Ben poco si conosce della storia dei Draghi, forse perché sono essi stessi a ritenerla inutile da raccontare alle altre specie senzienti di Ardania. Si può immaginare che esistano fin dalla creazione del mondo, e che i più saggi tra loro siano antichi quanto Ardania stessa. Tuttavia, anche riguardo alla loro saggezza le opinioni divergono: c’è chi la considera tale, e chi la definisce invece scaltrezza, astuzia, o perfino perfidia.
L’esperienza comune suggerisce che i Draghi siano divisi in diversi branchi e sparsi in vari ambienti del mondo, apparentemente senza alcun ordine. Talvolta, razziano e terrorizzano le genti che abitano quelle terre. È noto anche che esistono Draghi solitari, che vivono sulle cime più alte dei vulcani o nel profondo della terra, e si presume che accumulino immense ricchezze sottratte alle altre razze.
Non mancano però testimonianze di Draghi che hanno fraternizzato con umani ed elfi, aiutandoli a combattere nemici comuni o offrendo loro conoscenze per affrontarli. Il Grande Rosso di Tremec, il Nero Okthar, il Drago di Sangue, il Drago di Tenebra Sarissax e Destor sono tra i più noti di questi; mentre tra coloro che hanno stretto legami con le altre razze si ricordano le storie del Drago di Smeraldo, di Niflhel l’Antico dei Ghiacci, del Drago Cristallino, e di molte occasioni in cui i Draghi sono accorsi in soccorso durante i momenti più bui della storia ardana.
Numerose sono anche le storie sulle presunte capacità dei Draghi di mutare forma, fino ad assumere sembianze umane per poter viaggiare indisturbati tra le genti. A Nosper e Seliand, nelle sere attorno al focolare, si racconta ai bambini la leggenda di Grrihmentyl, un Antico Rosso che si aggirava in forma umana per il continente rapendo i piccoli che non volevano andare a dormire. In altre versioni, lo stesso Drago – col nome di Grinza – avrebbe usato questo stratagemma per accedere alle biblioteche, mosso da un’insaziabile sete di conoscenza.
Le vicende dei Draghi, tra mito e realtà, credenze popolari e superstizioni tramandate di generazione in generazione, si fanno ancora più enigmatiche quando entra in scena la figura del Druido. L’Ordine della Quercia custodisce gelosamente i propri segreti, e non è dato sapere quale sapere i Draghi abbiano effettivamente tramandato loro. Tuttavia, è nota la visione druidica secondo cui i Draghi furono le prime creature generate dalla Madre, l’essere divino che ha dato origine alla vita e al mondo conosciuto. In questa visione, essi sono i depositari della saggezza e del libero arbitrio. Si narra addirittura che siano stati loro, su volere della Madre stessa, a istruire per primi gli umani prima di ritirarsi nei propri reami.
Sembra che i primi Druidi – umani ed elfi – abbiano instaurato un rapporto con i Draghi, inizialmente attratti dalla loro potenza e, una volta stabilito il contatto, dalla loro sapienza. Dal confronto con queste creature, i Druidi potrebbero aver intuito che sull’Isola fosse custodito un potere superiore, legato alla Madre, e capace di trasmettere un sapere spiritualmente distante dai dogmi religiosi noti, spesso in lotta per la supremazia.
Dal loro canto, i Draghi potrebbero aver riconosciuto nei Druidi gli interlocutori ideali per avviare un dialogo con le altre razze senzienti ardane, e per conoscere quanto accadeva nelle comunità a loro inaccessibili. Questi primi Druidi, cultori dell’equilibrio e della natura, strinsero un patto di alleanza con i Draghi Dorati, tanto da essere introdotti, col tempo, alla conoscenza del Consiglio degli Antichi Dragoni.
La cromaticità dei Draghi non rappresenta soltanto una caratteristica visiva, ma riflette una profonda connessione con gli elementi primordiali del mondo. Rosso come il fuoco, bianco come il gelo, blu come l’energia, verde come il veleno: ogni colore incarna una forza naturale e un’indole peculiare. Queste creature non sono semplicemente esseri giganteschi dotati di poteri magici e forza sovrumana, ma autentiche manifestazioni delle energie arcane e vitali di Ardania. Alla stirpe principale, composta dai Draghi elementali più comuni, si affiancano due linee più rare e potenti: quella dei Draghi dorati e quella dei Draghi neri.
