Storia

"In principio vi era la sabbia e la polvere, la desolazione e lo sfinimento, poichè l’Unico Dio, il Grande e Nobile Creatore Akkron, attendeva nella sua tenda, aldilà del cielo stellato, in attesa che sorgesse qualcuno degno a cui rivelarsi.
In quel tempo il Popolo Nero era barbaro e senza gloria, esso vagava senza meta nel deserto, adorando falsi dei e sacrificando ad essi poichè l’ Unico Dio, ancora non si era mostrato agli occhi di coloro che sono i benedetti custodi della Santa Sunnah. Nutrendosi di locuste e formicaleoni, enorme era la tribolazione del Popolo Nero, costretto a razziare oltre il limitare della Grande Giungla pur di sopravvivere e garantirsi la sopravvivenza.
Vi erano allora nella cerchia dei guerrieri che comandavano la tribù due fratelli: Tremec e Gurion, il primo era Maestro nell’arte della parola, il secondo Maestro nell’arte della scimmitarra.
Essi giudicavano secondo l’antico codice e scambiavano il khaab con i mercanti settentrionali e con le lunghe orecchie. Con unica mano essi guidavano le carovane del Popolo Nero attraverso le sabbie del deserto. Venne però un mattino della stagione secca, e Gurion fece trovare sellati i lama del sacrificio al fratello dicendo:

“Muoviamo verso Nord fratello, oltre le montagne, abbandoniamo questa distesa di ciottoli e sale, cosa conta sacrificare agli dei del deserto se essi non s’interessano a noi? 400 soli ho contato nel cielo senza che la pioggia bagnasse la mia tenda!”

Allora Tremec lo biasimò e si rivolse a lui esclamando di fronte a tutti:

“Fratello che dici? se noi ora lasciamo la nostra tenda noi saremo profughi e dispersi oltre le montagne, tra le città ed i regni degli uomini vagabondi, come calderai girovaghi e senza meta saremo nelle città del Re d’Occidente! Così come senza la sua terra conta ben poco questa gente, rispondimi ora: cosa conta la vita del Popolo Nero senza il deserto che lo ammaestra alla fatica e all’onore?”

A quel punto Gurion, folle di rabbia, si stracciò le vesti, chiamò i guerrieri in gran parte a lui fedeli e disse:

“Mio fratello è divenuto cieco da non vedere la fame dei suoi figli e sordo per non udire i lamenti delle sue mogli! Sia punito secondo l’usanza!”

Pieno d’ira fece bastonare il fratello dai servi: gli fece cavare gli occhi e spuntare le orecchie, dopodiché chiese alla tribù chi volesse restare con Tremec a morire nel deserto, oppure migrare verso Nord con lui e vivere nelle pianure; dopodiché sellò i lama, i sauri del deserto, gli armenti e i carri e partì con coloro che volevano seguirlo non facendo mai più ritorno nella terra del Popolo Nero. Molti tra i loro discendenti ritornarono col passare degli anni alla Porta Sublime, ma non trovarono che sterpi e sciacalli, essi sono gli “Assid” i predoni senza Dio che vivono nelle caverne e mangiano i topi. Intanto nel deserto passarono le lune e non appena tornò in grado di camminare, Tremec oramai cieco, cedette il bastone del comando al giovane Shamal affinché lo sostituisse alla guida dei pochi beduini che gli erano rimasti fedeli.
Tremec si fece ripudiare da tutte le sue mogli e vendette tutti i suoi lama, poi una notte si fece condurre oltre gli accampamenti, inoltrandosi nel deserto,poiché oramai egli desiderava solamente morire come era morto suo padre.
Camminava oramai da tre soli e tre notti verso la morte, quando gli parve di udire una voce più potente di ogni altra mai udita in tutta la sua vita, la voce tonante sembrava venire dal basso come dall’alto, da ponente come da levante, chiamandolo ripetutamente la voce gli domandò:

“Da dove sei venuto Straniero? chi ti ha portato sino al mio Santuario? Chi ti ha portato innanzi ad Akkron il Signore del Vento? Siedi alla mia tenda ed io ti rifocillerò!”

