Prefazione dell’autore
Perché dovreste credere ad un libro, riguardo cose che avreste sempre voluto sapere? Non chiedetelo a me. Non saprei davvero cosa rispondervi, se non che io non do mai credito ad un libro, do credito allo scrittore. Questo libro è stato scritto da me, Gartax. Alcuni mi chiamano il Saggio, altri l’immortale, alcuni altri pronunciano bisbigliando il mio nome e mi temono come se fossi diverso da loro. Forse lo sono. Forse è vero e magari vengo da un luogo lontano. Forse quel che si dice di me, che non sono un uomo, è reale. Poiché nessuno potrebbe vivere più di 20 generazioni. O forse vi scrivo questa premessa perché sono un vecchio egocentrico un pochino svampito? Se state leggendo questo scritto però non è certo per comprendere me, ma per sete di sapere. Vi offro queste righe da bere allora, sperando di dissetarvi, perché forse comprenderete.
Gartax di Picco dell’Aquila
Non c’è modo oggi, di comprendere nella sua totalità la composizione dell’Argenjaly. In realtà non c’è modo per i contemporanei neanche di risalire all’epoca in cui la parola Argenjaly era un vocabolo di uso comune. Dopo il periodo dei falò senza luce si è perduto anche l’ultimo scampolo dell’antica saggezza che derivava dai primi signori del mondo da noi abitato, un mondo che abbiamo ribattezzato Ardania. Io sono uno degli ultimi tre saggi, e prima di me ve ne erano molti e dai molti io ho imparato, anche per tradizione orale, ciò che è stato. Offro a voi una parte del mio sapere, perché è giunto il tempo, e per farlo debbo cominciare dall’inizio. Un inizio molto lontano. La parola Argenjaly significava nella lingua del primo popolo “fin dove arriva lo sguardo”. Molti penseranno che è corta per racchiudere quella frase, ma non sto scrivendo una lezione di etimologia. Sappiate comunque che la cultura del popolo che voi chiamate Elfi, e che all’epoca chiamava se stesso Yiu (cioè “l’insieme”), aveva raggiunto picchi inimmaginabili. Aveva anche sviluppato un linguaggio complesso e contratto che permetteva di discutere pronunciando pochissimi vocaboli (che nella loro totalità erano centinaia di migliaia). Faccio questa premessa per dirvi che quel che è scritto in questo libro non è un insieme di intuizioni, ma una realtà tramandata da un popolo che dominava il sapere anche di luoghi lontani. L’ Argenjaly, come loro lo intendevano, comprendeva non soltanto Ardania, ma anche la sua luna e le sue Belenil. Si intende quindi per Argenjaly anche tutto quel che è conosciuto al di fuori di Ardania, ma che l’uomo è riuscito ad individuare. Proverò nelle descrizioni ad essere il più spiccio possibile, per farvi comprendere concetti a volte assurdi, se paragonati alla nostra attuale posizione storica.
Ardania è parte integrante dell’Argenjaly, ne è il pieno centro. Ardania difatti nella vecchia lingua, significa “il luogo da cui lo sguardo parte”. E’ composta di 4 strati (che vengono trattati partendo dall’alto):
La volta superiore: è lo strato più alto di Ardania e racchiude la massima parte dell’Argenjaly. Non conosciamo più molto della volta superiore, ma vi sono delle conoscenze che non sono andate perdute. Gli antichi distinguevano alla vista 3 pianeti:
Nella volta superiore è presente anche un piccolo pianeta satellite di Ardania, chiamato “Nut” (“bocciolo”), che ora gli uomini chiamano luna. La vicinanza di questo pianeta e della corona dei re (di cui tratteremo più avanti), sembra poter agire in qualche maniera sull’irrequietezza dei mari e dei venti. Su questo al momento non mi sento di esprimere alcun giudizio, ma il rapporto sembra essere molto stretto.