La tinta delle scaglie riflette spesso l’ambiente in cui la creatura ha scelto di dimorare, in quanto ciascuna stirpe si è evoluta per adattarsi perfettamente al proprio habitat. Sebbene alcuni esemplari condividano territori in rare occasioni — soprattutto sull’Isola — i Draghi cromatici tendono a sviluppare un forte senso di territorialità, acuito dall’età e dalla solitudine. I più anziani diventano custodi feroci dei propri domini, tollerando solo intrusioni marginali.
La maggior parte predilige caverne vaste, alte e spaziose, che fungono da rifugi e depositi per i tesori accumulati nel tempo. La loro esistenza può protrarsi ben oltre i dodici secoli, durante i quali crescono in potenza, saggezza e capacità magiche. In battaglia fanno uso delle proprie armi naturali — artigli possenti e soffi letali — così come delle innate facoltà arcane.
Creati in simbiosi con il calore e il fuoco, i Draghi rossi popolano regioni vulcaniche, montagne laviche o profondità terrestri ricche di sorgenti geotermiche. In età giovanile si adattano anche a deserti ardenti e terre desolate, ma con la maturità cercano luoghi elevati e strategici da cui dominare il territorio circostante. Il senso di possesso che li caratterizza rende ogni invasione del loro dominio un atto di sfida.
Massicci e corazzati, sono i più imponenti tra i cromatici, ma anche i meno agili in volo. La corazza si ispessisce e si indurisce con l’età, rendendoli formidabili nei combattimenti terrestri. Dopo un primo attacco in picchiata, preferiscono affrontare il nemico al suolo, dove possono sfruttare al massimo la forza fisica e il devastante soffio infuocato.
Questi Draghi si annidano nei climi glaciali, tra deserti di ghiaccio, alte montagne e lande perennemente innevate. Amano ambienti freddi e appartati, spesso vicino a sorgenti d’acqua profonda, dove si muovono con maestria. La loro capacità mimetica è straordinaria: sanno celarsi tra neve, ghiaccio e acque gelide per sferrare attacchi improvvisi.
Di taglia più contenuta rispetto ad altri cromatici, presentano scaglie che vanno dal bianco puro al grigio con riflessi bluastri. Le ali, corte e robuste, sono ricoperte da membrane spesse che trattengono il calore e consentono al Drago di proteggersi dal freddo. In combattimento fanno leva sulla sorpresa, sfruttando l’ambiente per disorientare la preda con getti di neve e ghiaccio, prima di colpirla con il soffio gelido.
Affezionati agli ambienti caldi e secchi, i Draghi blu si incontrano in deserti sabbiosi, steppe aride e talvolta lungo le coste rocciose, dove scavano tane nelle scogliere o nella sabbia. Eccellenti volatori, possiedono ali lunghe e sottili che li rendono tra i più agili e rapidi nel cielo.
Le loro scaglie, di forma affusolata, si presentano blu nei giovani e diventano azzurro iridescente negli esemplari maturi. La caccia avviene preferibilmente dall’alto, sfruttando l’agilità e il soffio energetico per disorientare e abbattere le prede in pochi istanti.
Espressione vivente della natura selvaggia, i Draghi verdi popolano foreste lussureggianti, praterie umide, e rive di fiumi o laghi, perfettamente camuffati grazie alle molteplici sfumature verdi delle loro scaglie. Prediligono climi temperati e umidi, e considerano interi ecosistemi come parte integrante del proprio territorio.
Alcuni scelgono una vita solitaria, mentre altri si radunano in piccoli gruppi, spesso vicino a corsi d’acqua nascosti all’interno di giungle fitte e silenziose. Cacciatori silenziosi e letali, si muovono tra la vegetazione senza rumore né ostacoli. Il loro soffio è una nube velenosa che si diffonde rapidamente e avvolge il bersaglio.
A differenza degli altri, i Draghi dorati non hanno origine su Ettanien ma sono nativi di Ardania, dove furono generati per proteggere la Pietra Primigenia. Simbolo di luce e creazione per i Druidi, rappresentano la rinascita della stirpe draconica. Intelligenti, saggi e dotati di una naturale empatia, comprendono ogni idioma conosciuto su Ardania e sono in grado di comunicare con numerose specie.
