Il Pantheon Tremecciano è una religione monoteista praticata esclusivamente dai Tremecciani e dagli Assid, sebbene con approcci e interpretazioni differenti. Al centro del culto vi è Akkron, l’Unico, principio assoluto di ordine, giustizia e conoscenza. Alcuni fedeli, in particolare tra i Tremecciani, venerano anche Lostris, figura sacra e ispiratrice di virtù, considerata una guida spirituale e interceditrice. La sua devozione, tuttavia, non è in contrasto con il culto di Akkron, ma ne rappresenta una forma di espressione più intima e personale.

Cosmogonia

Il popolo tremecciano è estremamente legato alla natura ed alla tradizione e ciò ovviamente non ha potuto fare a meno di condizionarne la cultura, gli usi ed i costumi. L’ambito che più mette in risalto tale legame è senza ombra di dubbio quello religioso. Il culto praticato a Tremec è legato alla centralità di un’unica divinità. Si tratta quindi di una religione monoteista. Il dio Akkron, è la classica figura di divinità centrale. Egli è il padre della Stirpe Nera, Sultano del Mondo, inizio e fine di ogni cosa e unico conoscitore di tutte le verità, assieme alla sua Ancella Lostris siede al Grande Banchetto.

Da uno stralcio del Tremano, libro sacro dei tremecciani:

"…E il giovane Shamal chiese: “Tu che hai conferito con il Perfetto Architetto, come fu che costruì questo mondo?”

E Tremec rispose: “Nel principio era la Verità, ed Akkron e la Verità erano una cosa sola e null’altro vi era se non l’Unico e la sua volontà.
Egli, nella sua grande saggezza, decise di popolare il grande vuoto che lo circondava, così mise la Verità e la Volontà nel suo respiro e questo fu Maat. Soffiò poi il Maat tutto intorno a sé e nel nulla fiorirono gli astri. Vide che al contrario del nulla essi erano splendenti e chiamò Nur (luce) questo splendore.
Vide poi un astro che gli era vicino e osservandolo attentamente vide che altro non era che luce pulsante e turbato di aver creato solamente un opposto al nulla che, essendo ogni cosa, non era ancora nulla, decise di plasmare l’astro.
Egli gli diede un nome, Ardahan, e gli diede un sopra e un sotto, un inizio e una fine, poiché era necessario. Poi lo osservò ancora e ciò che vide lo soddisfece, così separò l’acqua dal fuoco e la terra dall’aria e creò spazi e confini tra essi, mise il fuoco sotto la terra e l’aria sopra.

Quindi guardò Ardahan e si commosse, poiché era un luogo di meravigliose forme e desiderò che ci fossero creature in grado di goderne. Soffiò ancora il suo Maat su Ardahan e in ogni luogo nacquero creature di incredibile bellezza e potenza e perfezione, che erano interi e comunque ancora parti dell’Unico, poiché fatti del suo Maat, ed Egli li chiamò Djiin. I Djiin si mossero sulla terra e dentro l’acqua, nel fuoco e nell’aria e presero a governarne i moti e i mutamenti, e l’Unico vide che essi erano necessari. Presto i Djiin si resero conto della loro potenza e i più stolti se ne vantavano dicendo: “siamo noi i tuoi figli? non siamo forse magnifici? non possiamo noi ogni cosa?” Akkron adirato ricordò loro ” Voi siete solo Maat, mia volontà, miei mezzi! Se volessi ora non sareste più e mai e poi mai sareste ancora. Voi siete i miei servi da usare come desidero!” I Djiin si prostrarono e riconobbero che erano creature legate alla Verità per sempre.