L’ultima parte della volta superiore degna di trattazione accademica è quella formata dalle Belenil (“luci nel cielo”). Durante la notte oltre alla maestosa presenza di Ettanien sono visibili alcuni insiemi di Belenill (o nell’attuale gergo umano fuochi lontani). Alcune hanno avuto dei nomi nel corso della storia, ma per i più non sono che punti di riferimento o mezzi di illuminazione notturna. Guardando la volta superiore durante la notte, si viene subito attratti dalle Dodici sorelle. Sono 12 Belenil luminosissime, tanto da rischiarare la notte. Vengono nascoste di giorno dalla luce maggiore di Aguardar, ma nella notte divengono regine. Sono poste discretamente vicine l’una all’altra, separate soltanto da un vuoto centrale. Si dice che all’alba di tutto, ci fossero nel centro altre due sorella, scomparse da millenni. Nella credenza popolare ognuna delle dodici sorelle, corrisponderebbe ad un mese del calendario Imperiale. Si può individuare un’intensificazione della luminosità di queste, cadenzata con quei periodi dell’anno particolare per due delle sorelle. I popolani amano chiamare queste due stelle (in corrispondenza dei mesi in cui rifulgono maggiormente): Regina di Madrigale e Regina di Orifoglia.
Altri fuochi lontani importanti formano “la corona dei Re”. Questa formazione è una fittissima serie di luci nel cielo di luminosità variabile. Sono talmente tante, che è uso degli amanti contarle insieme nelle serate romantiche. Si dice che portino fortuna all’amor nascente. Un evento popolare nelle corti in questo periodo, vuole ricordare la notte in cui il popolo di Djare venne liberato dal suo millenario isolamento. I primi che guardando la volta superiore nella sua totalità piansero, osservando “la corona dei Re”. Si è saputo in seguito che loro ricordando la corona dei re, pensassero che fosse un oggetto reale. Una volta usciti dalle loro grotte ed osservatolo, non potettero credere che nella volta superiore potesse esserci un qualcosa che superasse in bellezza ogni oggetto mai creato. Vi è infine una Belenill chiamata Criddillé (“Signora del giusto cammino”), utilizzata dagli esploratori e dai marinai come riferimento notturno. Gli uomini usano chiamarla Speranza. Non è inusuale trovare viaggiatori che seppelliscono in terra una moneta per avere il favore di Speranza durante un lungo cammino.
Una popolare leggenda ondolindelore vuole che la vanità delle 12 sorelle brilli tanto da nascondere altre stelle. Questo per far si che l’antico popolo ammiri ed ami soltanto loro. Io amo credere che questo sia vero.
Lo strato della vita: chiamato in questa maniera perché accoglie la quasi totalità delle creature viventi su Ardania. Questo strato centrale ha vissuto molte trasformazioni alla sua creazione primordiale. Che fossero un capriccio degli Dei o che ne fosse altro la causa, questo non mi è dato di saperlo. Gli antichi tramandano che all’origine le terre erano molto più divise e che non fossero attaccate al centro del pianeta. Questo gli permetteva di navigare come enormi barche per gli immensi mari che allora non erano solcati da altri che da loro. Dopo continui scontri le une contro le altre e di enormi danni alla loro perfetta superficie, gli Dei decisero di dargli delle radici come avevano già fatto per le piante. A quella epoca le terre assunsero la forma che ora i nostri cartografi riportano. Purtroppo le terre che si scontrano non sono dissimili da due pergamene che impattano l’una contro il bordo dell’altra. Quando questo avviene difatti, una parte della pergamena si alza rispetto alla superficie, e lo stesso è accaduto per quelle terre. Tutto ciò ha portato all’innalzarsi dei monti e alla creazione della Terrumtria (“Il muro di montagne”) al centro dei nostri oceani navigabili. Il muro di montagne non ci permette di circumnavigare il pianeta, per avere la prova certa che anche Ardania sia tonda come gli altri pianeti conosciuti. La linea di pensiero generale è che comunque anche Ardania sia Tonda. E’ infatti su questo che si basa la teoria che vi espongo dei 4 strati (vedere schema sottostante).
La volta inferiore: è lo strato più basso, che definisce tutto ciò che si trova al di sotto dello strato della vita. Ci sono studiosi che intendono comprendere in questa volta anche le grotte, alcuni che le escludono ed altri che includono soltanto le grotte non scavate dall’uomo. Non mi fermerò a discutere su quale sia per me la teoria più valida, ma è importante ribadire il concetto di base. Tutto ciò che si trova sotto il suolo dello strato della vita, fa parte della volta inferiore. A causa di minacce sempre presenti e della difficoltà di accesso, è la parte di Ardania di cui sono state tramandate meno nozioni. I veri maestri del sapere in questo campo (elfi oscuri e nani), non si sono mai soffermati a studiarla, ma al contrario hanno tentato (con ottimi risultati) di conformare l’ambiente a quello dello strato della vita. Neanche loro quindi sono in grado di rivelarci i segreti di questa misteriosa volta.