Custodi dell’Isola, sono tra i Draghi più potenti, instancabili in volo e formidabili combattenti grazie al loro vasto repertorio magico. Secondo molte leggende, sarebbero capaci di assumere qualsiasi forma vivente, e più di una volta si sarebbero schierati a difesa degli uomini contro i Draghi rossi e altre stirpi ostili.
Nati in risposta alla comparsa dei Draghi dorati, i Draghi neri incarnano la dimensione caotica e crepuscolare dell’esistenza. Spesso fraintesi e associati al male, non sono esseri corrotti, ma espressione di un ordine primordiale differente. Rari al di fuori dell’Isola, non mostrano preferenze ambientali marcate, anche se avvistamenti in paludi e acquitrini fanno pensare a una predilezione per luoghi umidi, caldi e stagnanti.
La loro figura, all’apparenza sgraziata, cela una sorprendente agilità e versatilità nei movimenti. Il corpo sinuoso è completato da ali scure, con membrane che tendono a sfrangiarsi con l’età. In battaglia si dimostrano avversari imprevedibili e astuti, perfettamente a loro agio nel caos.
I Draghi Antichi rappresentano il vertice dell’evoluzione draconica, creature che, avendo superato il millennio di vita, si trasformano sia nel corpo che nella mente. Con il passare dei secoli, il loro aspetto originario svanisce sotto una seconda pelle opalescente e traslucida, che nasconde la colorazione primigenia e offre maggiore protezione. Le scaglie si ispessiscono e si incastonano tra loro con tale perfezione da ridurre al minimo i punti vulnerabili. L’apertura alare assume proporzioni smisurate e dalla colonna vertebrale sporgono spine nodose, a testimonianza della loro età. L’acume mentale e le capacità arcane crescono notevolmente, arricchite dall’esperienza accumulata. Una volta raggiunta questa fase, diventa difficile stabilire a quale specie appartenessero originariamente. Alcune credenze sostengono che alcuni Draghi Antichi possano risalire all’epoca della venuta da Ettanien, mai mutati dalla loro forma originaria.
comprendono diverse tipologie legate alla terra, come il Drago Cristallino, quello di Zaffiro, di Perla, di Pietra e di Smeraldo. In alcuni casi le loro storie si intrecciano con miti e tradizioni, in altri esistono prove della loro presenza su Ardania e nei suoi sotterranei. Le descrizioni concordano nel raffigurare creature dalla pelle e dalle scaglie che riflettono i colori, la durezza e i riflessi delle gemme o dei minerali da cui prendono nome.
pur condividendo caratteristiche con gli altri, suscitano un timore più profondo per via della loro natura ambigua, percepita come innaturale o maligna. Il loro corpo sembra incorporeo, circondato da un alone spettrale e costantemente avvolto in un’area di oscurità. Le capacità magiche attingono a fonti mistiche non riconducibili alla realtà ordinaria, e vengono impiegate per confondere, indebolire e poi sopraffare l’avversario. I Draghi d’Ombra raramente si manifestano al di fuori dell’Isola, forse per via del legame che li oppone ai Draghi Dorati, in un equilibrio di poteri e intenzioni contrapposte.
spesso confusi con non-morti, sono in realtà esseri viventi legati a piani diversi dell’esistenza. Il loro comportamento schivo e la repulsione per la luce del sole contribuiscono alla loro rarità e al mistero che li circonda. Si rifugiano in rovine abbandonate, soprattutto se collegate al sottosuolo, ambiente a loro più congeniale. Pur presentando similitudini con i Draghi d’Ombra, se ne distinguono per la mole e il portamento. Il loro corpo massiccio ha un’impostazione serpentiforme eretta, con potenti zampe posteriori e arti anteriori affusolati provvisti di artigli. Le ali sono corte e ossute, prive di membrana, sostenute da falangi lunghe e ricurve. L’origine di questi Draghi è incerta, e molte teorie si basano più su superstizione che su prove concrete. Alcuni ipotizzano una corruzione di Draghi Neri o d’Ombra esiliati, altri vedono la loro comparsa come effetto collaterale dell’influenza di forze extraplanari, come accaduto durante eventi catastrofici quali il Grande Buio. In tali casi, si suppone che i Draghi di Tenebra possano emergere per mutazione oppure venire evocati dalle stesse forze che corrompono la realtà.