L’Unico disse poi: “Desidero creare Verità diverse da Me e da voi che siete Me, che siano indipendenti su Ardahan e generino altre Verità” e così fece.
Prese un sorso d’acqua e soffiandolo popolò gli abissi di creature guizzanti, prese un pugno di terra e vi soffiò, e questo subito fu un seme e mise radici, soffiò nell’aria e i cieli furono tutti un frullio d’ali, prese a soffiare nel fuoco delle viscere della terra e ne scaturirono creature di scaglie, ali e terribile alito di fiamma. Poi osservò il suo creato e vide che era necessario e dunque giusto che vi fosse un essere più complesso, dotato del pensiero, ma privo del potere dei Djiin.
Così prese la terra e la bagnò con l’acqua, poi la plasmò e la mise nel fuoco, quindi l’espose all’aria e vide che era una forma necessaria, con mani per afferrare e piedi per camminare, occhi per vedere e ventre per generare. Allora la copio e copiò molte volte, finchè non ebbe molte forme, certe maschi e certe femmine, poi soffiò il suo Maat ed essi vissero.
Osservarono meravigliati Ardahan e le sue creature e l’Unico disse loro: “Voi siete le mie creature, mai ne ho fatte con tanta cura. Sono custode della vostra anima, sono colui a cui tornerete.” Fu così che i primi uomini e donne camminarono su Ardahan e godettero dei suoi frutti, si cibarono delle carni delle sue bestie, si vestirono delle loro pelli e piume e squame e generarono molti altri come loro, che non fecero che prendere senza ringraziare, come ospiti orribili.
Essi avevano dimenticato il loro creatore, così Akkron decise di punirli e con un gesto la verde valle dove i suoi figli vivevano divenne un cocente deserto di rocce aguzze; prima loro mancò l’acqua e poi furono colpiti da tremende malattie, così molti impudenti, che non credevano di meritare la punizione dell’Unico, partirono verso altre terre, ma altri restarono e quelli siamo noi, che prima di conoscere tutto questo, veneravamo ancora il Dio dei Deserti, potente, terribile e vendicativo, senza nulla intendere di come fu che s’adirò, ma per nostra immensa fortuna, Egli ora ci dona nuova fiducia, nuova speranza di venire accolti al Suo Grande Banchetto, nella vita che viene dopo la vita.”

Akkron

“Ospitalità, poichè Ospitalità è amore per le persone e per la proprietà,
Parsimonia, poichè Parsimonia è amore per la proprietà che verrà e per la proprietà che è stata,
Vigore, perchè è amore per ciò che si è stati e per ciò che si sarà in futuro,
infine Fedeltà, che è amore per l’amore e permea l’attimo di tutte le cose, in essa sono contenute tutte le virtù e l’amore che le rende manifeste! “

Nomi

“L’Unico”, “Custode dell’Eden oltre la Vita”, “Sultano del Grande Banchetto”, “Custode della Stirpe Nera”.

Simboli sacri

Non ha un simbolo preciso, né colori, poiché i suoi stessi fedeli ritengono che rappresentarlo con qualcosa vorrebbe dire già di per sé limitarlo o escludere il resto, essendo Akkron tutto ed ogni cosa. Tuttavia gli viene attribuito un numero, sacro e ritualistico, il quattro, numero dei Sacri Pilastri.

Iconografia

Secondo il Tremano, testo sacro del culto, Akkron apparve al Profeta Tremec come un uomo dalla pelle d’un bianco abbacinante e dagli occhi bronzei. Indossava una scintillante armatura d’avorio e metallo, un turbante d’oro e grandi orecchini di pietra nera. Brandiva un’enorme scimitarra di fuoco con una sola mano: la sua mano destra, priva dell’anulare, contava quattro dita, ciascuna adornata con un anello d’argento e uno d’oro.

Nonostante questa precisa descrizione, rappresentare Akkron in forma figurativa è considerato irrispettoso, blasfemo o foriero di sventura. I sacerdoti del culto scoraggiano simili rappresentazioni, che vengono evitate anche da artisti e artigiani dell’Oasi per timore di maledizioni o disgrazia.

Storia e leggende

La leggenda del Guardiano del Deserto

Secondo il Tremano, Akkron apparve in visione al Profeta Tremec, rivelandogli la sua volontà e ordinandogli di attraversare il deserto. Durante il pellegrinaggio, Tremec fu guidato da coccodrilli sacri, simbolo della potenza silenziosa e del giudizio inesorabile, fino alla fonte che avrebbe dato vita alla città sacra di Tremec. In memoria di quel miracolo, Akkron donò un Guardiano ai suoi sacerdoti più devoti: un essere dalla forma coccodrillesca, manifestazione vivente della volontà divina, incaricato di guidare gli eletti attraverso le sabbie senza errore e senza paura.