Lo strato del vento e del destino: è l’ultimo strato discusso dagli antichi. Essi comprendevano in questo concetto tutte le attività non tangibili del pianeta. Associavano spesso tutto quello che non erano in grado di spiegare a questa categoria, facendola divenire un caotico insieme di elementi terribilmente complessi anche per le loro menti superiori. La tradizione ci ha fatto definire ogni influenza del pianeta inspiegabile (se non con la volontà divina) come destino, e distante da questo ci fa collocare un altro elemento naturale: Il vento. Questo era visto dagli antichi come fondante della vita, attraverso il respiro, e come collante tra lo strato della vita e la volta superiore. Ho inserito la trattazione di questo strato al termine dei 4, poiché è certo quello più controverso, specialmente se a discuterne sono i teologi.
Il ciclo di giorno e notte è difficile da individuare su Ardania, per la composizione della volta superiore, mai oscurata del tutto causa la presenza delle 12 sorelle. Il ciclo giornaliero è comunque universalmente diviso nelle 16 ore di luce piena (detto dei contadini di Nosper: “finché siamo sotto lo sguardo di Aguardar, si lavora!”), e nelle 8 ore delle sorelle. Le ore delle sorelle, corrispondono spesso al periodo definito notte. Questo però varia di diverse ore a seconda della parte di Ardania dove ci si trovi a vivere. Qui al Picco dell’Aquila, le sorelle arrivano molto prima che nella soleggiata Seliand.
Vari sono i calendari utilizzati dalle varie stirpi, razze e popoli nel continente e nelle isole. Fattori religiosi, razziali, culturali hanno portato la creazione di diversi modi di misurare il tempo; la crescente espansione dell’Impero ha comportato tuttavia, col passare degli anni, una omogenea distribuzione del sapere umano in ogni angolo di Ardania.
Poco si conosce riguardo alle origini dei nomi dei mesi o dei giorni. Solamente in questa epoca di pace, uomini dotti hanno potuto abbandonare la spada e dedicare il proprio tempo,tra le varie discipline, all’etimologia e allo studio della lingua.
L’Anno Imperiale si rifà ai due passaggi consecutivi del Sole nel giorno dell’Equinozio di Primavera ed è pari a 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. Il Primo Anno Imperiale corrisponde alla data di fondazione dell’Impero, quando cioè Ametraal Da Silva ascese al trono di Hammerheim, sconfiggendo ed esiliando le cinque famiglie aristocratiche al potere. Dopo che l’impero è stato dichiarato sciolto si è scelto di utilizzare questo calendario per continuare la tradizione. E’ composto da 12 mesi dalla durata differente, per motivi storici legati agli antichi culti,ed è diviso in 4 periodi uguali chiamate Stagioni. I nomi sono elencati di seguito:
Postapritore
Primo mese dell’anno, consta di 31 giorni. Il primo di essi è chiamato Apritore e rappresenta il primo giorno del nuovo anno. Apritore è giorno di festa in tutto il continente.
Forense
Composto da 28 giorni, di 29 ogni 4 anni per compensare lo scarto di un giorno accumulatosi considerando tutti i 365 giorni composti da 24 ore esatte. In tempi antichi, esso rappresentava il periodo di tempo in cui il Re si dedicava all’amministrazione piena della giustizia, concedendo grazie, stabilendo ammende, fissando pene in luogo alla giustizia ordinaria. E da esso deriva il nome.
Macinale
31 giorni, segna l’inizio della Primavera e il ritorno nei campi per la popolazione contadina che rappresenta buona parte della forza lavoro odierna. Molto probabilmente il nome deriva dal lavoro di macina dei cereali per la produzione del pane.
Adulain
30 giorni. Non si conosce per certa l’etimologia della parola; molto probabilmente deriva dalla lingua elfica, in onore a qualche dea della fertilità di cui abbiamo perso ogni conoscenza.
Madrigale
Il mese degli innamorati, da 31 giorni costituito. La musica, l’amore accompagnano questo periodo, in cui iniziano gli spettacoli all’aperto e le prime sagre contadine.