Allora Akkron preparò un infuso di foglie di palma e offrì pregiata erba per fumare a Tremec, che giacque assieme a lui nella tenda. Akkron intanto interrogava Tremec sulle virtù e sui 4 Pilastri che rendono tale un Uomo. Finito di fumare Tremec si alzò in ginocchio con grande fatica, tremando, poi disse:

“Il Dio del deserto ti protegga! Sono venuto solo per morire come un beduino merita e come il beduino che mi ha generato ha meritato prima di me! Oh mio Signore; afferrami per i capelli se vuoi poichè sono cieco e non posso vedere la strada dinnanzi a me, mettimi sulla pista Signore ed io me ne andrò di nuovo scalzo per il deserto senza profittare più della tua ospitalità!”

Allora Tremec fu sollevato da terra come se quattro angeli lo sostenessero, si sentì afferrare per le scapole, fintanto che la sua testa non fu immersa completamente in una fonte d’acqua. Quando la stretta lo liberò si trovò innanzi ad una sorgente, egli immediatamente si tocco le palpebre, ove un tempo vi erano stati gli occhi. Toccò ripetutamente le orbite vuote, senza capacitarsi di ciò che gli accadeva emise come un lamento, ma ben presto il lamento si trasformò in un grido di miracolo poichè nuovamente egli vedeva, aveva così riacquistato la vista per mezzo dell’Unico Dio.
Mise a fuoco lentamente una figura eretta di uomo profilarsi dal centro del lago che scaturiva dalla sorgente miracolosa: indossava un armatura scintillante di bianco avorio e acciaio, un turbante d’oro e sotto il turbante grandi orecchini di pietra nera, i suoi occhi erano del colore del bronzo, la sua pelle era completamente bianca e risplendeva fortissima come se fosse il sole stesso a splendere di fronte al beduino che lo ammirava. Brandiva, con una mano sola, una grande scimmitarra di fuoco che nemmeno dieci uomini avrebbero potuto sollevare, la mano aveva solo quattro dita poichè l’anulare era mozzato, per ogni dito rimasto portava un anello d’argento ed un anello d’oro. Nel frattempo dal lago iniziarono ad uscire dozzine e dozzine di grossi coccodrilli. La figura riprese a parlare:

“Salam Aleikun nobile Tremec, le tue parole e la tua saggezza mi hanno risvegliato! Tu sia benedetto e benedetti siano i figli ed i figli dei tuo figli fino al giorno dell’Ultima Battaglia! Akkron, L’Unico Dio, il Poderoso, Custode dell’Oasi e dell’Eden oltre la vita che viene su questa terra ti riconosce e ti consegna il suo Santo Nome! D’ora innanzi non avrai sacrifici che per Lui, Il tuo incenso brucerà tutto per onorarlo, poichè Egli ti dona Speranza e Forza! Solo Lui tra tutti gli Dei del Deserto, poichè è l’Unico, il Solo, il Vero, si è commosso guardandoti, il tuo pianto gli ha riempito il cuore, la tua devozione lo ha rallegrato fino alle viscere! Vai ora! Cavalca il Coccodrillo Sacro e conduci il tuo popolo all’Oasi! io ti dono un bastone che non si spezza ed un fuoco che non si consuma! più numeroso della Sabbia del deserto sarà il tuo popolo, più grande della montagna di Lava sarà la tua gloria! Onore ad Akkron, l’Unico Dio, poichè egli vede senza occhi ed ascolta e serba generoso il silenzio di ogni anima che abita il deserto!”

Fu così che Tremec ritornò a cavallo del coccodrillo presso le sue genti e li condusse all’Oasi dove fece ergere un accampamento stabile, chiamò Raya (la speranza) il lago dell’Oasi, e proibì a chiunque di nuocere ai coccodrilli che la abitavano.
In ogni città ed in ogni regno si seppe della città di Tremec, le carovane presero a giungere alla città del deserto, oro e argento affluivano alle casse della città, con l’acqua del lago si coltivarono i campi e tutta la tribù prosperò e si moltiplicò perchè questa era la volontà e la benedizione di Akkron. A tutti coloro che lo interrogavano Tremec rispondeva:

“Sia Gloria ad Akkron l’Unico Dio, Custode di Lostris, Amico di Tremec, Padrone e Signore del Deserto! Tremino gli dei della Terra al suo cospetto, si inginocchino gli Increduli e i Re delle Lunghe Orecchie, poichè Egli ha donato la speranza al suo popolo assetato, egli ha ridato la vista quando la vista era corrotta! Il suo popolo umiliato ora si fregia del suo Santo nome!”"