Caratteristiche

Akkron è considerato l’unico e vero dio dai Tremecciani, un’entità assoluta che regna sul destino degli uomini e sul rigore della loro esistenza. Il suo dominio non si limita alla sfera religiosa, ma permea ogni aspetto della vita quotidiana: dalla legge alla morale, dal commercio alla guerra. Egli è il giudice supremo, colui che detta l’ordine del mondo e ne custodisce l’equilibrio attraverso una struttura sociale ben definita, fondata sulla disciplina e sulla purezza dell’anima.

Il culto di Akkron non distingue tra bene e male nel senso comune, ma pone al centro l’ideale di perfezione. L’uomo giusto non è colui che è buono, ma colui che si mostra saldo, ordinato, fedele alla sua parola, ospitale verso lo straniero, sobrio nei costumi, forte nelle prove, e devoto fino alla fine. È in base alla vicinanza a questa perfezione che l’anima, dopo la morte, viene giudicata: degna di sedere al Grande Banchetto accanto al dio, oppure destinata a reincarnarsi in una creatura inferiore o, nei casi peggiori, a una forma di non-morte.

La vita del fedele è guidata da quattro princìpi fondamentali, detti Sacri Pilastri: Ospitalità, Parsimonia, Vigore e Fedeltà. Queste virtù incarnano la volontà divina e fungono da mappa spirituale nel deserto dell’esistenza. L’Ospitalità è sacra, perché chiunque attraversi il deserto senza una tenda amica è prossimo alla morte. La Parsimonia insegna a vivere con ciò che è essenziale, rispettando le risorse come doni preziosi. Il Vigore è la forza con cui si affrontano le fatiche del giorno e le tentazioni della notte. Infine, la Fedeltà è il vincolo che lega l’individuo al proprio dio, alla propria famiglia e alla propria parola.

Simboli come la scimitarra di fuoco, i coccodrilli sacri, gli anelli d’oro e d’argento, e il numero quattro ricorrono spesso nella tradizione orale e nei testi sacri, portando con sé significati profondi e inviti alla meditazione. 

Seguaci

I seguaci di Akkron lo riconoscono come l’unico e vero dio. Non fondano la loro morale sulla dicotomia tra bene e male, bensì sulla vicinanza alla perfezione divina, incarnata nei Sacri Pilastri. I devoti recitano quattro preghiere giornaliere, scandite dai momenti del giorno: da soli (faradh) o con i sacerdoti (saradh). A dieci anni ogni individuo riceve il battesimo e l’iniziazione al culto, ritenendo raggiunta la piena padronanza di sé.

Clero di Akkron

Il clero di Akkron è composto da uomini e donne, anche se non sempre manifestano doni divini evidenti. Il loro compito è guidare il popolo delle sabbie, ricordando l’unicità di Akkron e indirizzando i fedeli lungo la Via dei Pilastri.

La massima autorità religiosa è l’Ezzedin, ritenuto discendente diretto del Profeta Tremec. Egli presiede le cerimonie maggiori, benedice il Sultano, nomina i sacerdoti e accoglie i novizi nel Tempio, oltre a guidare il Consiglio Tohan, espressione della casta sacerdotale dell’Oasi.

I sacerdoti sono anche giudici religiosi: emettono i Verdetti (Ismat), sentenze che possono avere anche valore penale.

Uno dei più celebri tra i devoti fu Abu Nasr della Tenda Shamal, il quale dedicò la propria vita a raccogliere, trascrivere e ordinare le testimonianze sulla vita e le predicazioni del Profeta Tremec, dando forma definitiva al Tremano, testo sacro del culto.

Venerazione tra gli umani

I tremecciani e i beduini sono il ceppo di razza umana che più venera Akkron. Il culto nel deserto, che si può ritenere monoteista, scandisce vita, politica, cicli naturali e sistemi sociali all’interno dell’Oasi di Tremec ove i dettami fondamentalisti sono più tradizionali e ricchi di dogmi e doveri.
Le popolazioni nomadi delle sabbie, gli Assid, hanno una visione differente di questo dio che viene percepito come colui che punisce e da temere, una divinità che giudica e castiga.

