenso come pochi il Visir aveva visto. Infilato in saccoccia tornarono di gran carriera a Tremec stravolti dalla battaglia.
Lo trovarono lì in riva al lago con l'aria disorientata, forse dalle parole di alcuni ospiti che cercavano di spiegargli quacolsa..ma la vista della gemma nella mano del Visir riportò l'eccitazione nel suo volto.
Saltellando bramava la gemma dalla mano del Visir il quale si rifiutò di consegnargliela.

"Cosa sei...tu...bestia?"

" Fhydhyas! Fhydhyas!"

Urlò la bestiolina osservando la gemma, probabilmente non capì nemmeno cosa il tremecciano gli stesse chiedendo, e Dijon stesso non capì il significato di quella parola...ma fu così che decise di battezzarlo:

Fhydhyas

Fhydhyas offrì al tremecciano una strana scimitarra dalla lama blu, forse preparata per combattere l'ofidiano, lama blu come le scaglie che ricoprivano il corpo dei suoi compagni morti poco prima e la pelle della matriarca...un dono apparentemente offerto in cambio della gemma.
Il Visir aprì i palmi delle mani afferrando la scimitarra con una e offrendo la gemma con l'altra.
La gioia era evidente nello strambo viso di Fhydhyas, con aria interrogativa fece un ultimo disegno sulla sabbia raffigurante la città...

" Tremec "

Gli rispose... Il piccolo Fhydhyas sembrò questa volta capire...e dopo un cenno di consenso si tuffò nuovamente nel lago scomparendo tra le profonde acque...
Il Visir stringeva tra le mani la scimitarra..dono del popolo delle acque del lago alla città Tremec, il popolo di Fhydhyas, forse, per la prima volta nella storia conobbero l'esistenza di quella popolazione...proprio nel giorno in cui il Sultano Abdul abbassò la sua di scimitarra, lasciando il trono della città.
Dijon strinse quel prezioso dono tra le mani, sancendo il divieto di pesca nella parte del lago ove il piccolo essere si era tuffato..

Fu così che a Tremec iniziò la leggenda di Fhydhyas, Popolo delle Acque di el-Raya.

Jalabar Xo'Hlar

Si può dire il più grande mercante conosciuto e che non c'è cosa che non possa vendere o scambiare. Dopo aver passato un lungo periodo a vendere gingilli di vario tipo nell'oasi di Tremec, si è ritrovato in un grande pericolo nella trattazione del libro del Jugghernout. Lui era il possessore di tale libro dal prezzo astronomico di 30 milioni di monete. Dopo aver rischiato la vita per questo libro, si è goduto una lunga vancanza in una sua residenza di villeggiatura (in un isoletta tropicale) godendosi le sue ricchezze. Quindi è tornato in piena attività, lasciando la sua bancarella per trattare soltanto grossi affari (che gli capitano sotto mano di sovente) tra cui la vendita di una boccetta di cura della draconite.
Ha la piu' grande faccia tosta di Ardania ed è materialista fino all'osso. Molti lo considerano però un benefattore. Sembra che sia in grado di padroneggiare il Flux, ma di questo non si è certi. Poco prima dello scatenarsi della Guerra del Deserto, Jalabar Xo'Hlar ha abbandonato Tremec senza lasciare tracce, negandosi ai richiami del Sultano.