rappresenta più una mutazione che una vera e propria specie draconica. Diverse teorie cercano di spiegarne l’origine: secondo alcune, si tratta del risultato dell’abuso della magia da parte di Draghi corrotti in cerca di potere e immortalità; altre lo considerano l’ultimo stadio degenerativo che da un Drago Nero conduce al Drago di Tenebra, fino a una forma privata di essenza vitale; altre ancora suggeriscono una rinascita necromantica ottenuta tramite oscuri rituali, attraverso i quali le spoglie di Draghi defunti vengono riportate a una parodia di vita. In questo contesto, si collocano i cosiddetti filatteri, reliquie in cui sarebbe custodita l’anima del Drago, capace di animare i resti trasformandoli in lich. L’aspetto del Dracolich è quello di uno scheletro gigantesco, coperto da brandelli di carne in decomposizione, scaglie e pelle lacera. In battaglia predilige tattiche elusive, facendo uso di non-morti evocati per ostacolare il nemico, mentre lancia sortilegi da distanza, atti a danneggiare, demoralizzare o indebolire l’avversario.
Per i più curiosi, è possibile consultare il Trattato di Gilah Landelion, uno scritto ampiamente diffuso tra gli studiosi negli anni passati.
Oggi considerato incompleto e superato da eventi più recenti, resta comunque una lettura preziosa per comprendere come venivano percepiti i draghi negli anni passati.
Il manoscritto è conservato, un po’ usurato, come se fosse consultato spesso, in bella vista in uno dei primi scaffali della biblioteca di Hammerheim.
Cosa può essere scritto su questa semplice pergamena che non sia stato detto, narrato, cantato sulle figure leggendarie più potenti e terribili di Ardania?
Le leggende sui draghi sono molto diffuse e a volte purtroppo interferiscono con lo studio critico. Anche la nascita di queste creature è circondata da miti e leggende varie; l’origine di questi grandi rettili infatti ancora ai giorni nostri è oscura, notizie, leggende e tradizioni giungono da ogni parte di Ardania.
E’ risaputo per certo che uno dei primi draghi, o comunque creatura che avesse tale aspetto, che la nostra storia ricordi, sia stato Niflhel, magnifica creatura forgiata nelle fucine di Aengus dal frammento di Algera che aveva ucciso Nyp, lo stesso frammento che aveva dato la vita al nostro protettore Oghmar.
Non sarei quindi stupito se i Draghi fossero figli e testimoni, come Niflhel, della grandezza dei nostri Dei.
La concezione druidica invece prevede che i Draghi siano state le prime creature generate dalla Madre, essere divino e comprensivo di ogni potere e sentimento, generatore di vita e di tutto il mondo a noi conosciuto, e vengono indicati in questa visione come depositari della Saggezza prima e del Libero Arbitrio. Addirittura si narra che siano stati loro ad istruire noi uomini, per volere della Madre stessa, prima di ritirarsi nei loro regni.
Questa è una teoria come ogni altra, che aldilà delle singole credenze personali, difficilmente potrà mai avere riscontri, ma merita comunque menzione.
La cultura elfica, infine, da sempre vista come detentrice del sapere più remoto di Ardania, ci porta notizie confuse a riguardo. Sembra infatti che i Draghi siano addirittura antecedenti alla nascita del popolo elfico, ma negli scritti del saggio Gartax si evidenzia la possibilità che tali creature possano essere giunte da un mondo a noi sconosciuto, proprio in seguito a strane e inconcepibili manipolazioni del mondo a noi conosciuto ad opera degli Antichi, i progenitori degli elfi. Altre citazioni sui Draghi vengono dalla leggenda del Drago di Smeraldo, la cui venuta storicamente potrebbe coincidere con la discesa dei draghi di cui parla Gartax nella sua storiografia.
A tale proposito, mi è doveroso citare una curiosa versione, seppur scarsamente attendibile, rinvenuta in una delle mie ricerche nella sede dell’Accademia. L’autore sembra essere, consultando gli archivi imperiali, un mio predecessore, ed è impossibile, a causa dell’infausta azione del Tempo, risalire ad una datazione precisa per tale scritto.
Sembra essere comunque un frammento di uno studio più ampio sulla cultura elfica, la cui maggior parte è andata perduta, o è rimasta incompleta, questo non posso dirlo. Non è riportata alcuna sua fonte.