Lostris

“…Poi all’improvviso udii voci gentili intrecciarsi creando un unico mormorio con il vociare
del vento e di lì a poco le vidi: bellissime e leggiadre ninfe dalla pelle d’ebano vestite di soli veli.
Danzavano leggere, sottili, quasi evanescenti e con loro sembravano danzare tutte le lucciole del bosco, le fronde degli alberi e le stelle del cielo…”

Nomi

L’Ancella di Akkron”, “La Prediletta”, “Signora dell’Oasi”.

Simboli sacri

Non ha un simbolo distintivo. Il suo numero ritualistico è il tre, come gli elementi che domina per volere di Akkron: acqua, aria, terra.

Iconografia

Lostris è rappresentata come la prima creatura femminile voluta da Akkron, immagine perfetta della donna secondo la cultura tremecciana. La sua figura appare spesso come quella di una fanciulla di straordinaria bellezza, con lunghi capelli e vesti bagnate che aderiscono al corpo, mentre regge un’anfora da cui sgorga acqua chiara e limpida. Questo elemento, simbolo di vita e fertilità, definisce il suo legame profondo con la natura, con l’oasi e con la continuità della vita. 

Storia e leggende

Lostris non è una divinità autonoma né un’alternativa ad Akkron, bensì una sua ancella prediletta, parte integrante del suo culto. Secondo la tradizione tremecciana, fu una donna realmente vissuta, talmente perfetta nell’aspetto e nello spirito che lo stesso Akkron la elevò alla sua destra al momento della sua morte, avvenuta attorno ai trent’anni. Prima di concederle l’ascesa, le donò la conoscenza dei princìpi sacri e il potere di dominare gli elementi dell’acqua, della terra e dell’aria.

A lei i Tremecciani attribuiscono la fertilità delle terre, la ricchezza delle sorgenti e la prosperità delle oasi. Lostris viene ricordata come colei che mantiene l’equilibrio naturale del deserto, in una visione della vita dove bene e male non si combattono, ma si bilanciano. È una figura benevola, capace di ispirare protezione e amore, ma anche vendicativa e implacabile se offesa o profanata.

Nel cuore della tradizione orale spicca la leggenda del Soffio del Deserto: si racconta che, in un’epoca remota, una carovana si perse tra le sabbie in una tempesta mortale. Una giovane sacerdotessa, al limite della disperazione, invocò Lostris come “Soffio del Deserto”. E la dea rispose. Il vento si placò e la sabbia danzò leggera, aprendo un varco sicuro verso l’oasi. Da allora, i suoi fedeli credono che il Soffio del Deserto protegga chi cammina sotto il suo sguardo.

Caratteristiche

Lostris incarna la femminilità sacra e la ciclicità della vita. È patrona della fertilità, della maternità, dell’acqua e delle stagioni che rendono rigogliosa l’oasi. Dove Akkron rappresenta la legge, l’ordine e il giudizio, Lostris rappresenta la grazia, la cura e la naturalezza con cui la vita prende forma. Tuttavia, non è una figura mite nel senso comune: la sua benevolenza si accompagna a una volontà inflessibile e a una forza antica, come quella delle tempeste o della piena improvvisa di un fiume.

Per i Tremecciani, Lostris è la Signora dell’Oasi, colei che benedice i raccolti, guida le nascite e concede la grazia della sopravvivenza. È amata, temuta, venerata, e la sua memoria viene tramandata nelle tende e nei templi, nelle culle come nei giardini.

Seguaci

Coloro che si rivolgono a Lostris sono profondamente devoti anche ad Akkron, ma vedono in lei una forza complementare, una guida nella quotidianità e nelle prove della vita. I suoi seguaci sono spesso contadini, ostetriche, guaritori, madri e padri di famiglia, e si riconoscono per il profondo rispetto che nutrono verso la terra, la donna e il ciclo della vita. Credono che ogni evento – gioioso o doloroso – abbia un ruolo nel disegno del mondo, e che accettare anche il lutto e la perdita sia parte della saggezza che Lostris insegna.