La versione degli storici

Tra il 15333 e il 9569 del Calendario Imperiale, si colloca l’epoca nota come Era dell’Assestamento. In questo lungo periodo, mentre le civiltà elfiche e naniche si distinguevano per il loro avanzato sviluppo culturale e politico, l’umanità muoveva i primi passi verso la formazione di insediamenti stabili. Le fonti più attendibili — dai racconti degli anziani dell’Oasi ai papiri conservati negli archivi tremecciani — permettono di individuare attorno al 10000 C.I. la comparsa delle prime comunità umane nel deserto.

Queste popolazioni, oggi identificate come tremecciane, vivevano come tribù nomadi disperse nelle sabbie, sostenute da una rudimentale pastorizia e dalla caccia agli animali selvatici del deserto. La cronica scarsità d’acqua imponeva continui spostamenti, e il nomadismo divenne ben presto una necessità più che una scelta. La loro struttura sociale si basava su un sistema patriarcale fondato sulle famiglie, modello che sopravvive tutt’oggi nella cultura tremecciana.

Dal punto di vista spirituale, l’adorazione era rivolta a forze naturali identificate come “Dei del Deserto” — manifestazioni del Sole, del Vento, dell’Acqua, della Sabbia, del Fuoco e dell’Aria — in un culto che ricorda da vicino le pratiche religiose delle attuali popolazioni Qwaylar, ancora presenti nei pressi del deserto di Tremec.

Per oltre otto millenni, i tremecciani rimasero isolati dal resto del mondo, immersi nella loro esistenza nomade, invisibili ai popoli che dominavano altre regioni di Ardania. L’aspro conflitto tra umani e orchi, esteso su larga scala, contribuì a mantenere il deserto separato dalle zone già occupate dalle antiche e progredite civiltà elfiche e naniche, che pure conoscevano l’esistenza della razza umana.

Il primo contatto documentato tra un tremecciano e il mondo esterno risale al 2777 C.I., durante l’evento noto come “Conflitto dei Saggi”. Una delle figure coinvolte era un uomo del deserto, forse identificabile con il leggendario Abdlin Semreth. Dopo tali eventi, il saggio fece ritorno al deserto, dove si ritirò in solitudine, lasciando intuire che rapporti, seppur sporadici e riservati a pochi, esistessero già da tempo con il mondo esterno.

Attorno al 2500 C.I. si colloca la fondazione della città di Tremec, attribuita a un uomo che portava lo stesso nome. Non esistono testimonianze scritte disponibili agli stranieri, poiché il testo sacro che narra questi eventi, noto come “Genesi di Tremec”, è gelosamente custodito e tramandato solo oralmente ai forestieri. Secondo i racconti raccolti, due visioni contrapposte emersero all’interno delle tribù nomadi: una, guidata da Tremec, propendeva per stabilirsi nel cuore del deserto conosciuto; l’altra, condotta da suo fratello Gurion, desiderava invece oltrepassare le dune per cercare terre fertili oltre l’ignoto.

Alcuni studiosi ipotizzano che il ritorno del saggio tremecciano dal mondo esterno possa aver influito su questa divisione, fornendo notizie di terre lontane che spinsero una parte del popolo a tentare il viaggio, mentre altri scelsero di restare e fondare ciò che sarebbe diventato il cuore della civiltà tremecciana.

Le origini della città di Tremec, così come narrate dagli anziani tremecciani, si intrecciano con racconti di grande fascino, tramandati con devozione e gelosamente custoditi. Laddove le testimonianze orali si fanno evocative più che analitiche, la ricostruzione storica permette comunque di fissare con una certa sicurezza la fondazione della città attorno all’anno 2500 del Calendario Imperiale. In questo stesso periodo si colloca anche l’emergere della religione tremecciana e l’inizio del culto di Akkron, fenomeni che paiono strettamente connessi alla nascita stessa dell’insediamento urbano.