Riporto testualmente il passaggio, cercando di integrare in maniera coerente le parti illeggibili o mancanti, e correggendo alcuni evidenti errori di trascrizione.
I draghi nacquero dai primi 2 semi del Tulip, benedetti con gli incantesimi divini di Earlann e Beltaine che volevano i draghi come loro servitori e messaggeri.
Non volevano che gli altri dei avessero un simile poter nelle mani, quindi rubarono i semi e ne presero uno a testa.
Earlann per mezzo del suo incantesimi trasferì nel suo seme la sua saggezza e la sua intelligenza nonché la sua ambizione.
Beltaine nel suo seme trasferì il suo cuore, il suo amore per le foreste e le selve.
Nacquero cosi le prime creature, progenitrici della stirpe dei Draghi dei nostri giorni: i Dragoni, simboli di saggezza e potenza, consacrati a Earlann, dotati di grandi capacità magiche, e Draghi delle foreste, figli di Beltaine, protettori della vita dei figli del Doriath e difensori delle foreste a loro per sempre consacrate.
Gli altri Dei non poterono non notare la nascita di queste splendide creature. Iniziò così una dura lotta tra Beltaine e Suldanas, che volevano tenere il potere dei draghi per loro, e Luugh, che voleva i draghi per il suo esercito del male. Luugh con l’inganno e col veleno prevalse e trasformo cinque dei dragoni più potenti in draghi oscuri. Da questi cinque draghi si generarono i draghi neri e di ombra che sono i servitori del Dio maligno, guardiani dell’inganno e della perversione.
Earlann apparentemente era rimasto fuori da questa competizione, ma non era così. Infatti egli creò il drago più potente di tutti all’insaputa degli altri dei, troppo intenti a combattersi tra loro. Egli evocò e richiuse in uno smeraldo magico un potente spirito della foresta, conosciuto come lo “spirito della Furia”. La gemma magica a contatto con questo spiritò emise un potere inimmaginabile.
Earlann domò questo potere e lo modellò, creando cosi il potentissimo drago di smeraldo, signore della furia vendicatrice della foresta e generale delle legioni bianche di Earlann, le poderose truppe scelte del Dio.
Cosi i Draghi con i millenni si diffusero in tutto il continente e iniziarono a migrare verso nuove zone da conquistare. Ora si possono trovare in grandi quantità nelle isole dei Dragoni e a Sud ovest del continente elfico, ove posseggono molte tane. Pochi sono i draghi che si sono adattati nel continente degli uomini.
Non si sa quanto sia vera questa storia, ma indubbiamente i draghi furono generati da degli esseri troppo grandi per essere comuni mortali…
Ho riportato tale scritto per dovere e amor di cronaca, ma oltre a dubitare io personalmente di alcune cose, anche a causa della mia fede, ho il dovere di informare il lettore che tale leggenda non mi è stata mai potuta confermare da alcun elfo, ne ha avuti riscontri altrove.
Ognuno dunque attribuisca, e vale per ogni parola che le mie vecchie mani vergano, la veridicità che preferisce e ritiene adeguata.
Continuando lo studio, possiamo dire che al giorno d’oggi conosciamo alcuni tipi di drago:
Questi draghi sono famosi per la loro intelligenza e arguzia.
Possono essere di vari colori. I più diffusi sono i draghi blu, rossi verdi e bianchi, mentre più rari e potenti, vi sono i draghi neri, e i quelli color dell’oro.
Il loro colore dipende spesso dalla zona in cui vivono, ed ognuno di questi tipi di creature si è adattato con il tempo all’ambiente, affinando le proprie caratteristiche e peculiarità.
Alcuni di essi, la maggior parte, amano vivere in grandi cave, ampie alte e spaziose, dentro le quali custodiscono e accumulano tesori di valore immenso. Pare che possano vivere oltre i 1200 anni, e più invecchiano più la loro potenza, forza e sapere arcano aumentano.
In combattimento fanno molto ricorso alle loro innate capacità magiche e al loro soffio letale. Non disdegnano l’uso delle potenti zampe anteriori, capaci di sfondare e lacerare anche i metalli più resistenti.