Accolgono gli stranieri con ospitalità, curano gli infermi, proteggono bambini e animali, coltivano con amore la terra e rendono grazie alla pioggia e alla rugiada, consapevoli che ogni goccia è un dono.

Clero

Il culto di Lostris è tramandato e custodito unicamente da donne. Secondo la tradizione, fu la stessa Lostris a insegnare alla prima sacerdotessa come rendere prospera l’Oasi di Tremec. Le giovani che dimostrano una particolare affinità con l’acqua e la vita vengono condotte, all’età di dieci anni, nel segreto Giardino di Lostris, un luogo sacro noto solo alle sacerdotesse. Qui crescono fino alla maturità, quando possono essere ordinate Ancelle, e successivamente Vestali, in base al loro cammino spirituale e alla loro devozione.

Le Vestali, le più elevate tra le ministre del culto, sono custodi dei Canti della Vita, riti capaci di armonizzare gli elementi naturali. Al vertice si trova la Gran Sacerdotessa, che rappresenta Lostris nel Consiglio Tohan e ha anche facoltà giudiziarie, potendo emettere un Ismat, un verdetto sacro, in casi eccezionali.

Le sacerdotesse devono quotidianamente compiere un atto che favorisca la vita: curare una creatura, far fiorire una pianta, consolare un fedele. Alcune, in età più avanzata, rimangono al servizio del Tempio come Sacerdotesse Anziane, esperte levatrici e custodi delle nascite, momento sacro per eccellenza nel ciclo della vita.

Una delle figure più amate e ricordate nel culto è Asiya, giovanissima Vestale e poi Gran Sacerdotessa. Sposa nella Tenda Udeen e guaritrice miracolosa, lasciò dietro di sé preziosi tomi di memorie. Alcuni scritti, riguardanti il Giardino di Lostris, sono riservati; altri, più edificanti, sono letti pubblicamente come testi formativi per le giovani donne dell’oasi.

Atti di devozione

  • Proteggere l’oasi, la terra fertile e le fonti d’acqua.
  • Curare con dedizione i bambini, gli animali e le coltivazioni.
  • Prendersi quotidianamente cura di una forma di vita.
  • Onorare la donna tremecciana e riconoscerne la centralità nel ciclo della vita.
  • Celebrare riti legati alla nascita, alla fertilità e al passaggio delle stagioni.

Crimini gravi

  • Contaminare o sprecare l’acqua o profanare una fonte sacra.
  • Rifiutare l’ospitalità o scacciare chi è in cerca di aiuto.
  • Maltrattare bambini, animali o distruggere deliberatamente le coltivazioni.
  • Disprezzare o opprimere la figura femminile tremecciana.
  • Violare il Giardino di Lostris o mancare di rispetto alle sacerdotesse del suo culto.

Venerazione tra gli umani

Il culto di Lostris è diffuso  tra gli umani di stirpe tremecciana. Tra le popolazioni nomadi Assid, Lostris viene considerata come una leggenda o una donna realmente esistita ed amata da Tremec il Profeta, tuttavia non le si attribuisce alcun potere o culto religioso.

I Quattro Pilastri

"Ospitalità poichè Ospitalità è amore per le persone e per la proprietà, Parsimonia poichè Parsimonia è Amore per la proprietà che verrà e per la proprietà che è stata, Vigore perchè è Amore per ciò che si è stati e per ciò che si sarà in futuro, infine Fedeltà che è Amore per l'Amore e permea l'attimo di tutte le cose, in essa sono contenute tutte le virtù e l'Amore che le rende manifeste!"

I Sacri Pilastri sono i dogmi fondamentali che guidano la vita nel deserto, considerata da ogni Tremecciano un percorso obbligatorio per avvicinarsi alla perfezione di Akkron.
Il Tremecciano non basa la propria morale sulla separazione fra bene e male, bensì sulla vicinanza alla perfezione dell’Unico Dio, vincolo imprescindibile per poter essere accettato, al termine della vita terrena, al Grande Banchetto.
I Pilastri, oltre ad essere precetti di carattere spirituale sono però anche consigli materiali, che guidano nella sopravvivenza all’interno dell’inospitale deserto delle Terre Selvagge.