Granaio
30 giorni. Periodo di commercio, si lavorano i prodotti della campagna e si rivendono ai mercati cittadini. Una grande parata militare si svolge in ogni città, mercanti da ogni angolo di Ardania giungono per vendere i propri prodotti. Inizio dell’Estate.
Lithe
31 giorni, il mese mediano. A metà mese si svolge la Festa del Lithe, la festa di mezz’estate,una delle feste più importanti nel Calendario Imperiale. In ogni città vengono organizzati tornei e giostre, mentre ad Hammerheim si svolge la Grande Giostra del Lithe, in cui cavalieri, maghi e avventurieri si sfidano in diverse discipline davanti all’imperatore in persona. Anche qui l’etimologia è incerta.
Antedain
31 giorni. Mese dedicato alla Luna, il nome deriva da un’antica dea guerriera venerata assieme al suo scudo con glifo di luna, di nome Antedha.
Solfeggiante
30 giorni, il mese della Vendemmia. Inizia perciò la lavorazione dei distillati di uva e la produzione dei vini nelle campagne del sud. Fine dell’Estate, comincia l’Autunno.
L’origine del nome: si racconta, in una leggenda, di un intrepido bardo che catturò della polvere di stelle per sedurre una ninfa del mare. Gli Dei si alterarono per il furto e il sopruso, e condannarono il mago alla dannazione. Egli però, un mese all’anno, aveva la possibilità di tornare sulla terra e proprio in questo mese egli vaga, accompagnato dal suo inseparabile zufolo, per le foreste e le campagne, suonando rapsodie malinconiche.
Orifoglia
31 giorni, il paesaggio si colora di oro, rosso e bruno, le foglie cadono, i primi freddi. Il nome è presto spiegato. In questo mese ricorre l’anniversario della Battaglia dei Grandi Fiumi, i vecchi radunano i bambini davanti al fuoco e raccontano le gesta dei grandi eroi che liberarono l’Impero dalla minaccia oscura.
Nembonume
Mese di pioggia, di 30 giorni composto. Proprio in questo periodo, secondo le leggende, gli Elfi uscirono dai Laghi della Creazione e vagarono per ogni angolo di Ardania dando un nome ad ogni cosa. Altro nome di provenienza contadina, racchiude in termini ancestrali il grigiore del periodo.
Dodecabrullo
Ultimo mese dell’Anno,segna l’inizio dell’Inverno. Mese dalla doppia faccia: esso ospita la principale festa religiosa, ma il suo ricordo è legato anche alle grandi nevicate che portarono carestie nei tempi addietro. Un detto dice infatti: “Come il Dodecabrullo, crudele per il corpo, glorioso per l’anima”. Il nome, composto, descrive la particolarità di essere il dodicesimo mese e l’avarizia di provvigioni del periodo.
Ad Hammerhem, per indicare una particolare data, si segue questa sequenza: si indica, se si vuole, il nome del giorno (Lunedì, Martedì, ecc…), si enuncia il giorno, nella sequenza mensile, poi il nome del mese e in seguito l’Anno Imperiale. Per esempio quest’oggi, il giorno in cui scrivo queste righe, potrebbe essere cosi indicato: Mercoledì, Quattordicesimo Nembonume del 265esimo Anno Imperiale.
Negli ultimi anni il rapporto con la razza elfica, per lungo tempo rimasto nell’indifferenza e nel reciproco sospetto verso gli abitanti dei Regni umani, è andato via via migliorando, creando forti legami basati sul commercio, la cultura, l’amicizia ed il reciproco scambio di conoscenze.
Sono risaputi quindi, da parte dello studioso, i tempi e i modi in cui gli Elfi scandiscono il tempo, pur tenendo per sé tali usi, utilizzando per comunicare con le altre razze, l’attuale riferimento delle popolazione umane di Ardania, ovvero l’Anno Imperiale e ciò che ne consegue.
In primo luogo, non esistono nomi né modi di contare le ore nella giornata: nei tempi passati ci si riferiva, mediante termini caduti ormai in disuso, all’inclinazione dei raggi solari nei diversi periodi dell’anno, mentre i giorni non avevano alcun nome che li differenziasse. Si tenga presente comunque che gli Elfi non hanno mai avuto, prima dell’avvento dell’uomo, la necessità di suddividere la loro lunga vita in intervalli ristretti (e a loro detta “frenetici”) quali quelli adottati dall’uomo.