I draghi più potenti, che riescono a superare indenni il millennio di vita, incorrono in trasformazioni fisiche e mentali che li innalzano al di sopra di quasi ogni creatura conosciuta. Il loro corpo si ricopre lentamente, col passare dei secoli, di una sorta di seconda pelle di colore grigiastro, che gli conferisce una maggiore protezione, di scaglie ulteriori e di una specie di peluria in alcune parti del corpo. La loro mente migliora di lucidità e prontezza, le loro capacità arcane crescono a dismisura, senza considerare i vantaggi delle conoscenze e della saggezza accumulate in tutto quel tempo.
Quando tale processo naturale giunge a compimento, diviene impossibile per chiunque distinguere la loro specie di appartenenza.
Tali sono i draghi che vengono comunemente, e con efficace semplicità, denominati “Antichi”.
Vi è un altro tipo di drago che si distingue dal resto della loro popolazione: esso è detto “di cristallo”, o più comunemente “Cristallino”, per la particolare colorazione delle sue scaglie.
Di enorme potenza, forse pari ad un Drago Antico, la sua origine è sconosciuta; alcuni studiosi, notando affinità con i draghi blu, hanno ipotizzato delle origini comuni, oppure hanno ipotizzato che possa essere lo stato più anziano di questi tipi di draghi.
Data la sua spiccata aggressività, certo è che sono pochissime le persone che vi si avvicinano, figurarsi per scopi di studio, quindi rimane tutto avvolto nel mistero.
Questi draghi sono in parte simili agli altri, ma presentano delle spiccate e evidenti peculiarità, che incutono maggior timore, e inducono a pensare ad una loro origine maligna o comunque innaturale.
Sono considerati tra le creature più pericolose, anche tra la stirpe draconica stessa.
Forse il più noto tra gli avventurieri è il drago denominato “d’Ombra”. Tale creatura ha un aspetto davvero spaventoso: il suo corpo presenta un alone simile ad uno spettro, e le sue carni appaiono come incorporee; un’area di cupa e tremenda tenebra accompagna i suoi spostamenti, e i suoi oscuri poteri magici possono terrorizzare e mettere in fuga anche gli uomini più valorosi.
Un altro temibile drago oscuro, anche se forse non è corretto classificarlo come tale, è il “Dracolich”. Tale creatura non è altro che un drago morto, riportato in vita da oscuri rituali di indicibile malvagità e mostruosità, tramandati da esseri corrotti dal maligno.
Le carni di questi draghi sono consunte dal processo di decomposizione, e spesso essi non sono altro che enormi scheletri adornati di brandelli di scaglie e pelle. Spesso potenti stregoni non morti, lich molto antichi, si servono di tali creature come custodi delle proprie cripte e dei luoghi a loro cari.
Infine vi sono creature di forza e indole ben differente dalle creature fin qui citate, o che non hanno molto in comune con i draghi veri e propri, se non una certa somiglianza.
E’ il caso dello “pseudo-drago di palude”, un pacifico essere che abita le paludi delle Terre Selvagge. Di dimensioni ridotte e privo di ali, si aggira tra quelle terre cacciando piccoli animali e nutrandosi di alghe. Ha comunque una discreta forza fisica, e diventa aggressivo se infastidito.
Discorso a parte è per il “Drago-serpente” o “Serpentino”. Alcuni viaggiatori hanno riportato testimonianze di questo essere dal corpo lungo e affusolato, esile ma aggraziato, con una specie di criniera dorata attorno al capo, e dal dorso sprovvisto di ali.
Sembra che sia solito abitare cunicoli e caverne isolate, e che non abbia affatto un atteggiamento ostile con i “visitatori”. Certo è che la potenza magica di cui dispone pare non essere inferiore ai suoi “cugini”, e non si preoccupa di mostrarla tutta qualora venga minacciato.
Le origini di questa creatura e altre peculiarità sono sconosciute, essendo di indole molto schiva, mostrandosi poco ad occhi estranei.
Termina qui il mio studio. Prego sempre il Veggente che mi dia la forza di espandere il mio sapere fino alle ultime ore della mia ormai lunga vita.
Spero e prego ardentemente che il mio lavoro venga raccolto da qualcuno che possa continuarlo e approfondirlo.
*In fondo al libro, nelle ultime pagine un po’ ingiallite, è riportata una firma tremolante, ed una data*
Gilah Landelion, studioso e bibliotecario imperiale sotto Morgan da Silva,
Servo del Veggente,
22 Lithe 252 A.I.