﷼  HAFU ﷼ 

Primo Pilastro di Tremec, racchiude in sè l’amore incondizionato che ogni buon Tremecciano dovrebbe nutrire per l’Oasi: è quella devozione e ammirazione della propria dimora che spinge i cittadini ad accogliere con gioia ogni ospite, prodigandosi affinchè quest’ultimo possa ammirare le meraviglie della Città Dorata con gli stessi occhi con cui ogni figlio della Stirpe Nera la vive nella sua quotidianità.
L’Ospitalità si traduce praticamente nel massimo rispetto verso tutti gli stranieri e i beduini che giungono all’Oasi: spesso si cerca di prevenire i loro bisogni (offrendo da fumare o dell’acqua, oppure della frutta tipica del luogo) salutandoli rispettosamente e apostrofandoli sempre con epiteti quali: “Venerabile Straniero” o “Venerabile Ospite”.
Se gli stranieri si rivelano scontrosi o maleducati, l’Ospitalità e il rispetto devono cercare di non venir meno fin dove possibile, laddove sarà il Vigore a punire i comportamenti sbagliati.
L’Ospitalità in un concetto più allargato implica il comportarsi degnamente all’estero, alla generosità tra fratelli, alla buona disposizione e alla buona volontà nei riguardi di tutti. L’Ospitalità Tremecciana è anche senso di comunione e di comunità, infatti chi viene a Tremec deve poter avvertire l’unità dei suoi figli.
L’Ospitalità è indispensabile affinché giungano e tornino nel deserto gli stranieri, trattenere stranieri vuol dire trattenere commerci, essi generano ricavi e permettono all’Oasi di sopravvivere, di comprare sementi e materie prime.

﷼ DAYAN ﷼

Parsimonia è vivere in modo equilibrato, evitando gli eccessi e conservando l’umiltà figlia della dura ma essenziale vita nel deserto.
Si traduce principalmente nell’evitare qualsiasi tipo di spreco: soprattutto di acqua, ma anche di denaro, di cibo, di energie.
Parsimonia è anche avere cura della propria salute e della propria igiene, ed essere proporzionati nei modi e nei comportamenti.
Parsimonia è anche contrattare ogni cosa che si vende e si commercia, al fine di avere un prezzo migliore, è grande rispetto verso la propria proprietà e verso la proprietà altrui (non esiste che uno schiavo sia malmenato sadicamente).
Vivendo nel deserto lo spreco d’acqua è quello da evitare principalmente: pertanto non è parsimonioso chi gira a cavallo o con animali non adatti, non è parsimonioso chi distilla mosto per fare alcolici, non è parsimonioso chi getta o imputridisce l’acqua, non è parsimonioso chi coltiva frutta e verdura che nel deserto normalmente non cresce.
Anche alle forge sarebbe meglio usare l’orina del lama per le tempre delle armi, l'acqua dei panni per bagnare le piante e l'acqua che si usa per lavarsi, per abbeverare i lama.

