Akkron

“Ospitalità, poichè Ospitalità è amore per le persone e per la proprietà,
Parsimonia, poichè Parsimonia è amore per la proprietà che verrà e per la proprietà che è stata,
Vigore, perchè è amore per ciò che si è stati e per ciò che si sarà in futuro,
infine Fedeltà, che è amore per l’amore e permea l’attimo di tutte le cose, in essa sono contenute tutte le virtù e l’amore che le rende manifeste! “

Nomi

“L’Unico”, “Custode dell’Eden oltre la Vita”, “Sultano del Grande Banchetto”, “Custode della Stirpe Nera”.

Simboli sacri

Non ha un simbolo preciso, né colori, poiché i suoi stessi fedeli ritengono che rappresentarlo con qualcosa vorrebbe dire già di per sé limitarlo o escludere il resto, essendo Akkron tutto ed ogni cosa. Tuttavia gli viene attribuito un numero, sacro e ritualistico, il quattro, numero dei Sacri Pilastri.

Iconografia

Secondo il Tremano, testo sacro del culto, Akkron apparve al Profeta Tremec come un uomo dalla pelle d’un bianco abbacinante e dagli occhi bronzei. Indossava una scintillante armatura d’avorio e metallo, un turbante d’oro e grandi orecchini di pietra nera. Brandiva un’enorme scimitarra di fuoco con una sola mano: la sua mano destra, priva dell’anulare, contava quattro dita, ciascuna adornata con un anello d’argento e uno d’oro.

Nonostante questa precisa descrizione, rappresentare Akkron in forma figurativa è considerato irrispettoso, blasfemo o foriero di sventura. I sacerdoti del culto scoraggiano simili rappresentazioni, che vengono evitate anche da artisti e artigiani dell’Oasi per timore di maledizioni o disgrazia.

Storia e leggende

La leggenda del Guardiano del Deserto

Secondo il Tremano, Akkron apparve in visione al Profeta Tremec, rivelandogli la sua volontà e ordinandogli di attraversare il deserto. Durante il pellegrinaggio, Tremec fu guidato da coccodrilli sacri, simbolo della potenza silenziosa e del giudizio inesorabile, fino alla fonte che avrebbe dato vita alla città sacra di Tremec. In memoria di quel miracolo, Akkron donò un Guardiano ai suoi sacerdoti più devoti: un essere dalla forma coccodrillesca, manifestazione vivente della volontà divina, incaricato di guidare gli eletti attraverso le sabbie senza errore e senza paura.

Caratteristiche

Akkron è considerato l’unico e vero dio dai Tremecciani, un’entità assoluta che regna sul destino degli uomini e sul rigore della loro esistenza. Il suo dominio non si limita alla sfera religiosa, ma permea ogni aspetto della vita quotidiana: dalla legge alla morale, dal commercio alla guerra. Egli è il giudice supremo, colui che detta l’ordine del mondo e ne custodisce l’equilibrio attraverso una struttura sociale ben definita, fondata sulla disciplina e sulla purezza dell’anima.

Il culto di Akkron non distingue tra bene e male nel senso comune, ma pone al centro l’ideale di perfezione. L’uomo giusto non è colui che è buono, ma colui che si mostra saldo, ordinato, fedele alla sua parola, ospitale verso lo straniero, sobrio nei costumi, forte nelle prove, e devoto fino alla fine. È in base alla vicinanza a questa perfezione che l’anima, dopo la morte, viene giudicata: degna di sedere al Grande Banchetto accanto al dio, oppure destinata a reincarnarsi in una creatura inferiore o, nei casi peggiori, a una forma di non-morte.

La vita del fedele è guidata da quattro princìpi fondamentali, detti Sacri Pilastri: Ospitalità, Parsimonia, Vigore e Fedeltà. Queste virtù incarnano la volontà divina e fungono da mappa spirituale nel deserto dell’esistenza. L’Ospitalità è sacra, perché chiunque attraversi il deserto senza una tenda amica è prossimo alla morte. La Parsimonia insegna a vivere con ciò che è essenziale, rispettando le risorse come doni preziosi. Il Vigore è la forza con cui si affrontano le fatiche del giorno e le tentazioni della notte. Infine, la Fedeltà è il vincolo che lega l’individuo al proprio dio, alla propria famiglia e alla propria parola.

Simboli come la scimitarra di fuoco, i coccodrilli sacri, gli anelli d’oro e d’argento, e il numero quattro ricorrono spesso nella tradizione orale e nei testi sacri, portando con sé significati profondi e inviti alla meditazione. 

Seguaci

I seguaci di Akkron lo riconoscono come l’unico e vero dio. Non fondano la loro morale sulla dicotomia tra bene e male, bensì sulla vicinanza alla perfezione divina, incarnata nei Sacri Pilastri. I devoti recitano quattro preghiere giornaliere, scandite dai momenti del giorno: da soli (faradh) o con i sacerdoti (saradh). A dieci anni ogni individuo riceve il battesimo e l’iniziazione al culto, ritenendo raggiunta la piena padronanza di sé.

Clero di Akkron

Il clero di Akkron è composto da uomini e donne, anche se non sempre manifestano doni divini evidenti. Il loro compito è guidare il popolo delle sabbie, ricordando l’unicità di Akkron e indirizzando i fedeli lungo la Via dei Pilastri.

La massima autorità religiosa è l’Ezzedin, ritenuto discendente diretto del Profeta Tremec. Egli presiede le cerimonie maggiori, benedice il Sultano, nomina i sacerdoti e accoglie i novizi nel Tempio, oltre a guidare il Consiglio Tohan, espressione della casta sacerdotale dell’Oasi.

I sacerdoti sono anche giudici religiosi: emettono i Verdetti (Ismat), sentenze che possono avere anche valore penale.

Uno dei più celebri tra i devoti fu Abu Nasr della Tenda Shamal, il quale dedicò la propria vita a raccogliere, trascrivere e ordinare le testimonianze sulla vita e le predicazioni del Profeta Tremec, dando forma definitiva al Tremano, testo sacro del culto.

Venerazione tra gli umani

I tremecciani e i beduini sono il ceppo di razza umana che più venera Akkron. Il culto nel deserto, che si può ritenere monoteista, scandisce vita, politica, cicli naturali e sistemi sociali all’interno dell’Oasi di Tremec ove i dettami fondamentalisti sono più tradizionali e ricchi di dogmi e doveri.
Le popolazioni nomadi delle sabbie, gli Assid, hanno una visione differente di questo dio che viene percepito come colui che punisce e da temere, una divinità che giudica e castiga.