Secondo la tradizione, fu un uomo di nome Tremec a porre le prime pietre della città presso il lago noto come El-Raya, situato nel cuore geografico del deserto. La scoperta di questa fonte d’acqua apparentemente inesauribile, rimasta celata per millenni agli occhi delle popolazioni nomadi, segnò una svolta decisiva. La presenza dell’acqua rese possibile non solo la sopravvivenza, ma anche lo sviluppo rapido e complesso di una civiltà nel mezzo di un ambiente ostile.

Fu grazie a El-Raya che i tremecciani poterono abbandonare definitivamente il nomadismo. La nuova stabilità permise la nascita di una fiorente agricoltura, probabilmente sconosciuta fino ad allora, e lo sviluppo di tecniche adattate all’arido clima desertico. Allevamento e coltivazioni si affermarono con crescente intensità: si allevavano lama, si coltivavano frutti come datteri, banane e cocco, oltre alla pianta nota come Khaab, oggi conosciuta nelle terre umane come erbapipa.

Per circa duemila anni, la città di Tremec continuò a esistere isolata, protetta dalla barriera naturale del deserto e dalla sua autosufficienza. Proprio questo lungo isolamento fu il terreno fertile per la nascita di un sistema politico, civile e religioso del tutto autonomo, originale e privo di influenze esterne. L’organizzazione sociale tremecciana e il culto di Akkron si svilupparono secondo logiche proprie, generando una cultura che, per struttura e valori, si distingue nettamente da ogni altra su Ardania.

Fu solo a partire dal V secolo C.I., con la definitiva sconfitta delle popolazioni orchesche, che si riaprirono i passaggi verso le terre selvagge e il deserto divenne accessibile. Non esiste una datazione ufficiale per la scoperta della città da parte del mondo esterno, ma le fonti più attendibili collocano questo evento attorno all’anno 312 C.I., durante il cosiddetto “Anno del Viaggio”. Probabilmente furono mercanti o esploratori provenienti da Eraclia a scoprire la città, già all’epoca altamente strutturata e sorprendentemente simile a quella conosciuta ancora oggi.

Una peculiarità tremecciana è rappresentata dal proprio sistema di datazione: gli anni vengono computati in base al periodo di reggenza del Sultano in carica, figura politica e spirituale venerata quasi come una divinità. In alcuni casi, quando il nome del Sultano non può essere pronunciato per motivi religiosi o storici, si fa riferimento alla data della fondazione della città da parte di Tremec.

L’incontro tra i tremecciani e il mondo esterno segnò l’inizio della loro fama come abili commercianti. I viaggiatori eracliani introdussero nei propri territori beni provenienti da Tremec — frutti esotici, spezie, pelli rare, lama e il Khaab — suscitando grande curiosità e apprezzamento. Il successo di questi scambi diede impulso a una fitta rete commerciale, facendo della città un nodo economico di crescente rilevanza.

L’espansione dei traffici e la scoperta del regno elfico indussero le autorità tremecciane a intraprendere un’opera monumentale: la costruzione di un enorme passaggio sotterraneo che, ancora oggi, collega il continente elfico con la giungla ai margini del deserto. Sebbene le motivazioni e le modalità di realizzazione rimangano in parte oscure, è noto che tale impresa richiese un impiego massiccio di forza lavoro, soprattutto Qwaylar. La popolazione Qwaylar, già coinvolta in antichi contrasti con i tremecciani, fu oggetto dei primi rastrellamenti su larga scala, evento che segnò l’inizio di un rapporto di schiavitù destinato a protrarsi a lungo e a incrinare irreparabilmente i legami tra le due etnie.

Non è possibile stabilire con precisione la cronologia di questi eventi, ma le fonti sembrano concordare nel collocarli negli stessi anni in cui veniva fondato l’Impero di Hammerheim. Secondo il calendario tremecciano, ciò corrisponde circa all’anno 2500 dalla fondazione della città.

Oggi, alle soglie del terzo millennio dalla sua nascita, Tremec è una delle più importanti città commerciali di Ardania. Il suo sviluppo è il frutto di secoli di isolamento, della capacità di adattarsi a un ambiente ostile e di una cultura religiosa e civile forgiata nel deserto. Tradizioni millenarie, raffinate tecniche mercantili e un’identità fortemente radicata rendono la civiltà tremecciana un unicum nel panorama ardano, un ponte tra passato e presente, tra silenzio delle dune e voci dei mercati.