﷼ ESHKOL ﷼

Il Vigore è rappresentato prevalentemente dalle cosiddette “vie dei grandi”(descritte anche nel Tremano). Per vie dei Grandi si intende la necessaria ricerca di divenire ammirati e potenti nei campi e nelle arti che scegliamo per noi.
Siano i bardi i più bravi e i più poetici possibile, siano i mercanti i più sfarzosi e opulenti possibile, siano i guerrieri i più temibili e forti possibili, siano i filosofi i più saggi possibile, i ladri più scaltri possibile... Il Vigore è ostentare la propria ricchezza e le proprie proprietà (ad esempio per un Visir) ma è anche dimostrare la propria saggezza (per un Derviscio ad esempio) disinteressandosi magari del denaro.
Il Vigore è il Pilastro che regola l’applicazione della Sunnah; infatti a Tremec chi è considerato Uomo (=soggetto) non viene incarcerato, in quanto la libertà è sacra e non deve essere leso il concetto di Ospitalità allo straniero; in nome del Vigore invece, secondo il Tremecciano, si punisce appunto quasi sempre con la morte chi contravviene alla Sunnah (e quindi ai Pilastri) poiché è necessario per il Tremecciano affermare la propria superiorità totale su chi lo sfida o lo provoca.
Vigore è anche possedere delle proprietà: gli schiavi ad esempio sono proprietà (=oggetti) in quanto sono considerati sub-umani, il Vigore è nel loro numero e nella capacità di educarli a diventare civili più che nelle violenze loro perpetrate. Per una donna di Tremec, Vigore è avere un grande marito, potente e rispettato da tutta la città, figli numerosi e sani, per un uomo è avere tante mogli e soddisfarle tutte.
Senza Vigore e senza grandezza è impossibile sopravvivere nel deserto, anche senza la necessaria spietatezza contro i nemici e contro chi danneggia la proprietà o le risorse a disposizione di tutti. Il Vigore è anche il Pilastro della volontà, della bellezza e della forza fisica.

﷼ MAHAD ﷼

La Fedeltà è forse il Pilastro più astratto che racchiude tutti gli altri.
Se bene o male i primi tre sono spesso molto pratici, per Fedeltà Tremecciana si considera la sottomissione all’Unico e quindi anche al deserto.
Il vero Fedele riconosce e accetta quindi che la vita nel deserto, pur dura e rude, paradossalmente lo rende più facilmente perfetto e quindi vicino all’Unico Dio, poiché lo obbliga alla vita secondo i 4 Pilastri. Tutto ciò si riflette nella massima fedeltà al Sultano, che è colui che viene scelto per guidare l’Oasi.
Il tremecciano crede nell’assolutismo illuminato, ritiene che solo un potere forte e centralizzato, senza divisioni, permetta di mandare avanti la baracca nel deserto. La Fedeltà rappresenta anche il limite umano, non vi può essere piena comprensione all’Unico e dei suoi misteri poiché noi non siamo l’Unico. La fedeltà è l’accettazione che vi possa essere un mondo in cui bene e male sono fusi insieme, che nel deserto si debba uccidere animali per sopravvivere senza grossi scandali, che si schiavizzino dei jumba selvaggi per poter mandare avanti la tenda.
L’elevazione che porta al Grande Banchetto Paradisiaco di Akkron quindi non è tanto la bontà delle proprie azioni, una bontà assoluta non esiste per il tremecciano, esiste invece una bontà relativa al contesto in cui si trova, essendo il deserto il contesto più puro per il tremecciano, ecco che l’azione più perfetta è quella che si muove in armonia con esso e all’interno di esso.
Per questo chi lascia il turbante per altre città è considerato un infedele, chi rifiuta l’Unico spesso non è considerato degno agli occhi degli altri beduini, chi disobbedisce ad un Sultano o lo sfida , anche se a ragione il Sultano è un demente maligno, prova comunque un senso di colpa.

Il Tremano

“L'insieme di testimonianze riguardanti la vita del Profeta Tremec e le sue predicazioni, testo sacro di questo culto per eccellenza.”

A tutti voi, figli miei e del deserto a voi solo dono queste sacre leggi come mio unico dono.
Che ogni figlio del deserto le rispetti, poiché facendo questo rispetterà me, l' Unico.
Che le rispetti con cieca osservanza, perchè solo così sarà degno della mia approvazione e del mio amore. Siete nati dal mio sangue e morirete nel mio sangue come il mare nel fiume e il fiume nel mare. Ovunque sarete e ovunque sarò.

Le sacre leggi

Amatemi come un padre e non amate nessun altro, io solo sono il vostro signore. Amatevi in eterno perchè da me in eterno venite.
I figli di Akkron devono essere uniti come la sabbia del deserto contro la vita e come il Kamshin contro il nemico.
Travolga il Kamshin lo stolto che si dice figlio di un altro e sia riportata a me la sua anima attraverso la via più breve.
Ogni uomo della Sacra Stirpe deve amare e non abbandonare mai la Sacra Oasi e il sacro Lago, se mai lo farà sarà solo in nome mio e dovrà tornare almeno tre volte l'anno all' interno delle sacre mura.
C'è una sola signora ed è la Signora del Deserto e in nome suo e mio combattete per la gloria sua e mia. Per l'onore suo e mio.