Si utilizza ancora, nelle comunità elfiche venute meno a contatto con la cultura umana, la vecchia nomenclatura dei mesi. Essi sono, partendo dal corrispettivo del nostro PostApritore: Narwain, Ninui, Gwaeron, Gwirith, Lothron, Nòrui, Cerveth, Ural, Ivanneth, Narbeleth, Hithui, Girithron, ognuno costituito da 30 giorni, più il mese di Arda, di 5 giorni (di 6 nei bisestili).
Non esiste, invece, una vera e propria conta degli anni: il periodo di riferimento è la fioritura dell’albero sacro denominato Tulip, il cui ciclo di evoluzione ha durata di 78 anni umani. Si hanno notizie comunque di una revisione del calendario avvenuta più di un migliaio di anni fa, dalla quale il conteggio è ripartito da zero, a causa di una malattia dell’Albero Bianco, e che durante la stesura del seguente trattato si è nel periodo della Ventunesima fioritura. Approssimativamente si utilizza quindi una datazione simile alla seguente: oggi è il Ventunesimo giorno di Cerveth, della Ventisettesima parte della Ventunesima fioritura del Tulip.
Per quanto riguarda i Nani, razza per lungo tempo nascosta nelle viscere di Ardania e di cui per lungo tempo si era perso anche il ricordo, da quanto appreso nei pochi scambi venutisi recentemente a creare, si può notare come anch’essi adottino una nomenclatura a dodici mesi, curiosamente suddivisi nello stesso numero di quelli umani, con l’ultimo atto a rendere di omaggio alla famiglia regnante.
Si parla quindi dei mesi di: Cot, Zert, Drenat, Formeghet, Puste, Hug, Wqut, Ytor, Jnust, Morgat, Archon, Gridopossente, mentre per quanto riguarda i giorni,essi vengono calcolati in base a semplici numeri,a partire da una data particolare di cui gli esponenti di tale razza non amano raccontare i dettagli. Utilizzando come esempio la data di stesura della revisione attuale, in questo momento si è nell’anno 4233, giorno 19, di Wqut.
Prima di trattare la storia antica del pianeta (con la cronologia degli anni dimenticati), c’è da spiegare un concetto particolarmente complesso. Per far questo devo obbligatoriamente tornare in dietro nel tempo, quando gli antichi erano in grado di utilizzare una magia che noi non siamo capaci neanche di immaginare. Ogni mago conoscerà il concetto di portale, ed è da questo concetto che bisogna partire per comprendere quella che fu la prima e più grave crisi di Ardania. Come te che stai leggendo anche gli antichi erano mossi da un’idea di conoscenza. La loro partiva però da basi diverse, ed avevano anche mezzi diversi per tentare di perseguirla. Il loro concetto di portale e la loro magia era tale da potergli permettere cose a noi inimmaginabili, cose che provocarono due reazioni che avrebbero segnato per sempre la storia del pianeta. La prima e più grande ambizione degli studiosi della Volta superiore, era quella di raggiungere i pianeti che avevano tanto attentamente studiato e quindi strutturarono una serie di portali, che utilizzando la forza della loro collettività, riuscissero a raggiungere luoghi lontanissimi. Non ci è dato di sapere cosa li rendesse così sicuri delle loro possibilità e come avessero calcolato le incognite di un tale assurdo viaggio, ma ciò che ci è tramandato è che tentarono. Essi raggiunsero tutti i pianeti a cui oggi diamo un nome, ma nessuna delle luci nel cielo. Questo poiché non ebbero modo di utilizzare nuovamente i portali che loro chiamavano Dedenjam (“Porte verso i vicini”). Nel quarto viaggio (verso il terzo pianeta e dopo aver visto gli altri compreso il Nut), si persero tutti i componenti dell’esplorazione ed il Dedenjam si chiuse inspiegabilmente. Il popolo di Yiu decise allora di sospendere i viaggi per comprendere l’origine dell’errore. Nell’anno successivo, che venne tramandato come “L’anno dei draghi”, volarono nel cielo per la prima volta queste creature. Questi enormi rettili si abbatterono a centinaia contro le difese dell’antico popolo, ma molto riuscirono a distruggere creando una profonda cicatrice in una cultura unica e pacifica, che non aveva mai vissuto una guerra in cui il valore dell’avversario era quantomeno pari al suo. Si dice che da quel giorno i Draghi dimorino su Ardania (e si fa risalire l’avvento del Drago di smeraldo a questa data). Non mi dilungherò oltre su questo argomento che fonde la storia con la fantasia. Vanno spese però parole per il periodo che seguì. La guerra e la distruzione fecero scattare la molla della paura e la volontà di rafforzarsi negli Yiu. Ci fu quindi un periodo di decadenza culturale, che creò lo spazio adeguato alla creazioni di terribili armi da guerra e di micidiali magie. Per evitare ogni possibile minaccia, assoggettarono al loro dominio ogni razza conosciuta, sotto il forte giogo del loro potere e la morsa della paura. Il dominio totale fece sentire tanto forti questi nostri predecessori, che nella loro follia decisero di fare una scoperta ancor più grande di quella dei propri vicini. Essi vollero scoprire l’origine degli Dei, non sentendosi poi molto inferiori a loro. Come per scacciare il loro passato infausto essi progettarono di nuovo dei portali, ma non per coprire delle distanze conosciute, ne fecero per raggiungerne di sconosciute. Utilizzando i poteri del Cludmessy (“signore dei divinatori”) essi riuscirono a creare 8 portali che si aprivano nei principiali Luoghi di esistenza oltre all’Argenjaly visibile. Inoltre riuscirono a costruirne 4 che si aprivano verso altre realtà su Argenjaly diversi. Questo fu il più grave errore che commiserò gli antichi e la più grande benedizione per l’uomo. I portali rimasero attivi per 61 anni, che si ricordano come “I 61 fiori di tomba”. A nessuno di quegli anni venne dato un nome. Gli antichi scoprirono cose incredibili sulla struttura del creato, ma pagarono queste scoperte a caro prezzo. Dopo 61 anni di ricerche presso i 8 Dedenjam sui Luoghi, si sentirono pronti a viaggiare attraverso i 4 Dedenjam verso i diversi Argenjaly. Quando questi furono aperti ed attraversati, gli Antichi cominciarono a conquistare le altre razze ed a sottometterle ai propri voleri, cominciando a credere veramente di poter dominare su ogni cosa. Fu quello il momento in cui gli Dei scesero a difendere i loro mondi. Si tramanda che furono quelli i giorni in cui i nani giunsero su Ardania, e si narra che per più di 2700 anni gli elementi di ogni mondo si scontrarono per preservare la propria natura. Nulla di questo può essere certo creduto, ma la tradizione lo tramanda, ed io rappresentandola non posso fare altrimenti. Dopo questi millenni di lotta, due di questi mondi furono cancellati, e l’uomo comparve su Ardania (del terzo mondo non si tramanda notizia alcuna). Gli Dei (non necessariamente quelli che ora conosciamo) chiusero per sempre la possibilità di viaggiare attraverso i Dedenjam e gli Antichi vennero quasi annientati, perdendo gran parte del loro potere. In questa epoca essi abbandonarono quasi totalmente quello che viene oggi definito continente umano, lasciando soltanto una roccaforte nel luogo in cui sorge Hammerheim attualmente. Soltanto gli Yiu si avvidero di ciò che era stato, mentre gli umani ed i nani ne persero totalmente coscienza. Forse un derivato della perdita del loro mondo? Delle loro divinità? Non posso fare supposizioni su delle leggende purtroppo. Quel che è venuto dopo è storia, e voi forse lo ricordate meglio di me. E’ più facile per un vecchio ricordare il passato che vivere il presente o la storia recente. Per me recente è un concetto discretamente esteso. A conclusione di questa parte dello scritto, posso dirvi cosa gli Antichi hanno scoperto negli 8 Dedenjam aperti verso altri Luoghi non visibili del proprio Argenjaly (questi Luoghi secondo gli antichi, erano comuni a tutti e quattro gli Argenjaly), sperando che ciò che scrivo sia vero e che la vita di un popolo valga poche righe:
A me piace pensare che qualcuno, dal suo Argenjaly, possa guardare Ardania. Possa sognare qualcosa di noi, o magari scambiarsi una promessa d’amore sotto la sua immota presenza.
Gartax di Picco dell’Aquila