La via dei grandi

Grande è colui che trasforma in oro la fatica. Grande è colui che trasforma la fatica in musica o versi. Grande è colui che sa parlare e comandare. Grande è colui che può ascoltare le parole dell' Unico e custodire il sapere divino, come testimone della mia volontà.
Grane è colui che è abile con la scimitarra e con la mente e Grande è colui che conosce gli arcani segreti della natura o dell' energia degli elementi. Sii grande figlio mio.

Il posto dei grandi

Chi ascolta la Voce di Akkron, chi leva la mano di Akkron contro i suoi nemici o i suoi traditori e chi sacrifica se stesso per Akkron e in suo nome siederà al suo fianco nel Regno dell' Unico.
Gloria alla Sacra Stirpe Nera.
Che il Lago diventi Mare

La Preghiera

Canonizzata dall'Infallibile Ezzedin Hasan Kamal nell'anno I del Sultano Dijon Kamal il Giusto.

Sia detta preghiera quell'insieme di atti volti all'Unico e Misericordioso, dalla genuflessione, all'Atto di Fede sino alla recitazione stessa dei Sacri Versi. Secondo gli usi del Profeta, venga ripetuta ogni giorno, quanti sono i Pilastri che sorreggono la Santa Sunnah:

  • Faahir, la preghiera del mattino, da recitarsi dall'aurora al sorger del sole
  • Zuuhir, la preghiera del mezzodì, da recitarsi prima di consumare il pranzo
  • Maharib, la preghiera del tramonto, da recitarsi durante o subito dopo il calar del sole
  • Ishaam, la preghiera della notte, da recitarsi prima del riposo o entro l'arrivo del nuovo giorno

Ogni preghiera è divisa in due parti: La prima parte, Farahd, o Atto di Fede, e può esser recitata da chiunque, nei quattro momenti del Profeta, stabiliti per rendere grazie. La seconda parte, sarahd, viene recitata solo quando vi è un sacerdote a guidare la preghiera, ed è lui stesso a pronunciarla a beneficio dei fedeli.

L'Unico nella Sua grandezza è comprensivo verso i fedeli che, impediti da gravi incombenze, sono costretti a rinunciare alla preghiera purchè, appena liberati dall'impegno, pongano rimedio alla mancanza chiedendo la sua benedizione

﷼ FARAHD ﷼

Il Farahd, o Atto di Fede, è la formula con la quale viene ringraziato Akkron per averci scelto come popolo eletto. Dev'esser recitato da ogni buon tremecciano, 4 volte al giorno, in forma privata o pubblica. La forma pubblica viene chiamata Sarahd.

Prima di recitare il Farahd è buona norma ripulirsi mani e volto con la sabbia e genuflettersi rivolti verso il Sacro Tempio dell'Oasi. Per convenzione, quando non è possibile stabilire l'esatta posizione del tempio rispetto a dove ci si trova, ci si rivolgerà a sud.

Sia lode ad Akkron il Signore di tutto,
il Misericordioso, Colui che non è stato generato, Sultano del Grande Banchetto.
Te noi adoriamo, a Te chiediamo aiuto e in Te cerchiamo la Nostra Guida.

﷼ BATTESIMO ﷼

Requisito fondamentale per l'iscrizione ai Registri dell'Oasi, il battesimo viene solitamente impartito ai bambini all'età di dieci anni. I dieci anni rappresentano infatti il momento in cui l'individuo diventa capace di intendere e volere comprendendo appieno le conseguenze delle sue azioni, così come è padrone dei movimenti delle dieci dita delle mani. Impartito dai Sacerdoti dell'Unico come dalle Vestali di Lostris, il battesimo avviene all'interno dei Templi o sulle sponde di el-Raya.

La cerimonia è stata canonizzata dalla Gran Sacerdotessa Rania Udeen nel I anno del Sultano Dijon il Giusto.